Disguidi e segreto di stato
Il caso Cpi-Italia-Libia Osema Almasri ha provocato uno scontro istituzionale tra governo e magistrati dopo «l’avviso di avvenuta iscrizione» nel registro degli indagati notificato dalla Procura di Roma alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano, al ministro della Giustizia Carlo Nordio e al ministro dell’interno Matteo Piantedosi. Sono state raccontate bugie, anche dalla premier Meloni. Sono state date versioni diverse sul motivo che ha consentito a Almasri di essere rimpatriato in Libia. All’inizio si è detto di un disguido giuridico, procedurale, poi si sono addotti motivi di sicurezza e di segreto di stato, se di questo si tratta a rispondere in Parlamento deve essere il capo del governo, Giorgia Meloni che invece non si presenta laasciando il compito ai due ministri Nordio e Piantedosi.

Fulvio Fiano sul Corriere della Sera del 31 Gennaio ha riassunto in undici punti il caso Osema Almasri. Eccoli:
1 – Perché è stata aperta l’inchiesta? La Procura di Roma ha ricevuto una denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti contro la premier, i ministri e il sottosegretario per favoreggiamento e peculato. Il favoreggiamento riguarda il rilascio di Osama Almasri accusato dalla Corte penale internazionale (Cpi) di crimini contro l’umanità. Il peculato riguarda l’uso di un aereo dei servizi segreti (un bene pubblico) per riportalo a Tripoli (un uso improprio).
2 – Che cosa vuol dire «atto dovuto»? In seguito alla denuncia ricevuta dall’avvocato Li Gotti, il procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi era tenuto, di fronte a una vicenda ritenuta non manifestamente infondata, a iscrivere i denunciati sul registro degli indagati, trasmettere l’esposto all’apposito Tribunale dei ministri e darne loro comunicazione.
3 – Quale norma è stata applicata? Lo Voi ha applicato l’articolo 6 della legge sui reati ministeriali del 1989: «Il procuratore della Repubblica, omessa ogni indagine, entro il termine di 15 giorni, trasmette gli atti relativi al collegio, dandone immediata comunicazione ai soggetti interessati perché questi possano presentare memorie o chiedere di essere ascoltati».
4 – Si poteva ritenere la denuncia infondata? A giudizio di Lo Voi, no. Perché gli eventuali reati commessi erano specificamente indicati nell’esposto e il codice di procedura penale prevede, all’articolo 335, che «il pubblico ministero iscrive immediatamente, nell’apposito registro, ogni notizia di reato che gli perviene o che ha acquisito di propria iniziativa, contenente la rappresentazione di un fatto, determinato e non inverosimile, riconducibile in ipotesi a una fattispecie incriminatrice». Per il governo sì perché i fatti indicati dall’avvocato sono soltanto articoli di giornale.
5 – Che vuol dire «omessa ogni indagine»? Nei confronti dei ministri ai quali viene mosso un ipotetico addebito per la loro attività di governo il pm non può svolgere alcun tipo di accertamento; tutto è riservato al collegio per i reati ministeriali composto da tre magistrati, estratti a sorte ogni due anni in ogni distretto di Corte d’appello, «tra quelli che abbiano da almeno cinque anni la qualifica di magistrato di tribunale o qualifica superiore». Questo significa, sempre secondo l’interpretazione di Lo Voi, che anche per valutare l’eventuale infondatezza della notizia di reato (ritenuta non manifesta, quindi non evidente), o la sua non punibilità in quanto «atto politico» del governo, bisognava svolgere verifiche che sono però precluse alla Procura.
6 – È stato corretto mettere Almasri su un aereo di Stato? Secondo il governo, sì. Perché, una volta libero, Almasri – considerato soggetto pericoloso sulla base delle accuse della Corte penale internazionale – doveva essere espulso dall’Italia e riportato nel proprio Paese nelle condizioni di maggior sicurezza possibile. Assicurate, sempre secondo le valutazioni del governo, solo da un volo di Stato gestito dall’aise, l’agenzia di informazioni e sicurezza esterna. L’ipotesi di peculato avanzata dall’avvocato Li Gotti spiega il coinvolgimento nella sua denuncia del sottosegretario alla Mantovano in quanto titolare dell’autorità delegata della sicurezza (in sostanza della direzione politica dei servizi segreti).
7 – Che cosa prevede ora la procedura penale? Il tribunale dei ministri ha 90 giorni per svolgere gli accertamenti e poi decidere se la denuncia sia fondata – e chiedere l’eventuale autorizzazione a procedere al Parlamento – o se il caso debba essere archiviato.
8 – Perché Almasri è stato liberato? Perché, secondo la Corte d’appello di Roma – che ha la competenza su vicende di questo tipo – l’arresto da parte della Digos e della polizia era avvenuto con «modalità irrituali», motivato cioè ai fini dell’estradizione, mentre in questo caso andavano applicate altre due leggi di ratifica e attuazione della cooperazione con la Corte dell’Aia.
9 – Perché l’Anm accusa Nordio di non essere intervenuto? Il tramite tra la Corte penale dell’Aia e il governo italiano è il ministro della Giustizia «al quale compete di ricevere le richieste provenienti dalla Corte e dargli seguito», come stabilito dalla legge del 2012. La stessa prevede che «il ministro della Giustizia dà corso alle richieste formulate dalla Corte penale trasmettendole al procuratore generale presso la Corte d’appello di Roma perché vi dia esecuzione». Nel caso di Almasri, che era stato arrestato senza che il ministro avesse dato la propria autorizzazione, la Procura generale di Roma ha sollecitato il Guardasigilli affinché si pronunciasse, perché anche a cose fatte Nordio poteva «sanarlo». Ma la Corte non ha ottenuto risposta: «Il ministro della Giustizia, interessato da questo ufficio in data 20 gennaio immediatamente dopo aver ricevuto gli atti dalla Questura di Torino, non ha fatto pervenire nessuna richiesta», ha precisato il pg al momento del rilascio.
10 – Perché il governo sospetta una trappola a proprio danno? Perché la richiesta di arresto del procuratore della Cpi per Almasri, ferma per essere esaminata già dal 2 ottobre, è diventata un mandato di cattura la notte del 18 gennaio, quando il generale era da poche ore in Italia, ma la sua presenza in Europa era nota da giorni.
11 – Quale è stato il ruolo della Germania? A luglio la Corte dell’Aia aveva inviato alla sola Germania una «nota di diffusione blu», ossia una richiesta di monitorare spostamenti e incontri di Almasri, che già altre volte era stato in Europa. Dal 13 gennaio il libico era in area Schengen, dopo essere atterrato il 6 a Londra, con scalo a Fiumicino senza superare la frontiera, e aver attraversato la Manica. Il 15 era stato fermato (e rilasciato) dalla polizia tedesca per un controllo stradale. La richiesta di arresto è stata convalidata «in urgenza» la mattina del 18 dalla Cpi, che ha eteso la nota blu a Austria, Belgio, Francia, Svizzera e Regno Unito. Poco prima delle 23 la nota è diventata «rossa», con obbligo di arresto, e trasmessa all’Italia dove si sapeva fosse dove diretto, perché Almasri aveva noleggiato, in Germania un’auto da riconsegnare a Fiumicino. Prima della segnalazione, il generale era stato fermato nel torinese con tre accompagnatori, ma lasciato andare in mancanza di obblighi specifici.
Dalla Germania – Il governo sospetta che l’Aia abbia chiesto l’arresto quando il libico stava arrivando in Italia
https://www.internazionale.it/notizie/annalisa-camilli/2025/01/29/caso-almasri-meloni-cpi
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