LIBIA: TESTIMONIANZE – T.Ferigo – globalmondo 23/3/11

Erroneamente si ritiene che la rivolta libica sia stata del tutto spontanea. Le prime notizie che si raccolgono direttamente nel paese ci dicono che da tempo vi erano attività di dissenso e piccole organizzazioni intorno a comitati per i diritti umani. Riportiamo una intervista a Fathi Tirbil avvocato in Bengasi. Considerato la scintilla che ha incendiato la prateria. Diffile dire quale saràil futuro. Ma è proprio vero che mancano le energie per una nuova classe dirigente ?

Tutto inizia a casa di un avvocato. 15 Febbraio, ore 15 a Bengasi. Tirbil Fathi, 38 anni, deve aprire la porta del piccolo appartamento ove vive solo. Fanno irruzione 23 agenti armati dei servizi di sicurezza dello Stato. Sequestrano il computer, la segreteria telefonica e i dossier prima di trasferire Fathi al posto di polizia del quartiere.

 

La notizia si sparge. Alle 18 un piccolo gruppo di attivisti per i diritti umani si raduna davanti al posto di polizia. Poche ore dopo qualche centinaio di persone si ammassano davanti all’esecrato palazzo , sede del comando della polizia di sicurezza. Vogliono spiegazioni sulla sorte di Fathi. Inconsapevolmente Tirbil Fathi ha innescato un movimento che sarebbe diventato la terza rivolta nel mondo arabo dopo Tunisia e Egitto.

Per tutti, qui a Bengasi, é stata la scintilla. Il primo volto della rivoluzione libica. Con la sua aria di eterna giovinezza, la kafia bianco-nera intorno al collo, Fathi Tirbil lavora insieme ad una mezza dozzina di avvocati su uno dei casi più oscuri e tragici nel paese. Nel Giugno 1996 bella prigione Abu Salim di Tripoli, più di 1250 prigionieri sono stati uccisi a fucilate. I corpi non sono mai stati consegnati alle famiglie. Nessuno è stato incolpato del massacro.

Attaccando Fathi il regime ha riapero una profonda ferita nel corpo della popolazione trascurata e repressa della Libia orientale.

 

 “La gente si è sollevata a causa dell’ingiustizia a cui è stata sottoposta per lungo tempo “, dice l’avvocato posto al sicuro in un Hotel di Bengasi “ Aveva bisogno di una scintilla. Nella liberazione dei detenuti, me compreso, lo ha trovata “

Vi è in questo avvocato una inconsueta carica ideale, una modestia e determinazione alimentata dalla sete di giustizia. Di fronte all’avanzata delle truppe e dei carri armati di Gheddafi dice di non temere : “ non torneremo indietro .Abbiamo gustato il sapore della libertà “.

Shoccato quanto vedeva alla TV libica , decine di impiccagioni, e dall’arresto di suo fratello, Abu Salim senza alcuna spiegazione, Fathi Tirbil ebbe consapevolezza che “ Gheddavi poteva far sparire o arrestare chiunque indipendentemente dallo loro opinione “. Decise allora che i diritto sono “il solo modo per trattare questo regime “.

 

Cinque volte é stato arrestato e picchiato dalla polizia.: “ a volte volevano i nomi di oppositori democratici, altre volte .quelli di religiosi critici”.Come molti giovani della sua generazione Fathi non ha potuto terminare regolarmente i suoi studi: Due volte fu arrestato il giorno stesso dell’esame.

Gli ci vorranno dieci anni di corso per corrispondenza per avere il suo desiderato diploma. Due anni dopo un amico avvocato gli trasmette di Afiz Garguri, imprigionato nella prigione di Tripoli nel 1996. Nei registri del carcere il suo nome non compare. L’uomo é un “scomparso” come molti altri..

Fathi Arbil ammette di aver sorriso al pensiero di attaccare il Governo su queste sparizioni di detenuti. Ma “l’abbiamo fatto”. Un piccolo di avvocati raccoglie documentazione e contatta le famiglie degli scomparsi. All’inizio fu molto difficile, c’era troppa paura. Ma con il tempo il numero si allarga. Così nel Marzo 2009 cinque persone sono arrestate. E poi rilasciate , un avvertimento.

I giuristi decidono di mettere in piedi una rete d’allarme telefonica. In caso di nuovi arresti e concordano , nel caso, azioni di protesta. E ‘ quanto è successo il 15 Febbraio.” una manifestazione era stata annunciata su Face Book il 17 Febbraio sulla scia di Tunisi e Cairo. Ma con il mio arresto abbiamo preso le autocitò in contropiede.”.

 

 Alle 22 l’avvocato viene trasferito alla sede centrale della polizia. “ Con mia grande sorpresa il capo dei servizi segreti di Gheddafi, Abdallah Senussi, arriva di persona nella mia cella. Non è un caso che sia implicato nella scomparsa di detenuti e del massacro di Tripoli “. Senussi è nervoso. Pensa che Fathi sia l’organizzatore della manifestazione del 17.:” Mi chiede di bloccare la manifestazione e di fermare la folla che si sta addensando davanti al palazzo. La risposta è stata :” E’ impossibile. A meno che non vi sia il ritiro della polizia dalla strada.. Mi rispose che non voleva fare di me un eroe”. Sotto pressione l’uomo ancora forte del regime rilascia l’avvocato alle 2 di notte.

 

Il pomeriggio del 16 Fathi è convocato alla polizia. C’è Senussi che gli domanda di cancellare la manifestazione del giorno dopo. “ non vi saranno incidenti . Lasciatela effettuare , è pacifica “ è la risposta di Fathi. Senussi esce e ritorna dopo qualche minuto. Ha telefonato a Tripoli ? “ sapete che possiamo impedire la manifestazione. Non costringetemi a farlo. Si separano. Il giorno dopo sarà una delle più insanguinate della rivolta. Si sollevano anche altre città:Toubork,Al Baydia.

“ Si abbiamo colto l’occasione da quanto succedeva in Tuniisia.Ora occorre ringraziare la Francia. A noi il compito di andare avanti. Abbiamo tutte le risorse per fare una Libia libera e un grande paese”.Può succedere che il desiderio di dignità sia più forte della paura.

 

N. Boucier ( Le Monde )
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