Partecipazione: un’iniziativa zoppa…

La legge sulla partecipazione è stata promossa dalla Cisl come iniziativa di bandiera e senza adeguata discussione con i lavoratori, trasformandola così in un’iniziativa zoppa che si concluderà come una delle tante decantate “vittorie storiche” a beneficio degli archivi. Auspichiamo pertanto che i brindisi che saluteranno Luigi Sbarra per  tale “vittoria” siano sobri. Tra i lavoratori è sempre più pressante la richiesta di ripristinare il potere d’ acquisto dei salai ( e delle pensioni) che la contrattazione recupera solo parzialmente da 30 anni a questa parte, oltre al garantire l’erogazione dei servizi essenziali a partire dalla sanità, l’assistenza e la scuola.

Cosa pensiamo sulla partecipazione e sull’art.46 della Costituzione lo abbiamo sintetizzato in questo documento, discutendone nell’Associazione Prendere Parola. << Il traguardo “del diritto all’immissione delle forze lavoro nella gestione e nel possesso dei mezzi di produzione” – così recita il III capoverso, punto 3 del preambolo dello Statuto Cisl, fin dal 1950 – rimane nell’orizzonte della lunga marcia del movimento sindacale come un obiettivo irrinunciabile, come pure quanto enunciato al capoverso  IV, punto 1: “associare tutte le categorie di lavoratori in sindacati democratici, indipendenti da qualsiasi influenza esterna, sia politica che ideologica, e miranti esclusivamente alla difesa degli interessi dei lavoratori, ispirati al principio della supremazia del lavoro sul capitale, essendo il lavoro la più alta espressione di dignità dell’essere umano”. Categorie associate ma autonome, ricordando che la Cisl è un sindacato di sindacati.

Lui è molto sicuro delle sue iniziative…iscritti e lavoratori un pò meno!

Nella storia del movimento sindacale sono state fatte alcune esperienze, compresa quella dell’autogestione, che hanno dato risultati alterni sui quali il sindacato, e la Cisl che ha nello Statuto i punti sopra richiamati, non ha ancora fatto un’adeguata riflessione. Neppure per il caso più emblematico tedesco della presenza sindacale nei CdA o CdS avvenuto per condizioni storiche irripetibili: al termine della seconda guerra mondiale le forze alleate imposero alla Germania quella soluzione perché poco si fidavano degli imprenditori delle grandi aziende che avevano sostenuto il nazismo.

Pensiamo che quel traguardo per essere perseguito richieda almeno tre condizioni preliminari imprescindibili: la prima, un forte sindacato unitario, teso alla salvaguardia dell’unità d’azione   con un’anima di sinistra sociale, dall’angolatura del suo progetto politico, della sua rappresentanza sociale e della qualità della sua classe dirigente, nazionale e locale, aderente ai due capoversi sopraccitati, e caratterizzata dalla partecipazione diretta dei lavoratori alle scelte; la seconda, l’esistenza di governi pro labour con strategie alternative al neo-corporativismo, per varare leggi adeguate che investano anche la riforma del sistema finanziario e bancario; la terza, il formarsi di una volontà dei sindacati degli imprenditori favorevoli all’ingresso di una rappresentanza sindacale (e non genericamente dei lavoratori) negli organismi gestionali o di co-decisione su determinate materie che riguardino specificatamente l’organizzazione del lavoro, la sicurezza e l’ambiente.

La legge popolare della Cisl in materia è stata proposta in un contesto che non risponde alle tre condizioni sopra richiamate, che il buon senso sindacale e politico ritiene necessarie, così è diventata  una mera operazione di bandiera per dare un senso alla stravagante e improvvida scelta della Cisl Confederale di avviare la rottura dell’unità sindacale nel negoziato con l’attuale Governo, ottenendo ben pochi risultati.

Nel contesto attuale non è certo il problema della presenza nei CdA che assilla i lavoratori alle prese con il continuo deterioramento del potere d’acquisto (carrello della spesa e costi energetici), la persistente precarietà lavorativa ed il peggioramento di servizi fondamentali come sanità e scuola.

Un contesto aggravato: dalle molte guerre (fonti di orrori e crimini contro l’umanità e di continui rilanci dell’inflazione), da ingenti risorse dirottate per gli armamenti, da politiche protezionistiche che determineranno recessioni e disoccupazione.

In questo contesto, dove anche l’Unione Europea arranca, emerge un nuova faccia, inquietante, del capitalismo mondiale, dei grandi monopoli, che non ricercano come un tempo un buon orecchio con chi governa, con la politica, ma hanno scelto di “comandare e guidare” la democrazia stessa (elezioni, opinione pubblica) con la potenzialità comunicativa delle nuove tecnologie e dell’Intelligenza Artificiale. Un tempo esistevano anche le banche per investimenti distinte da quelle per affari, anche norme anti trust; e aveva senso pensare, immaginare forme di azionariato popolare. ORA?

Non è tempo per le operazioni di bandiera di questo o quel sindacato. E’ tempo di rivedere i troppi errori di strategia delle confederazioni per rilanciare percorsi di unità d’azione praticabili e con il consenso dei lavoratori.>>.

Proseguiremo nella discussione e nell’approfondimento ben consapevoli che una reale partecipazione dei lavoratori alle scelte strategiche aziendali non potrà nascere in un deserto di relazioni sindacali positive e unitarie, sia delle organizzazioni dei lavoratoria, sia degli imprenditori. La legge in corso di approvazione ha già subito più emendamenti ( in commissione) per rendere più facoltative le scelte di partecipazione, che proibabilmente rimarrano lettera morta.

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