La Stella (ntis) brilla per chi?

Stellantis-Iveco, Stellantis-Comau: altre cessioni torinesi. Ineludibili? La notizia della quasi certa cessione di Iveco ai cinesi di Faw è rimbalzata mentre si stappava lo champagne per brindare all’atto formale di nascita della nuova Stella (ntis). A chi sorriderà? La notizia sull’Iveco rimarca la direzione di marcia del nuovo colosso dell’auto (Fca-Psa) a guida francese, ribadisce la strategia seguita dagli Agnelli in questo avvio di secolo, ovvero priorità “al primato degli azionisti” da compensare con il valore crescente delle azioni, con ricche cedole conseguenti alla cessione di “gioielli” tecnologici come già avvenuto per la Magneti Marelli, e prossimamente per Iveco e Comau.

Quanto sta avvenendo è ineluttabile? Certamente sì, per la strategia finanziaria avviata da Marchionne-Elkann. Eppure è assodato  che possedere il know-how per costruire batterie, piattaforme e robot, è cosa fondamentale per competere nel settore dell’automotive, sia per la trazione ibrida, sia per quella elettrica.

Alle sfide dei tempi non ci si può certo sottrarre, ma perché seguire o subire la “dottrina Agnelli” che per un verso “fa cassa” per gli azionisti, per l’altro s’impossessa della catena dei media con Gedi per influenzare opinione pubblica e mercati della finanza. Così con tanti media coordinati è anche possibile trasferire nell’mmaginario collettivo un centro, a Mirafiori, per il montaggio delle batterie trasformandolo – a parole – in un Hub tecnologico d’avanguardia per la costruzione di batterie, sottacendo che il cuore tecnologico di gran valore delle stesse (le celle) saà costruito altrove. Oppure raccontare che Torino vanta fin dalla nascita della Fiat, un Dna tecnologico votato all’auto elettrica, avendo qui costruito all’inizio del secolo scorso la prima auto con motore elettrico.

Il sindacato? La gran parte di esso accetta la logica dell’ineluttabile, che si tratta di avvenimenti inesorabili a cui non ci si può sottrarre; come descrive, ad esempio, anche Claudio Chiarle (che ha guidato a Torino la svolta della Fim dando grande fiducia alla strategia e alle assicurazioni di Marchionne-Elkann) nei due articoli di commento-consenso alla strategia fin qui seguita da Fca. Per più informazione fate un clic sui link Stellantis l’unione fa la forza” https://www.lospiffero.com/ls_article.php?id=56757 e su “Iveco con gli occhi a mandorla, noi strabicihttps://www.lospiffero.com/ls_article.php?id=56631. Chiarle conclude con la convinzione che il governo italiano, a differenza di quello francesce, non deve far parte della governace di Stellantis, e così scriveIl Governo italiano e i politici nostrani debbono creare le condizioni affinché Stellantis abbia la possibilità di lavorare al meglio nel territorio italiano costruendo le condizioni ottimali “intorno” agli stabilimenti e non “dentro” con una partecipazione azionaria simbolica quanto inutile. Infrastrutture, servizi, trasporti, mobilità agevolata per i lavoratori, meno burocrazia, incentivi al mercato nazionale dell’auto … il resto è demagogia e propaganda.“.

Iveco sarà presto cinese? Comunque ceduta.

Sono ancora pochi i sindacalisti, i politici e i commentatori che scelgono di approfondire – procedendo “controcorrente” – quei nodi tutt’ora insoluti che fanno prevedere che la Stella (ntis) riverbererà poca luce (ovvero, più consistenti investimenti -occupazione-nuove tecnologie) per l’automotive italiana, piemontese e torinese.

Pessimismo della ragione? Forse, anche per quanto si può ben comprendere –  non solo leggendo tra le righe – dalle interviste rilasciate al Corriere della Sera, in questi giorni, da grandi ex-dirigenti Fiat come Roberto Ruggeri (86 anni, ex-Ceo Fiat Holland)  e Giorgio Garuzzo ( 82 anni, il ceo di Iveco che guidò la trasformazione nella multinazionale Cnh), o in articoli pubblicati nelle settimane scorse su Il Sole 24 Ore, ripresi anche su questo sito. Non è certamente casuale che le loro affermazioni siano ospitati in giornali che non fanno parte della catena Gedi, dove invece si respira gran ottimismo per gli eventi e gli annunci di questi giorni.

