LE IDEE CI SAREBBERO – il9marzo.it – commenti –

Le idee ci sarebbero. A volerle discutere, di idee ce ne sarebbero. Idee, intendiamo, su cosa deve fare un sindacato del XXI secolo che voglia fare la sua parte, nell’interesse dei suoi rappresentati e come stimolo al progresso per tutti. Idee che possono essere giuste o sbagliate, ma comunque tutte discutibili, nel senso di meritevoli di essere discusse perché la democrazia è innanzitutto questo.

Ad esempio, ci sarebbe l’idea di Savino Pezzotta (ma anche di Mario Draghi, di Carlo Cottarelli, della Confederazione sindacale mondiale, dei professori Fadda-Bianchi-Tronti, della fondazione Boeckler dei sindacati tedeschi del Dgb e di tanti altri) secondo cui una ragionevole ma comunque robusta politica di espansione dei salari sarebbe la maniera migliore per sostenere la ripresa attraverso la domanda interna. Magari legandolo al tema, distinto ma connesso, della possibile riduzione dell’orario di lavoro rilanciata nel nostro blog da un commento di Rodolfo Vialba.

Certo, questo vorrebbe dire rovesciare il paradigma centralistico della moderazione salariale governata dalle confederazioni, che dettano linee di politica salariale alle federazioni di categoria invece di lasciarle libere di avanzare le loro richieste. E non è un caso se l’Ig Metall in Germania può chiedere il 6 per cento di aumento per tutti e la possibilità di ridurre l’orario; si tratta infatti di richieste che sono state elaborate attraverso un percorso di confronto con gli iscritti alla federazione, e non di ciò che si può chiedere entro i limiti imposti dall’alto.

Oppure si potrebbe discutere, per accogliere o respingere ma almeno discutere, la proposta del reddito di cittadinanza, visto che il parlamento europeo ha preso ora una posizione perché tutti gli stati garantiscano forme adeguate di reddito minimo. Un tema sul quale segnaliamo un intervento di Luigi Viggiano, di Savona, per il quale è la necessità dell’attuazione della Costituzione che va in questo senso.

Un’altra idea, non nuova ma rilanciata in termini nuovi da Pierre Carniti, è quella dell’unità sindacale. Sulla quale ci si può dividere come si divise la Cisl anni addietro, e per la quale si possono addurre argomenti a favore o contro. Ma che offre comunque uno spunto forte all’autoriflessione dell’organizzazione, e che sarebbe una maniera per tornare a parlare di cosa deve essere e cosa deve fare oggi il sindacato in Italia. Magari a partire dalle riflessioni sul passato, come hanno fatto i nostri amici di “sindacalmente” a Torino organizzando due incontri di riflessione sui diari di Bruno Trentin (e segnaliamo la pubblicazione della relazione di Sandro Antoniazzi al secondo incontro, oltre al testo di moltissimi altri interventi).

E poi altri temi che abbiamo sollevato su questo blog come la natura del patronato, il rapporto fra i servizi e l’organizzazione, la giustificabilità di alcune regole, ad esempio in materia di pensioni e altro, che riguardano i sindacalisti e che erano stato adottate come forma di sostegno ed agevolazione all’azione sindacale, ma che oggi rischiano di apparire e talora di essere dei privilegi dei sindacalisti (peraltro ricattabili con la minaccia della revoca, come accade sempre più spesso con i distacchi sindacali).

Insomma, se solo ci fosse ancora la Cisl, e non solo il “brand Cisl” gestito come fosse proprietà esclusiva dei soci che controllano una Spa, o le sedi sindacali occupate in tutta Italia da una generazione di sindacalisti sempre più nominati dall’alto in forza della loro fedeltà invece che essere scelti dal basso perché rappresentativi degli iscritti, ci sarebbero tante idee sulle quali discutere nella Cisl e fra la Cisl e gli altri soggetti, invece di perder tempo a ripetere filastrocche su una trasparenza che non c’è, o ad impegnarsi a far la guerra ed epurare i nemici interni.

