LODO CHIAMPARINO – intervista – economia & lavoro 14/4/11

Il Sindaco Sergio Chiamparino l’ha detto è ripetuto, teme che l’investimento per la ex-Bertone possa sfumare. Sergio Marchionne ha ripetuto che quanto vale a Mirafiori deve valere per la sede di Grugliasco. La Fiom rimane sulle sue posizioni. Gli altri sindacati sono per il sì. Per scongiurare il fatto che per la ex-Bertone prosegua l’agonia della Cig il Sindaco di Torino ha proposto una soluzione che prevede di sospendere per un certo tempo la clausola di responsabilità e le misure contro l’assenteismo anomalo. Anche a Melfi per raggiungere l’accordo si è soprasseduto per un certo lasso di tempo ad applicare la riduzione delle pause. Di seguito l’intervista

di PAOLO GRISERI su La Repubblica del 13 aprile

SIGNOR sindaco, in che cosa consiste la sua proposta?

"Credo che si debbano tenere in conto alcune priorità. La principale è quella di non perdere un investimento che dà lavoro a migliaia di persone e che garantisce un futuro a un’azienda fino a ieri in crisi, salvata dall’impegno dei dipendenti e delle stesse istituzioni locali, oltreché dalla Fiat che ha deciso di acquistarla".

Come si garantisce il futuro della ex Bertone?

"Salvando quelle parti dell’accordo che garantiscono certamente un ritorno dell’investimento con il massimo utilizzo degli impianti. Questo significa turni, straordinari, una organizzazione del lavoro che serve a ottimizzare la saturazione delle linee. Al tempo stesso è possibile cercare di raggiungere gli obiettivi economici e industriali sospendendo quelle parti delle intese che riguardano clausole di responsabilità individuali e di organizzazione sindacale".

Si tratta delle famose norme antisciopero che la Fiom contesta. Che cosa significa sospenderle?

"Premetto che, a differenza della Fiom, non considero quelle norme lesive dei diritti fondamentali dei lavoratori né della Carta costituzionale. Quelle norme, in ogni caso, hanno una motivazione all’origine: impedire che, una volta firmato un accordo e fatto partire un investimento, ci si trovi di fronte all’impossibilità di farlo rendere perché un assenteismo patologico o il continuo ricorso agli scioperi dello straordinario finisce per bloccare continuamente la produzione".

Queste infatti sono le motivazioni addotte dall’azienda. Come si superano?

"Si può immaginare, credo, un periodo di monitoraggio in cui quelle norme sono sospese e si verifica l’effettivo assenteismo, l’effettivo ricorso allo sciopero, l’effettivo pericolo che il temuto atteggiamento ostruzionistico finisca per inchiodare tutto".

Se quel pericolo si realizza, che cosa accade?

"Che automaticamente scatterebbero le norme sospese, le contestate clausole di responsabilità. E’ chiaro infatti che chi investe oggi 500 o 600 milioni non può permettersi di veder andare quell’investimento in fumo. Ma se quelle clausole non scattano è anche possibile che ci sia il tempo di riscrivere norme comuni a tutti i sindacati e a tutti gli stabilimenti. La Fiat non può essere un vestito di Arlecchino dove ogni stabilimento ha regole diverse dagli altri".

 C’è il tempo per raggiungere questa mediazione?

"La strada è stretta e bisogna passare davvero tra Scilla e Cariddi. Ma i tempi per le mediazioni si trovano se si vuole davvero approdare a un punto di incontro. In caso contrario è possibile avere davanti tempi lunghissimi e lasciar perdere le occasioni".

Di questa sua proposta ha parlato con la Fiat?

"Ho detto che avrei fatto una proposta e ne ho parlato con i vertici nazionali e locali delle associazioni degli imprenditori. Speriamo che ci siano le condizioni per andare avanti".

Che cosa deve perdere con la sua proposta ciascuno dei protagonisti del braccio di ferro?

"Se la proposta ha senso serve proprio a garantire il massimo rispetto possibile degli obiettivi delle parti. Ho già detto che a Mirafiori avrei votato sì al referendum. Penso però che il consenso sia indispensabile non solo per governare una fabbrica ma anche per coinvolgere i cittadini di un territorio in una prospettiva di sviluppo".

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