ANCHE LA FIAT SI RIVOLGE AL TRIBUNALE – E.Boffano – eventi- 11/7/11

Ettore Boffano non le manda a dire e con la sua penna autonoma e graffiate punta il dito sull’arroganza Fiat che per aver ragione sui soci di TNE (Torino Nuova Economia) si rivole al Tribunale, al Tar del Piemonte. La TNE è la società mista (EE.LL e Fiat) che acquistò dalla stessa Fiat le aree di  Mirafiori ( lato c.so Orbassano) per sviluppare un polo industriale. Il 90% del capitale sociale è stato versato dagli EE.LL (Regione, Provincia e Comune). Fu costituita nel 2005 ma il CdA s’insediò solamente dopo quattro anni, nel 2009. Quel progetto per più ragioni rimase sulla carta, prima delle recenti elezioni Amministrative Torinesi la polemica esplose e venne bloccata in zona Cesarini una delibera per variante che si proponeva la costruzione di un  grande centro commerciale. Ora è stata rivista ma molti dubbi e punti oscuri rimangono. L’articolo di Boffano è sulle pagine di Cronaca Torinese de La repubblica del 10-7-11 ma certamente rimbalzerà a livello nazionale. Di seguito il testo dell’articolo ed una nota su NTE.

TNE, UN ACCORDO NAUFRAGATO PER COLPA DI FIAT

Ettore Boffano     Su Cronaca di Torino La Repubblica del 10-7-11

“Costui che parla? Tiene sei facce, come uno dado…” (“L’Armata Brancaleone”, di MarioMonicelli, 1966)

Me li ricordo bene i giorni dell’accordo sull’area di Mirafiori tra gli enti pub­blici e la Fiat. In realtà, più che prestare attenzione a che cosa si stava “regalando” a Sergio Mar­chionne e ai suoi azionisti di rife­rimento (soldi dei cittadini, in­nanzitutto, e tanti; poi la possibi­lità di continuare a fare il brutto e il cattivo tempo su tutta quell’a­rea, nonostante l’alienazione for­male di un suo spicchio), i nota­bili della politica del centrosini­stra torinese e piemontese sem­bravano invece affannarsi attor­no a una sorta di gara mediatica. Ciò che contava, insomma, era stabilire chi sarebbe riu­scito a far filtrare ai media (e per primo) i termini dell’accordo e, dunque, anche ad annettersi tutti i meriti e tutti gli onori di quella vi­cenda.

Nulla di più falso e di più illuso­rio, però, visto che il vero e unico vincitore di quella trattativa era uno solo: quel Marchionne abitua­to, sin da allora, a vedersi stendere compiacenti e corrivi “tappeti ros­si”. Così, in quelle ore, il nuovo pa­drone della Fiat poteva permetter­si di tacere, lasciando ai piccoli uo­mini della politica di scatenare la loro vana gloria.

Ogni cosa avvenne (e non poteva essere diversamen­te, trattandosi di Fiat) su questo giornale. Al fotofinish, trionfò la Regione, con l’assessore allo Svi­luppo Andrea Bairati, pronto a spiegare tutto ai torinesi, con dovizia di dati, di grafici e di simulazio­ni realizzate al computer: con grande scorno del Comune e an­che con qualche piccolo strascico polemico tra addetti stampa uffi­ciali e ufficiosi dei due enti.

Le celebrazioni e i fescennini pro-Fiat, in quei giorni, furono esa­gerati e gonfi di buonismo e di re­torica. Molto appariva già sospetto e incompleto sin da allora, ma tant’è: nella Torino post-fordista e del post-Novecento, gli “spretati” dell’ex Pci e della sinistra odierna si sono scelti il ruolo di magnificare l’industria e i suoi capitalisti. Rice­vendone spesso, in cambio, qual­che invito a tavola e, in più di un’oc­casione, anche qualche tradimen­to.

Dopo, come sempre, il tempo cominciò a far dimenticare le cele­brazioni, ma anche a innescare i primi interrogativi. L’area non atti­rava interessi, la società mista (Fiat e enti locali) costituita ad hoc per gestirla, si avvitava attorno a se stessa con poco costrutto, il “pro­blema Mirafiori” cominciava a manifestarsi con tutti i suoi miste­ri e i suoi condizionamenti.

Sino a oggi, quando un ricorso al Tar della Fiat ha smascherato tutto. L’«amico italo-canadese», infatti, non è più tanto amico, non accetta che il potere pubblico abbia più le­gittimità di lui, non tollera che – su quel pezzetto della fabbrica che fu – possano sorgere un campus uni­versitario e un centro commercia­le (la scelta forse più discutibile da parte del Comune). Motivo? In­compatibilità con ciò che la Fiat fa e intende fare a Mirafiori.

Così, una delle due parti di quel­l’antico accordo (coinvolta anche nella società di gestione dell’area) si rivolge al giudice amministrativo e gli chiede di sancire una situazio­ne che questa città conosce da oltre cent’anni: perché, quando si tratta della Fiat, non sono e non devono mai essere i cittadini (e chi li rap­presenta) a comandare.

Arroganze d’altri tempi, anzi di sempre: con in più, però, qualcosa che è accaduto solo pochi mesi fa. L’imposizione ai lavoratori di Mi­rafiori, attraverso un referendum­capestro, dell’accettazione di re­gole industriali unilaterali, pena la chiusura dello stabilimento. In quei giorni, gli amministratori pubblici rispolverarono il”tappeto rosso” ricordarono proprio quel­l’accordo su Mirafiori come il segnale che tutto si doveva fare e ac­cettare per conservare a Torino il cervello e la produzione della Fiat.

Adesso, invece, una direttiva che sembra partita più da Detroit che dal Lingotto, fa saltare il banco e la­scia a certi cattivi amministratori solo il ricordo della propria vana-gloria. E a un sindacalista ormai stanco come Giorgio Airaudo (li­berandolo, per qualche attimo, dalla sua ubriacatura no-Tav) il compito di recitare l’ennesimo epitaffio: «Un’occasione persa. Si doveva agire per far traslocare in quell’area l’indotto. Se gli enti loca­li e la Fiat si fossero concentrati da subito nel convincere la compo­nentistica, dalla selleria all’abbi­gliamento auto, a spostarsi dentro le mura della fabbrica, oggi Mirafiori sarebbe meno a rischio…».

 

Nota  – TNE – Torino Nuova Economia S.p.A., è stata costituita il 14 ottobre 2005, conmission la  riqualificazione e la valorizzazione delle aree acquisite da Fiat S.p.A. per la realizzazione del Polo Tecnologico di Mirafiori e del Campo Volo di Collegno.

La Compagine societaria di Torino Nuova Economia SpA è stata costituita con un Capitale sociale di 67 milioni di euro e con le seguenti quote azionarie: Finpiemonte 40%, Finanziaria Città di Torino 40%, Provincia di Torino 10%, Fiat 10%.

Il Consiglio di Amministrazione si è insediato con ben quattro anni circa di ritardo, in data 23-7-2009, con Pierfranco RISOLI Presidente e Mauro ZANGOLA Amministratore Delegato. Poi quattro consiglieri in rappresentanza degli enti societari, ed il collegio sindacale (3).

Per avere più notizie sulla mission e sulla consistenza delle aree interessate vai al sito

 

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