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CONTRO “QUESTA” GLOBALIZZAZIONE – R.Prodi – serve un nuovo progetto e più Europa politica –

Contro questa globalizzazione del dumping serve un progetto riformatore. Romano Prodi è intervistato, su Avvenire, da E. Fatigante: 14 domande sulla globalizzazione, su Trump, su l’Europa e la Russia, sulla sinistra. Poi quella di F. Martini su La Stampa. Il padre dell’Ulivo si professa un inguaribile riformista e guarda a un quadro internazionale, politico ed economico che lo delude. Dall’incognita Trump alla Brexit, fino a quell’aumento delle disparità sociali che segna l’esigenza di trovare leader capaci di sviluppare politiche nuove.

In questa congiuntura mondiale negativa, in modo particolare per chi vive del proprio lavoro o lo sta cercando da tempo, s’intrecciano le conseguenze della globalizzazione dominata dal dumpig, dalla finanza internazione più indirizzata a “fare soldi con i soldi” con sofisticati algoritmi a creare valore aggiunto investendo nell’economia. A ciò si aggiungono i grandi flussi di migranti e profughi, costretti ad emigrare da governi dispotici, da guerre regionali alimentate da più nazioni per logiche geo-politiche.

Romano Prodi sottolinea la necessità di un nuovo progetto riformatore per il nostro paese, per l’Europa, aggregando una coalizione progressista per indicare obiettivi, programmi e forme di democrazia – oggi latenti – tali da rappresentare un’alternativa credibile a chi punta sulla chiusura delle frontiere, il ritorno al protezionismo (un boomerang), al nazionalismo e al patriottismo che quasi sempre nella storia, per affermarsi, hanno dovuto creare la “figura e la paura” per un “nemico” che minaccia la sicurezza della famiglia e della patria. Oggi “questo” patriottismo non esalta tanto i valori etici che sottendono questo sentimento, bensì serve per ingigantire “il timore dell’immigrato”, da rispedire fuori dai propri confini.

Prodi dice «Anzitutto cercando di capire che cosa accade. Trump si è impadronito di questo malessere, pur appartenendo – lui e i suoi principali collaboratori – alla parte privilegiata della società americana. Il malessere è tale che basta la denuncia, anzi la denuncia più è “nuda” e meglio è. Se la denuncia ha radici ideologiche non funziona. Marine Le Pen si afferma quando “uccidendo” il padre e le radici ideologiche, riesce a parlare alla borghesia frustrata ma anche agli operai di Marsiglia. Lo stesso vale per i Cinque Stelle: né di destra né di sinistra. Mentre la Lega, che ha mantenuto una radice ideologica, ha messo limiti alla sua protesta. E sarebbe difficile capire il successo di Trump tra gli evangelici estremisti così come tra i cattolici praticanti: c’è una grande paura che va interpretata (…) L’Europa Riflette? A me pare che l’Ue non abbia proprio reagito davanti a dichiarazioni di Trump che segnano una rivoluzione nei rapporti con l’Ue. L’Europa è per ora inesistente. Mi meraviglia che nessuno abbia avvertito l’urgenza di un vertice straordinario. Penso invece che occorra reagire in fretta. Anzitutto organizzando un “contropiede” sulle sanzioni alla Russia…Nel senso che occorre togliere immediatamente le sanzioni alla Russia. Di questo sono fortemente convinto. Puoi sacrificarti per politiche solidali ma se la solidarietà non c’è più, non ha senso perseverare. La saggezza di un proverbio calabrese dice: chi pecora si fa, il lupo se lo mangia. Giochiamo d’anticipo, senza lasciare agli Stati Uniti un ruolo privilegiato nei rapporti con la Russia». (v..allegati)

Le interviste e dichiarazioni di Romano Prodi (vedi altro allegato) sono anche correlate alla crisi dell'Europa – vedere l'allegato "Serve più Europa politica" di Mario Draghi – e a quanto accade in nel Medio Oriente, fatti descritti in altri due articoli che alleghiamo:

1 –  “Le Pen dà la carica ai populisti “Europa, è l’anno del risveglio” di Alessandro Alviani, La Stampa 22-1-17. Citiamo alcuni periodi. (..) Geert Wilders non fa in tempo a finire la frase che le sue parole finiscono inghiottite da un boato. «Questo sarà l’anno del popolo, l’anno in cui la voce del popolo troverà finalmente ascolto, l’anno di una rivoluzione democratica e non violenta in Europa, l’anno della liberazione e della primavera patriottica», scandisce in tedesco il politico olandese tra gli applausi dei circa mille partecipanti al congresso che ieri a Coblenza ha riunito per la prima volta sullo stesso palco i leader della destra populista europea. Si scagliano contro «l’islamizzazione» e «l’immigrazione di massa», spiegando che le donne hanno paura «a mostrare i loro capelli biondi» e promettendo: «riconquisteremo i nostri Paesi». «Il patriottismo non è una politica del passato, ma del futuro». (..)  aprire allegato per proseguire

2 – “Il muro tra Turchia e Siria è quasi pronto” di Davide Lerner, La Stampa. Qui una parte del suo articolo. (…) Una volta per tutte Ankara sembra chiudere l’uscio in faccia ai “fratelli siriani”, dopo anni in cui i controlli lungo la frontiera di 900 chilometri si sono progressivamente intensificati. Finora sarebbero stati completati oltre 300 chilometri di vero e proprio muro di cemento armato, a ridosso di zone critiche come quelle di Kilis e Hatay e curde come quelle di Şırnak e Kobane. Altrettanti chilometri sarebbero stati equipaggiati con barriere più leggere, ma comunque barriere, nelle zone in cui il rischio di infiltrazioni di combattenti curdi o islamisti è considerato minore. Non manca molto a quando tutto il confine sarà sigillato: il progetto è in piedi dal 2014 ma solo di recente è stato portato avanti a spron battuto, con l’obiettivo di terminarlo entro pochi mesi.  (…)

Ma al contempo Ankara si adoperava per rendere meno permeabile la frontiera, sostenendo l’allestimento di “campi interni” dalla parte siriana. Il bisogno di tenere sotto controllo il numero già alto di 3 milioni di migranti siriani nel paese, che vanno “armonizzati” e non “integrati” nella società secondo il linguaggio dei documenti governativi, prendeva anche la forma di un muro costruito non solo in funzione anti-curda e anti-Isis. Un’altra barriera per chi nei Balcani si troverebbe di fronte quella macedone al confine con la Grecia, quella ungherese al confine con la Serbia, e quella slovena alla frontiera con la Croazia. Sono alle spalle i tempi in cui per attraversare il confine turco-siriano bastava correre attraverso campi e colline. (..) aprire allegato per proseguire

Allegati

  • Ora un nuovo riformismo contro la globalizzazione incondizionata. Alla sinistra serve un nuovo riformismo. Intervista a R.Prodi di E.Fatigante  L’Avvenire 21-1-17

  • “Le Pen dà la carica ai populisti “Europa, è l’anno del risveglio” di Alessandro Alviani, La Stampa 22-1-17

  • “Il muro tra Turchia e Siria è quasi pronto” di Davide Lerner, La Stampa.22-1-17 

  • Prodi rilancia il centrosinistra, Renzi il Mattarellum _Carlo Bernini La Stampa

  •  I progressisti debbono rispodere al malessere della classe media_ intervista a Prodi _F.Martini su La Stampa 23-1-17

  • Al mondo e all'Italia serve più Europa Politica _Mario Draghi Il Sole 24-1-17

  • Orban torniamo alle nazioni_Perosino_La Stampa 24-1-17

 

 

 

 

Allegato:
cosa_serve_ora_contro_la_globalizzazione_incondizionata_prodi.doc
le_pen_da_la_carica_ai_populisti_alviani_22-1-17.doc
prodi_rilancia_lulivo_renzi_il_mattarellum.doc
il_muro_tra_turchia_e_siria_e_quasi_pronto_lerner.doc
i_progressisti_debbono_rispondere_prodi_la_stampa.doc
serve_piu_europa_politica_draghi.doc
orban_torniamo_alle_nazioni.doc

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