Perché di idee, giuste o sbagliate, si può discutere, e magari un’idea sbagliata può essere corretta e diventare una giusta. Ma da un’assenza di ideali e di idee non nasce nulla, se non una tecnica di occupazione del potere perseguita con una volontà di autoaffermazione inversamente proporzionale all’autorevolezza.

www.il9marzo.it      admin 26 ottobre 2017  per leggere i Commenti  vai al sito

1 commento
  1. redazione-d84
    redazione-d84 dice:

    Trasformare la democrazia del diodo, quella del solo senso dall’alto al basso.
    Bello per chiarezza e sintesi! Bravo il9marzo.it Le idee ci sono, altre se ne aggiungeranno certamente con la Settimana Sociale dei cattolici a Cagliari, dal 26 al 29 ottobre. Però ovunque si è “sparagnini” nel concedere la parola alla base, anzi in più casi ma non si vuole proprio che i lavoratori (nel sindacato) e i cittadini (nei partiti) siano protagonisti nel dibattito, possano prendere la parola, alzando anche la voce per meglio farsi sentire.
    Per il sindacato, per la Cisl, che conosco un po’ di più, avverto il dilagare di una strana forma di afasia; intendo con ciò la perdita di capacità relativa al linguaggio, di comprendere ciò che viene detto da diversi mondi del lavoro, e del non lavoro; conseguentemente l’incapacità di comporre un linguaggio chiaro di risposta per essi. In termini medici, ma non è il nostro caso, l’afasia in genere si manifesta nella parte sinistra del cervello.
    Si potrebbe anche dire che è insorta una forma d’incomunicabilità tra il mondo della rappresentanza nel tempo pieno sindacale (ora designati dall’alto anche per i primi livelli del territorio) e dei rappresentati (la base organizzata, i lavoratori).
    Questa premessa per aggiungere una riflessione all’articolo “Le idee ci sarebbero”. Nella storia sindacale italiana, nella Cisl certamente, le strategie rivendicative sono mutate (anche radicalmente a volte) congiuntamente a cambiamenti del modo di organizzarsi dei lavoratori e delle relative strutture. La preminenza della Confederazione oppure l’autonomia e l’autogoverno delle categorie, le Commissioni Interne oppure le Sezioni Sindacali Aziendali, i Consigli dei Delegati, le Rsu. Ancora, l’accentramento sul modello delle istituzioni (Province, Regioni) o il decentramento territoriale in Leghe o Zone (con autonomia oppure no).
    Un tempo, ormai lontano, c’era però un anello di congiunzione con la base degli iscritti: per scegliere le dirigenze e le strategie dell’organizzazione s’iniziava dai congressi di base (quelli conosciuti come pre-congressi). Per le piattaforme rivendicative c’era un buon utilizzo delle assemblee unitarie retribuite. Per ragioni diverse l’uno e l’altro anello non esistono più o sono fortemente invalidati.
    Allora? S’impone la necessità di una coraggiosa innovazione per il sindacato, per la Cisl. La parola agli iscritti, il prender parola deve essere ripristinato con innovazioni organizzative: le nuove tecnologie lo consentono più oggi del passato. La Cisl dispone di un’aggiornata anagrafe degli iscritti, non deve servire solamente per gli “sceriffi” confederali per colpire “nemici” e “salvare “amici” nella verifica del tesseramento o dintorni.
    Quell’anagrafe, condizione ben diversa dai partiti come qualità e attendibilità, deve essere oggi utilizzate per modalità organizzative che diano voce agli iscritti, per fare in modo che la parola scorra non solo dall’alto al basso (“democrazia del diodo”) ma nei due sensi. Questo deve valere per il confronto sulle idee, per la scelta delle richieste, per eleggere il primo livello territoriale delle strutture di categoria a pieno tempo .
    Le strategie cambiano e diventano coerenti se non solo si afferma di “ascoltare voci”, di “pensare a chi ha bisogno del sindacato”, ma si consente di prender parola a tutti coloro che debbono ricevere i miglioramenti che una strategia dichiara di voler perseguire.
    Non è semplice introdurre queste importanti modifiche sull’agire del sindacato, ma si può…. con un pò di ferma speranza, di costanza e di ostinazione. Adriano Serafino

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