Gli affari di Pinocchio

Esistono più modi nel sindacato per definire e praticare la partecipazione. Quello che pubblica http://www.il9marzo.it in “Gli affari di Pinocchio” è un “suicidio assistito” della natura del sindacato, praticato da oligarchie che guidano il sindacato. Segue il testo completo dell’articolo.

Pinocchio, si sa, non aveva il senso degli affari. Una volta che aveva in mano cinque zecchini d’oro, ne spese uno per offrire la cena al gatto e alla volpe e quattro li andò a seminare nel campo dei miracoli, convinto che poi ne avrebbe raccolti tanti di più, come dagli alberi si colgono le mele mature.

A ben vedere, quello per pagare la cena fu lo zecchino speso meglio; almeno aveva passato una serata in compagnia e si era tolto un po’ di fame.

Qualcosa del genere dev’essere accaduto a Via Po 21, dove magari qualche cena sarà stata pagata nell’ambito degli incontri per promuovere e sviluppare l’operazione Aletheia (della quale avevamo parlato fin da 2016) e alla fine il conto eventuale di quelle serate potrebbe essere la spesa meno insensata di tutta l’operazione.

https://www.firstcisl.it/2017/01/aletheia-per-unofferta-di-prodotti-e-servizi-di-alta-qualita/

Aletheia, per chi non lo sapesse, nacque dall’impulso della Fiba poi First per il business dei servizi finanziari legati ai fondi contrattuali, nella convinzione che il futuro del sindacato fosse in queste operazioni, mentre rappresentanza, contrattazione, proselitismo e altre cose del genere fossero fatica sprecata e facessero parte del passato.

Un passato in cui la ricchezza si costruiva con il lavoro e non con gli investimenti miracolosi.

Un passato nel quale i gruppi assicurativi come Rbm del gruppo Favaretto, e poi un istituto come Intesa San Paolo, per il sindacato erano controparti contrattuali e non soci in affari, con un evidente conflitto di interessi fra rappresentante sindacale e lavoratore rappresentato. Ma sul dovere della rappresentanza deve aver prevalso l’idea di prender parte ad un’operazione che nel 2020 prometteva di creare la più grande compagnia per la raccolta delle polizze per assicurazione sanitaria legate ai fondi contrattuali. In fondo negli anni passati la Cisl ha parlato tanto di partecipazione, che male c’è a partecipare a un’operazione tipo campo dei miracoli?

E fu così che la Cisl e le sue federazioni sono entrate in società con alcuni importanti operatori di questo business.

Il senso degli affari di chi aveva indicato questa via alla Cisl, e quello di chi da Via Po 21 ha avallato e sostenuto l’operazione, non dev’essere migliore di quello di Pinocchio: l’organizzazione infatti si trova ora ad essere invischiata (indirettamente, ma neanche tanto) nel contenzioso che, come abbiamo letto sulla Repubblica del 13 agosto, (vedi allegato) si è aperto fra Intesa San Paolo e gruppo Favaretto (socio Aletheia). Un contenzioso da 533 milioni.

Come ricorda l’articolo di Carlotta Scozzari, dal quale riprendiamo le informazioni, nel maggio 2020 il gruppo Intesa San Paolo, attraverso la società Intesa Sanpaolo Vita, aveva perfezionato l’acquisizione dal gruppo Rbhold (Favaretto), la maggioranza di Rbm Assicurazione Salute, poi Intesa Sanpaolo Rbm Salute. Sono passati due anni e le cose non sono andate come nei sogni: ora Intesa San Paolo chiede un indennizzo da 533 milioni perché, invece dei prodigiosi utili per tutti (e, pro quota, anche delle controllate della Cisl tramite Aletheia), ci sarebbero “passività quantificabili allo stato in oltre 129 milioni di euro” dovute a:

“penali per ritardi relativi a pagamenti dì sinistri relativi alla polizza Asdep – Assistenza sanitaria dipendenti enti pubblici, posizioni creditorie iscritte all’attivo del bilancio al momento del closing e interamente svalutate successivamente al closing a seguito della verificata inesigibilità dei crediti stessi, l’incremento dell’onere di sinistri concernenti la polizza Metasalute conseguente all’eliminazione delle pratiche commerciali scorrette oggetto di un procedimento avviato dall’Agem”. “In quest’ultimo caso – spiega l’articolista – il riferimento è alla sanzione da 5 milioni stabilita nel luglio del 2021 dall’Antitrust, soprattutto a seguito di reclami da parte di aderenti al fondo dei metalmeccanici Metasalute”.

Inoltre, sempre a maggio 2020, l’Antitrust ha aperto un nuovo procedimento nei confronti di Intesa Sanpaolo Rbm Salute.

Nel respingere ogni addebito (e c’è da augurarsi per tanti motivi che abbia ragione) Rb Holding ha presentato l’istanza per un arbitrato alla camera di Milano “deducendo l’invalidità di alcune clausole del contratto di investimento e del patto parasociale del 2020, inadempimenti di intesa Sanpaolo Vita a impegni contrattuali (tra cui la cessazione del rapporto con il precedente ad), la violazione da parte di quest’ultima di regole di buona fede e correttezza, con una richiesta di risarcimento di danni per complessivi 423,5 milioni di euro”.

L’articolo conclude lasciando intendere la possibilità di una transazione che chiuda il contenzioso. Che, in affari, è sempre la via da preferire.

Ci sembra comunque difficile che anche dalla più proficua delle transazioni possano uscire fuori gli zecchini d’oro (come risorse e come rafforzamento organizzativo) che dalle parti della First erano stati promessi nel far imbarcare la Cisl in questa operazione. Ad esempio quando, il 5 luglio del 2016, l’operazione Aletheia fu lanciata in pompa magna annunciando che questi servizi sarebbero stati la risposta alla crisi del sindacato.

Mentre la verità è, semmai, che pensare queste cose è il primo sintomo della malattia più grave che possa colpire le organizzazioni sindacali, ossia curare interessi propri in potenziale o attuale contrasto con quelli di chi paga per essere rappresentato.

Staremo a vedere .

PS – Giulio Romani, che ha già provato a intimidire questo blog con una querela servita solo a pagare la parcella a qualche avvocato, se vuole può provarci ancora. Perché lo stratega di tutta l’operazione è stato lui. E la stessa cosa vale per chi avrebbe potuto e dovuto fermarlo come la signora Anna Maria Furlan in veste di segretaria generale, il vigile urbano Piero Ragazzini in veste di segretario generale della Fnp ed il dottor Sbarra dell’Anas quale segretario generale aggiunto. Cioè la stessa troika dei firmatari della pretestuosa citazione in giudizio contro questo blog che, ne siamo certi, farà la stessa fine ingloriosa della querela pretestuosa di Giulio secondo.

In fondo qualche zecchino per pagare un’altra parcella a qualche avvocato per perdere un’altra causa sarà comunque speso meglio rispetto all’aver portato la Cisl in questi pasticci.

Con questo link si possono leggere anche i commenti http://www.il9marzo.it/?p=9068

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