IL BEL PAESE E LA MEMORIA CORTA – A.Tridente immigrazione 18/4/11

Ventisette milioni di emigranti, meno cinque milioni rientrati, il saldo è di ventidue milioni di italiani che hanno abbandonato l’italia in cento anni per creare altrove il proprio futuro. Meta dell’intera popolazione che contava l’italia all’inizio degli anni quaranta! Nell’America del Sud e del Nord, in paesi europei, nella lontanissima Australia, le terre meta dei nostri emigranti. Infiniti i Circoli Italiani che tengono viva la memoria dei loro vecchi emigrati in quelle terre: Trentini, Veneti e Piemontesi, Pugliesi, Siciliani e Calabresi, Napoletani e Abruzzesi. Girando per quei luoghi è frequente ascoltare dialetti, constatare fedeltà a lontane abitudini alimentari, partecipare a ricorrenze nelle quali l’italianità, con distinzioni regionalistiche, è parte significativa del folclore locale.

Un esempio per tutti. Alla periferia della grande San Paolo del Brasile, vi è una città di oltre 750.000 abitanti. Si chiama Osasco, è stata fondata da emigranti piemontesi partiti da Osasco, il piccolo omonimo paese di poco più di mille abitanti non lontana da Pinerolo della provincia di Torino. La nuova Osasco ha un vivace e attivo Circolo italiano impegnato a far vivere le tradizioni piemontesi e italiane è un grande monumento dedicato all’italianità di quel luogo accoglie all’ingresso della città per ricordare da dove sono giunti i fondatori.

li contrasto con le manifestazioni xenofobe, polemiche e incapacità di sistemare qualche migliaio di profughi africani del nord nell’isola di Lampedusa, ma anche quelli originari dei paesi preda delle nostre avventure coloniali, somali, eritrei ed etiopi, è umiliante e fa scandalo la poca memoria di questo nostro paese che non sa, o non ricorda, che l’italia è uno dei maggiori paesi al mondo dal quale sono partiti milioni di disperati alla ricerca di una vita migliore. E la gran parte era analfabeta, senza professionalità, manovalanza che all’abolizione della schiavitù andava a sostituire gli schiavi africani nelle piantagioni abbandonate.

Certo, il nanismo politico dell’Europa è sotto gli occhi di tutti e non aiuta a idealizzare l’Unione europea. Le polemiche su chi ne ha accolti di più o di meno, di chi blocca la frontiera a coloro che dall’italia tentano la sorte verso paesi francofoni e anglofoni, attirati forse da fondate maggiori speranze di lavoro e guadagno, ne sono la prova e la conferma che questa Europa non è quella che volevano costruire i padri fondatori della Comunità Economica, prima, e dell’Unione politica, poi.

Le idiote dichiarazioni come quella che minaccia di sospendere la libera circolazione prevista dagli accordi di Schengen, o peggio quella ancora più pazza che incita ad abbandonare l’Europa, in cambio di un sicuro suicidio, economico, politico e sociale, sono altrettanto insensate e si commentano da sole!

Ed è pur vero che da tempo la situazione politica dell’Unione Europea offre uno spettacolo desolante di debolezza, di ritorni a nostalgici nazionalismi, come se due guerre in quarant’anni non fossero bastate a mostrare come il nazionalismo abbia prodotto milioni di morti, distruzioni, orribili stermini. Anche recenti, come le guerre che hanno dissolto la Jugoslavia e sconvolto e spinto alla fuga altri milioni di esseri umani dall’opposta costa adriatica.

A questa evaporazione dell’ideale europeo non saranno certo d’aiuto le minacce ed i ricatti di Maroni o di Bossi, così come il nazionalismo francese, inglese o tedesco. Semmai ci ricordano che il nazionalismo e i miserabili egoismi nazionali non portano da nessuna parte, perche i paesi singolarmente non faranno certo grande ed efficiente l’azione politica dell’Europa, come hanno dimostrato i recenti sconvolgenti avvenimenti del Nord Africa.

E ancora. La Francia e la Gran Bretagna, a 66 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale non mollano il seggio al Consiglio di Sicurezza dell’UNO (sufficiente uno solo per l’intera Europa), permettendo così la riforma delle Nazioni Unite e il diritto ad averlo a paesi-continente come l’india, l’Africa, l’America Latina.

 

Ma anche noi non siamo da meno. Per quest’italia, immobilizzata dai bunga bunga, e dalle innumerevoli questioni penali del capo del governo, la caduta di prestigio e di credibilità appaiono davvero vicine allo zero. Se poi a ciò si aggiungono derive dell’idiozia xenofobia e le minacce di lasciare l’Europa da parte dei maggiori esponenti della Lega di Bossi, vuoi dire che siamo alla frutta.

Del resto cosa ci si può aspettare da questi alleati e servili sostenitori dei voleri del capo? Che l’italia, uno dei cofondatori dell’Europa, dovendo gestire da sola l’emergenza di alcune migliaia profughi, in presenza di comportamenti ognun perse degli altri paesi europei, minaccino di uscire dall’Europa come se fossimo l’ultimo dei piccoli paesi euro scettici?

Alberto Tridente
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