Una boiata pazzesca
“Flat tax è una boiata pazzesca una proposta da contrastare perché riduce le entrate e porta tagli a salute e scuola”. Questo commento di Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna è l’argomento più valido per arginare il sostegno di molti, anche nei settori popolari, verso la richiesta bandiera del centro destra. E’ una proposta che si cala in un contesto sociale dove già circa 13 milioni di italiani non pagano un solo euro per l’Iperf essendo tutelati da soglia esente (no tax area) e dalle detrazioni. (vedi allegato)
Tito Boeri e Oscar Perotti, in Agosto, sono da annoverare tra i più solerti nello scrivere articoli per analizzare, da più punti vista, la richiesta del centro-destra, la flat-tax simbolo dell’identità della Lega. Hanno fornito elementi critici ben diversi da chi si limita a sottolineare, in particolare nel campo progressista, che la tassa unica sui redditi sarebbe anticostituzionale. Cosa non vera.
Nell’articolo “Iniqua, costosa e inapplicabile. Quella di Fratelli d’Italia è una “fake tax”, i due studiosi analizzano le tre diverse idee sulla cosiddetta “tassa piatta” che hanno la Lega, Forza Italia, e Fratelli d’Italia. Quella di Meloni è anche fondatamente incostituzionale, ed è quella che è entrata nel programma del centro-destra.
Coì iniziano Boeri e Perotti < La proposta chiave dello schieramento di destra per queste elezioni è la flat tax. Purtroppo si è finito per parlarne quasi solo per i motivi sbagliati, e nelle versioni sbagliate. Ci sono tre flat tax, quanti sono i maggiori partiti della coalizione. Quelle della Lega e di Forza Italia sono criticabili per tanti motivi – e l’abbiamo fatto su queste colonne – ma hanno una loro coerenza interna. Quella di Fratelli d’Italia invece è forse la proposta di politica economica più balzana – non ci viene in mente un altro aggettivo – degli ultimi decenni. Eppure è la versione più importante, perché è quella entrata nel programma ufficiale della destra.
Sgombriamo il campo dalla critica più diffusa alle flat tax di Salvini e Berlusconi: che siano incostituzionali. Non lo sono affatto, ed è sorprendente che molti continuino ad appigliarsi a questa critica senza fondamento.
La definizione di progressività è che un individuo con reddito più alto paga in tributi una percentuale più alta del proprio reddito. L’articolo 53 della Costituzione dice fra l’altro: “Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Non dice affatto che ogni singolo tributo debba essere progressivo, altrimenti Iva e accisa sulla benzina sarebbero incostituzionali.
Ma soprattutto, le flat tax di Salvini e Berlusconi sono progressive. Nell’Irpef attuale ogni contribuente paga l’imposta solo sul reddito eccedente una certa soglia, la cosiddetta deduzione. Ovviamente quindi un contribuente povero paga l’imposta solo su una piccola frazione del suo reddito, mentre un contribuente molto ricco paga l’imposta quasi sull’intero reddito: dedurre 8.000 euro da un reddito di 10 milioni non fa praticamente differenza sull’Irpef pagata, dedurre 8.000 euro da un reddito di 10.000 euro significa pagare l’Irpef solo su 2.000 euro, una piccola frazione del reddito. Quindi la deduzione di per sé crea progressività. In più, nell’Irpef attuale l’aliquota impositiva cresce all’aumentare del reddito. Questa è una seconda e più potente forma di progressività. —
Le flat tax di Berlusconi e Salvini mantengono la prima fonte di progressività, la deduzione fissa, ed eliminano la seconda, l’aumento dell’aliquota all’aumentare del reddito. Sono quindi formalmente progressive, anche se molto meno dell’Irpef attuale. Inoltre con un’aliquota fissa del 15 o 23 percento il gettito sarebbe enormemente inferiore al gettito attuale e creerebbe una voragine nei conti pubblici come dimostrano tutte le stime indipendenti.
La flat tax incrementale di Fratelli d’Italia è tutta un’altra cosa. Forse proprio per evitare di essere troppo costosa, applica l’aliquota fissa del 15 percento non già a tutto il reddito (al netto della deduzione fissa), ma solo al reddito eccedente quanto guadagnato l’anno precedente. Questa versione della flat tax, al contrario di quella di Salvini e Berlusconi, è dunque certamente incostituzionale, perché viola il principio di equità orizzontale; due individui identici con lo stesso reddito pagheranno un’Irpef diversa se diverso è l’incremento rispetto all’anno scorso. (…) per proseguire aprire l’allegato.
Nell’articolo “Dichiarazioni dei redditi, perché 13 milioni di italiani non pagano l’Irpef” di Marco Mobili e Giovanni Parente, su il Sole del 28 marzo 2019, si trovano interessanti riflessioni e dati statistici https://www.ilsole24ore.com/art/dichiarazioni-redditi-perche-13-milioni-italiani-non-pagano-l-irpef-ABe9oqiB
Principio di progressività Home / Termine di Glossario /
Principio secondo il quale l’aliquota di imposizione, deve crescere in modo più che proporzionale rispetto al reddito. In poche parole il sacrificio richiesto ai più ricchi deve essere più alto di quello richiesto ai poveri. Questo principio è sancito per quanto riguarda il sistema tributario dall’articolo 53 della costituzione. Il principio di progressività contribuisce ad eliminare, all’interno della comunità tutti gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana, andando a colpire maggiormente i contribuenti che danno evidenza di una capacità contributiva più elevata. Tale principio assicura una redistribuzione della ricchezza tra i vari contribuenti. Il principio di progressività non obbliga il legislatore ad istituire solamente imposte progressive, esso può anche prevedere imposte proporzionali e regressive, senza intaccare però il criterio progressivo del sistema tributario nel suo complesso.
Il principio di progressività può essere attuato con diverse modalità:
- Per detrazione, quando si colpisce la base imponibile con un’aliquota costante, dopo aver detratto un ammontare fisso direttamente dalla base imponibile;
- Per classi, quando ad ogni classe imponibile corrisponde un’aliquota costante, che cresce passando da una classe più bassa ad una più alta;
- Per scaglioni, quando per ogni classe di imponibile è prevista un’aliquota che si applica solo allo scaglione di imponibile previsto in quella determinata classe;
- Continua, quando l’aliquota aumenta continuamente con l’aumentare della base imponibile, fino ad un tetto massimo, raggiunto il quale essa rimane invariata.
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