INVESTIRE IN CULTURA PER CREARE RICCHEZZA E LAVORO – Ass.ne Italia Culturae –

Lettera aperta di Italia Culturae – Investire nella cultura per creare ricchezza e lavoro – All’interno della parola “Cultura” ne è contenuta un’altra che rappresenta una delle sue più importanti funzioni, la parola “Cura”. Bisogna davvero prendersi cura dell’Italia, e per farlo è necessario porre al centro dell’azione di governo l’istruzione e la cultura, non solo quale sintesi di antichi valori e significati tradizionali, ma come investimento per il futuro dell’Italia, vero volano economico e creatore di ricchezza e lavoro.

Ecco perché è da qui che bisogna ripartire. E non servono effetti speciali, ministri superstar, irrealizzabili piani Marshall. Basta metterci un po’ la testa, a partire da Palazzo Chigi, e sostenere il buon lavoro dei ministeri di questi ultimi anni, con più risorse e più attenzione. Basta mettere la scuola, l’educazione, la cultura in cima alle priorità di questo esecutivo, per marcare la novità.

1 – Siamo ultimi in Europa – ultimi, lo ripetiamo – per percentuale di popolazione dai 25 ai 64 anni con in mano un titolo di studio terziario, vale a dire almeno una laurea. L’unico Paese in cui i laureati sono meno del 20% della popolazione.

2 – Siamo l’unico Paese tra i grandi d’Europa ad aver visto decrescere, negli ultimi dieci anni, gli occupati in posti ad alta specializzazione. Uno di quelli in cui le professioni con qualifica medio-alta non arrivano nemmeno a coprire il 40% dei posti disponibili.

3 – Siamo terzultimi in Europa, davanti solo a Romania e Slovacchia, per risorse umane impiegate nella scienza e nella tecnologia.

4 – Pur essendo di gran lunga il Paese europeo che vanta più siti Unesco (e primi al mondo ex aequo con la Cina), solo un italiano su cinque visita un sito culturale almeno una volta l’anno. Tra i grandi Paesi europei, nessuno fa peggio di noi.

5 – L’Italia è tra i dieci peggiori Paesi europei per percentuale di cittadini che leggono almeno un libro l’anno. Solo quattro italiani su dieci, nell’arco di un anno, leggono un libro per motivi non scolastici o professionali, e l’Italia è l’unico dei grandi Paesi europei nel quale il fatturato per abitante dell’editoria libraria è inferiore alla media europea.

La fonte di tutti i dati è il Rapporto Istat sulla conoscenza 2018. Potremmo continuare fino a cinquecento, ma ci fermiamo qui. Ecco cosa siamo diventati, noi che dovremmo essere – che ci raccontiamo di essere – culla e faro della cultura europea. (…) per proseguire aprire allegato

http://sindacalmente.org/wp-content/uploads/attachments/Rapportoconoscenza2018.pdf

 

Allegato:
investire_nella_cultura_per_creare_ricchezza_e_lavoro_italia_culturae.doc

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