Nell’intervista rilasciata da Roberto Ruggeri si ritrovano queste frasi:  “..lo Stato in Stellantis c’è, ma si chiama Macron, i sindacati non hanno alcun potere … Nella componentistica ribollono rabbia e preoccupazione se un giorno lo re­puteranno più conveniente, i cinesi metteranno il loro moto­re al posto di uno Iveco e così via. Guardiamo anche a Stellantis: è evidente che le parti leggere non si fanno più a Tori­no, il fornitore locale è stato ab­battuto» . Sulla futura cessione di Comau, Ruggeri dice che è scontata «…Quando nel 2009 si decide così, significa che le decisioni le prende chi è diven­tato proprietario, mettendoci i quattrini….Quando un giorno si dovrà fare delle scelte sugli stabilimenti, l’azionista francese privilegerà i suoi. Lo fanno tutti  …Dal 2009 ho passato an­ni a scriverne, libri e “Camei” sui giornali. Per molti anni ho lottato mentre gli altri mi mot­teggiavano e appoggiavano Marchionne. Io lo criticavo per­ché trascurava gli stakeholder (ndr. i soggetti, individui od organizzazioni, attivamente coinvolti in un’iniziativa economica)  ma poiché lui era lì per fare gli interessi degli shareholder (ndr. azionisti) ave­va ragione lui», per proseguire aprire l’allegato

In quella rilasciata da Giorgio Garuzzo a proposito della cessione di Iveco ai cinesi si legge «Una brutta sensazione. Iveco è l’ultima roccaforte industriale del territorio. Capisco le ragioni di mercato che portano alla ricerca di partnership, come quella di Fca con Psa, ma la vendita di un campione nazionale a una società estera è un dramma per il sistema paese e il Piemonte. Negli anni ottanta, quando ho preso la guida di Iveco, l’azienda perdeva un miliardo al giorno. Sette anni dopo, con una politica di aggregazioni e di crescita interna, ci siamo trovati a gestire un gruppo leader in Europa, che guadagnava 90 miliardi l’anno. Fare impresa è questione di volontà…. Resteranno alcuni stabilimenti. Ma il know how e la progettazione andranno via. Non illudiamoci. Ed è già successo altre volte. Questa non farà eccezione». Per proseguire aprire l’allegato

Tutto ineludibile quanto sta avvenendo con la Stella (ntis)? Sì, se non si ha nulla da contrapporre alla strategia finanziaria di Exor, nulla da ridere sul fatto che da molti anni non si chiede agli azionisti di praticare il principio cardine dell’economia privata liberale, quello del rischio d’impresa e di ricapitalizzare quando servono consistenti finanziamenti in Italia. Al riguardo segnaliamo l’articolo di Pietro Terna che ricorda tra l’altro anche i 6,3 miliardi di prestito garantito dallo Stato a Fca sulla base di generici impegni, che si può leggere qui https://www.laportadivetro.org/stellantis-tutto-e-silenzio-nellindifferenza-per-linteresse-collettivo/

Sono considerazioni per ora trascurate – o meglio dire presenti, ma appena sussurrate – nella maggioranza di chi guida il sindacato, più attenti a convergere o con l’ottimismo del linguaggio modernista manageriale o in quel lessico che ben poco specifica ” ..siamo pronti alla sfida, a cogliere le opportunità..”, confidando fideisticamente nel positivismo di quanto viene dopo…etichettato sempre come progresso.

Eppure un gran ruolo il sindacato italiano lo può ben ricoprire se ricorda Sergio Marchionne  nell’inedito ruolo di divulgatore di idee ai giovani, come nel 2016 quando di fronte agli universitari della Luiss, disquisendo sull’era della globalizzazione e sui mercati dopo aver affermato che “..non possiedono né morale né etica”, proseguì con  «…Esiste un limite oltre il quale il profitto diventa cupidigia …..Tutti noi dobbiamo capire che non potranno mai esserci mercati e crescita razionali e benessere economico se una vasta parte della nostra società non avrà niente da contrattare con l’altra se non la sua stessa vita..». Aggiunse – per non coprirsi di clamorose contraddizioni per il suo agire – che non era certo nelle sue possibilità, come manager, modificare quelle regole.

Può ben farlo il sindacato. Se desidera, come pare, di entrare quanto prima nel Consiglio di Amministrazione di Stellantis (Fca-Psa) deve porsi prima l’obiettivo di costruire convergenze per conseguire radicali cambiamenti sulle finalità di quel capitalismo economico e finanziario, rappresentato, ad esempio, proprio da John Elkann, che pone il “dare valore all’azionista” come stella polare del proprio agire, dare sempre più valore alle azioni e distribuire ricche cedole, poi possono venire…le idee. E poi modificare le regole e il funzionamento delle Borse, oggi più gioco d’azzardo per fare soldi con i soldi o anche senza soldi, che raccolta di fondi per investimenti reali. Con questi presupposti si potrà allora pensare di partecipare ai Consigli di Amministrazione e come incidere (anche con atti di risparmio contrattuale per favorire l’azionariato dei lavoratori) per piani industriali che garantiscano sviluppo di prodotti, innovazione dei processi e piena occupazione.

Per il segretario della Fim Cisl, Roberto Benaglia, serve più politica industriale e meno annunci. Nell’intervista rilasciata a Lidia Baratta per il quotidiano on line Linkiesta così inizia “ Abbiamo apprezzato molto che al secondo giorno di guida del gruppo l’ad di Stellantis Carlos Tavares non solo fosse in Italia ma abbia anche voluto incontrare i sindacati italiani». La videoconferenza, sollecitata dai sindacati,  è durata un’ora e mezza. «È stato un incontro generale», spiega, «non siamo entrati nei dettagli, ma è una buona base di partenza». Il testo completo con questo link https://www.linkiesta.it/2021/01/roberto-benaglia-fim-cisl-recovery-plan/

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