UNA RIFLESSIONE SULLA CISL – G.Italia – tessere, soci, categorie, congressi, commissariamenti –

Gianni Italia * è stato segretario Generale della Fim-Cisl Nazionale, poi  presidente Iscos.  E’  iscritto alla Fnp di Roma – da 14 anni – senza mai  essere stato convocato per votare per i congressi e non aver mai ricevuto la tessera, pur avendo la trattenuta sulla pensione. Non è certo un caso isolato. C’è un problema tessere collegate alla correttezza di un bilancio. C’è il problema tessere collegate ad essere soci veri, partecipanti alle scelte della Cisl. La lettera di Gianni è stata ripresa dal sito www.il9Marzo ricevendo 36 commenti in poche ore. (v.allegato)

Una riflessione sulla Cisl. La CISL è in difficoltà crescenti. La segreteria confederale è divisa e lacerata sulle decisioni prese: ultima delle quali il commissariamento della Funzione Pubblica. La strategia non si vede e la tattica è lasciata al momento. Le decisioni assunte negli anni scorsi sono o disattese, per quanto riguarda la ridefinizione di alcune categorie, o applicate senza verificarne l’efficacia, come nel caso degli accorpamenti territoriali sui quali va fatto un riesame sulla validità della impostazione.

Gli Enti e le Organizzazioni che la CISL nel passato ha deciso di costituire per lo sviluppo di attività collaterali e che erano il vanto della confederazione sono stati chiusi o non sono considerati utili per il suo futuro.

Questo è il segno che la CISL non ha più una visione  propria della sua funzione nella società italiana e in quella internazionale. Il commissariamento della CISL regionale della Campania e quello della Federazione Pubblica nazionale sono il segno, al di là delle motivazioni ancora non chiare, che il Congresso, che si terrà a Luglio di questo anno, è già falsato.  Le Categorie sono lasciate sole e si comportano sul piano contrattuale di conseguenza mentre si accentua il controllo sui loro orientamenti per il futuro del gruppo dirigente confederale.

 La situazione è seria e drammatica anche perché va costruito per il futuro un sindacato in grado di ridare voce ai lavoratori che sono i più esposti alle conseguenze di uno sviluppo senza uguaglianza. C’è bisogno di un lavoro lungo e paziente se si vuole uscire da questa situazione.

E’ chiaro, almeno per me, che questo lavoro mette in discussione la attuale segreteria confederale. La prima questione è rappresentata dal sindacato dei pensionati della CISL. La FNP è la federazione più ricca della CISL, la partecipazione dei pensionati iscritti è bassissima, molti pensionati non sanno di essere iscritti, per moltissimi non ci sono strumenti che consentano una reale partecipazione, nel centro-sud e in altri territori i gruppi che occupano i posti di comando della federazione sono inamovibili ed hanno un potere spropositato sulle CISL territoriali e regionali. Conviene che la federazione venga trasformata in una associazione con una rappresentanza su base regionale e una presenza negli organismi CISL territoriali e regionali con voto consultivo e non vincolante.

A livello nazionale potrebbe essere prevista una partecipazione agli organismi confederali con voto consultivo. Ottenere questo risultato non sarà facile ma bisogna andare in questa direzione.

Le categorie del lavoro attivo dovrebbero essere più autonome dalla confederazione.

Questo significa che dovrebbero essere autonome nel tesseramento che spetterebbe alle categorie e che il costo deve essere deciso dalle categorie. Il rapporto con la confederazione dovrebbe essere basato su accordo con un costo uguale per singolo iscritto, per tutte le categorie. La confederazione, più snella, dovrebbe dedicarsi alla contrattazione di materie definite e gestire tutte le relazione internazionali proprie.

Le attività attualmente facenti capo a enti o associazioni confederali andrebbero riorganizzate  e, con il consenso delle categorie, finanziate per gli scopi propri.

