TUNISIA:VINCE IL PARTITO ISLAMICO -T.Ferigo- globalmondo 26/10/11

I risultati definitivi tardano ad arrivare, ma è ormai acquisito che il partito di   ispirazione islamista Ennhada ,avrà la maggioranza nell’assemblea eletta da cui dovrà uscire un nuovo governo provvisorio e un testo costituzionale da sottoporre a referendum. La transizione è pertanto ancora lunga, ma il primo passo è stato fatto: i tunisini hanno votato sotto gli occhi di osservatori locali e internazionali attenti e anche ammirati per l’ordine e la serietà. Non vi sono contestazioni di rilievo ( chissà perche gli inviati speciali enfatizzano episodi con articoli e titoli inquietanti alla ricerca della notizia). Gli sconfitti, non poco amareggiati, riconoscono senza problemi il risultato e i vincitori sembrano più preoccupati a rassicurare che  festeggiare. Qualche Allah Akbar in un meeting non può e non deve essere l’immagine che dalla Tunisia rimbalza in Italia.

Che si applaudi o si deplori vi sono comunque due segnali positivi  che fanno onore a tutti i tunisini: la partecipazione in massa che ha ridotto la preoccupazione fornita dalla modesta percentuale di iscritti alle liste, e , come detto, il fair play con cui sono stati accettati i risultati.

Come scrive La Stampa di Tunisi, schierata apertamente con il  fronte detto laico nella campagna elettorale, “ il popolo tunisino è degno di una vita politica basata sul pluralismo, le libertà e l’indipendenza della giustizia “.

Attenzione ! Richiama un vecchio militante dei diritti umani appena eletto probabilmente grazie alla sua storia. Nella dichiarazione del 7 Ottobre, seguita al colpo di Stato “medicale” in cui venne destituito un vecchio e rimbambito Burghiba con Ben Alì, si prometteva ai tunisini pluralismo politico, trasparenza. Sappiamo  cosa ne è seguito dopo poco tempo sotto gli occhi distratti o corresponsabili dei potenti europei. Una dittatura nepotista e mafiosa. Una opposizione democratica ridotta al silenzio. Una repressione brutale di ogni forma di dissenso politico. Dopo la guerra civile in Algeria e l’11 Settembre oogni forma di islamismo politico venne duramente repressa. Il  leader di Ehnada , con una militanza in gioventù nelle organizzazioni nazionaliste nasseriane, si esiliò a Londra una ventina d’anni fa. Erano i tempi in cui Chirac diceva ad Algeri che la libertà non si mangia e Ben Ali  era un bastione contro il terrorismo e la sua Tunisia un esempio di riuscita economica. La società pareva imbalsamata.Una così dolce dittatura titolava un libro di un giornalista tunisino costretto all’esilio.

L’amara esperienza dei lunghi anni di Ben Ali e anche gli avvenimenti che seguono il voto di Domenica insegnano una cosa, che volentieri si dimentica. L’attenzione del democratico tunisino vale anche per noi. Una vita politica seria non è un dono che cade dal cielo, un regalo di qualcheduno, ma si impone attraverso i cittadini ai politici che hanno l’ambizione di dirigere il paese. La politica europea ha sempre fatto l’opposto. Affari, diplomazia untuosa, amicizie particolari e cooperazione di guardiacoste per gli emigranti. Aiutare i democratici non ci ha mai visto in prima fila,anzi.

 Che farà Ennahda ? Ha un programma ? Chi sono i suoi quadri ? Da chi è sostenuta vista la dovizia di mezzi che ha potuto usare  ?

Nella campagna elettorale i suoi dirigenti hanno fatto continuamente riferimento al modello turco per rassicurare i tunisini inquieti, hanno messo ben in evidenza le candidate donne. Gannouchi è corso ad abbracciare Ocalan all’aeroporto e assentire quando il primo ministro turco parlava di separazione tra identità religiosa e Stato. Ma ci sono stati anche candidati che alla TV dicevano una cosa e in Moschea un’altra.Il partito si è debolmente dissociato da azioni di intolleranza quali saccheggiare una vendita d’alcool, minacciare un locale notturno, manifestare contro un film. Se si legge la biografia di Ghannouci ne emerge la figura di un intellettuale anti Bourghiba accusato di aver occidentalizzato il paese in modo autoritario, deluso dalla esperienza del nazionalismo pan arabo di Nasser. Per ghannouci l’islam è l’identità degli arabi del magreb. Identità che rischia di scomparire e con essa una cultura, una tradizione, la coesione sociale. La sua visione della società è indubbiamente integralista. Da ennaha ci si può aspettare non tanto la revisione del codice famigliare, l’interdizione dell’alcool per legge o il divieto di bikini anche solo perchè il turismo e tra le principali fonti d’entrata, ma politiche identitarie: l’uso della lingua araba obbligatoria all’università, aiuti alle scuole confessionali. Vedremo.

Finite le tattiche elettorali adesso ha la responsabilità di guidare la principale forza politica tunisina piaccia o meno, discuteremo in un altro articolo le ragioni del suo successo.Deve dimostrare che sa fare, avanzare proposte che rispondano a problemi ben più presenti ai giovani tunisino che non l’identita arabo-islamica: disoccupazione, economia informale, ineguaglianze territoriali. Come dimostra il successo del partito populista fondato da un magnate della TV ,in certe aree del paese si è dato più retta alle reti clientelari , alle promesse mirabolanti alla TV, che non le prediche in Moschea. Inoltre il modello turco è dimostrazione che lo slogan dei fratelli mussulmani e degli islamisti algerini "Islam è la soluzione ", non ha senso politico. Che cosa ha di islamico la politica economica, estera di Ocalan ? Che cosa aveva di cristiano la DC del dopoguerra ?

La società tunisina è complessa e piena di contraddizioni: costa/interno, Città/ campagna,disuguaglianze sociali profonde, vasti strati secolarizzati etc. In parte le elezioni sono state anche un referendum su laicità e integralismo in cui le parti si pareggiano.Alle parole rassicuranti dovranno seguire i fatti di governo ,si entrerà nel gioco politico delle alleanze, dei compromessi e del confronto con opposizioni. La situazione economica è grave, vi sono problemi di sicurezza, i giovani restano senza lavoro.

 Chi guida il paese deve ora ,scrive sempre La Stampa di Tunisi,  dimostrare che “si è per la democrazia, il pluralismo e certamente la preservazione e la consolidazione delle conquiste politiche e sociali laboriosamente accumulate dai tunisini in 60 anni”.

In poche parole, Enhada ha di fronte due strade: quella turca o il disastro del salafismo fondamentalista. Se sceglie la prima ha un’occasione storica e può prendere tre piccioni con un sol colpo: contribuire al consolidamento della democrazia in alleanza con altre forze politiche; dimostrare che ispirazione islamica non vuol dire integralismo; mostrare al mondo che Islam e modernità sono certamente compatibili nella libertà e la giustizia.

Sulle interpretazioni dei dati elettorali  e le reazioni delle diverse forze politiche che saranno rappresentate nell’assembla ,l’appuntamento e nei prossimi giorni. Comunque attenzione ! Se ne sentono già di tutti i colori. 

 

 

 

T.F

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *