I lavoratori immigrati in Italia
Enrico Di Pasquale e Chiara Tronchin, ricercatori della Fondazione Leone Moressa, in “Fotografia dei lavoratori immigrati in Italia”, pubblicato sulla rivista Eco di febbraio, mettono al centro della loro analisi dati importanti, in genere trascurati o ignorati dai media e Tg che martellano invece sui temi sicurezza-insicurezza. I lavoratori stranieri rappresentano il 10% degli occupati in Italia e generano l’8,8% del valore aggiunto prodotto complessivamente. Sono una componente importante della nostra società, ma spesso è sottovalutata o relegata a mansioni di bassa produttività, come fotografano i dati del Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Moressa.
L’invecchiamento demografico e la carenza di manodopera denunciata dalle imprese li renderanno indispensabili in un futuro non troppo lontano. Solo 1’8,7% dei lavoratori immigrati è impiegato in mansioni di più alto livello o tecniche. La presenza di immigrati è più bassa nei servizi alle imprese e nella pubblica amministrazione, istruzione e sanità.

Così inizia l’articolo << È tornato a crescere il numero complessivo di occupati in Italia, tanto che nel 2023 è risalito sopra i livelli pre-Covid: 23,58 milioni, +2% rispetto al 2019. Quanti di questi lavoratori sono stranieri? 2,37 milioni e rappresentano il 10% del totale. Dopo un periodo altalenante, oggi anche il numero degli occupati stranieri è sostanzialmente ritornato ai livelli pre-Covid (-0,3% rispetto al 2019). Nel 2020, infatti, con la crisi pandemica si era registrato un netto calo, sia in termini assoluti che in termini relativi. Non c’è da stupirsene visto che gli stranieri sono generalmente occupati con contratti meno stabili, e quindi sono più esposti alle crisi. Il “blocco dei licenziamenti” deciso nel 2020 dal governo italiano, per dire, era a tutela dei contratti a tempo indeterminato (…) >>. Prosegue con questi capitoli che potete leggere nell’allegato:
- Chi è straniero per la statistica
- Quanti sono e in quali settori lavorano gli immigrati
- La differenza tra i tassi di occupazione di italiani e stranieri è oggi molto limitata
- Il “lavoro povero” degli immigrati
- La quota di Pil prodotta dai lavoratori stranieri
- L’inverno demografico e gli scenari futuri
Queste analisi e questi dati dovrebbero stare al centro del dibattito politico e sindacale. Per i problemi sociali e culturali che tanti immigrati regolari trovano nella difficoltà e negli ostacoli per integrarsi nel rispetto della nostra Costituzione e con le garanzie del pluralismo culturale e religioso che la stessa garantisce. Per i problemi dell’immigrazione irregolare che vive in clandestinità per norme assurde come quelle della legge Bossi-Fini e norme simili in altri paesi europei. L’immigrazione regolare e in modo particolare quella irregolare sono cavalli di battaglia del nazionalismo esasperato, da Donald Trump ai suoi seguaci e ammiratori. L’immigrazione regolare, e non, determina problemi sociali e oscillazioni di opinioni tra i lavoratori e i cittadini – che senza confronto e dibattito – veleggiano verso il solo tema di “Legge e ordine”, di norme securitarie. Il sindacato deve “darsi una sveglia” per opporsi ai nazionalismi esasperati costruendo unità confederale e nel territorio con poche e chiare richieste, come ad esempio la soppressione del famigerato articolo della legge Bossi-Fini, per un piano di case popolari, per un più rapido riconoscimento della cittaadinanza, per il rilascio di un permesso di soggiorno per l’irregolare che lavora in nero.
Articolo correlato – “Un sistema europeo per i rimpatri. Divieti di ingresso e regole comuni” di Francesca Basso su Corsera. Il nuovo regolamento dovrebbe anche chiarire la definizione e il concetto di «centri di rimpatri» in Paesi Terzi, in cui poter inviare i migranti irregolari a cui è stata respinta la domanda di protezione internazionale, che sono oggetto di decisioni di espulsione
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!