Capisco che per molti queste considerazioni possano sembrare un appello fuori dal presente. Considerate che pago, mio malgrado , la tessera alla FNP e che non ho mai potuto votare, nei quattordici anni da quando sono iscritto, in nessun congresso e non ricevo la tessera della federazione. 

23- 1-2017      Gianni Italia

* Gianni Italia (Cremona, 1944)  s’iscrive alla Fim-Cisl nel 1962 all’Italimpianti di Genova, entra nel sindacato nel 1970 e nel 1978 diventa segretario generale della Fim di Genova, nel 1979 entra in segretaria nazionale della Fim-Cisl e nel 1989 succede a Raffaele Morese come segretario generale. Nel 1997 diventa presidente dell’Iscos.    Dati tratti da  https://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_Italia

 

Allegato:
36_commenti_su_la_tessera_di_gianni_il9marzo.doc

2 commenti
  1. Rodolfo Vialba
    Rodolfo Vialba dice:

    A parte ogni considerazione sulle proposte di Gianni Italia relative alla FNP, che con qualche aggiustamento posso anche condividere, il tema che mi interessa è la riflessione sulle crescenti difficoltà della CISL e che lui definisce come “situazione seria e drammatica”.
    Per i ruoli che Gianni ha ricoperto nella sua lunga carriera conosce molto meglio di me i fatti e gli avvenimenti che hanno determinato l’evoluzione della CISL nel tempo, con la differenza che la mia prima tessera della CISL, FIM CISL di Milano, risale al 1960 e il mio impegno nella CISL, non in categoria, è del 1971.
    Senza la pretesa di essere esaustivo sul tema proposto da Gianni Italia, che richiede ben altro spazio, tempo e riflessione di quanto qui consentito, mi limito a considerare quanto accaduto in CISL dal Congresso del 2005 ad oggi, e non perché il periodo precedente non fosse politicamente importante, caratterizzato come è stato da schieramenti contrapposti e da un forte dibattito interno almeno fino all’accordo Carniti-Marini del 1979, ma perché è in questo periodo che la degenerazione politica, etica e morale ha raggiunto limiti inaccettabili.
    Va ancora spiegato, a 12 anni di distanza, come sia stato possibile che Savino Pezzotta, che aveva ottenuto al Congresso Nazionale del luglio 2005 oltre il 95% dei voti congressuali, sia stato costretto, solo nove mesi dopo, alle dimissioni. Il perché è semplice: il gruppo dirigente nazionale affascinato, o meglio, condizionato da Bonanni con discutibili metodi clientelari, gli aveva voltato le spalle. I danni provocati alla CISL dalla gestione Bonanni non sono solo quelli che hanno determinato la sua rapidissima uscita dalla CISL, ma il lascito è l’inadeguatezza del gruppo dirigente nazionale e della Segreteria Confederale che sono, nella loro composizione, immutati e immutabili legati come sono da alleanze e vincoli di potere.
    E’ mai possibile che ancora non siano chiarite quali sono state le ragioni che hanno portato alla sostituzione di Bonanni? A cosa serve un “Codice Etico” che ripete lo Statuto e nulla innova? Che dire delle Tesi per il congresso nelle quali, a parte una qualche necessaria riflessione su quanto accaduto dal congresso del 2013 ad oggi, non si ritrovano né analisi né proposte e progetti adeguati alle sfide che il mondo del lavoro, e la CISL che ne rappresenta una parte importante, si trova ad affrontare?
    Ciò che manca è la capacità del gruppo dirigente della CISL, che vive anzitutto grazie ai moltissimi “santi minori” che la fanno grande, di imprimere una profonda svolta, un salto di qualità tale da mettere in discussione le sue politiche, le sue strategie, il suo gruppo dirigente. Se tutto questo non avviene, la prospettiva, non solo della CISL ma del movimento sindacale, sarà quella di un declino più o meno veloce e inarrestabile per fermare il quale non bastano le pur importanti riforme organizzative. Rodolfo Vialba

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