DENUNCIARE I FURBETTI E TUTELARE CHI E’ IN DIFFICOLTA’ – M.Dellacqua – cultura & scuola 18/4/10

Molti sono coloro che si dichiarano “né razzisti né egoisti..però se non paghi che ci posso fare..non puoi usufruire dei servizi”. Combattere la povertà o combattere chi è povero, chi è diventato povero? Che cosa accadrebbe se alcuni bambini di Avigliana, Grugliasco o Nichelino alla mensa della scuola fossero discriminati nel vitto perché i loro genitori non pagano il buono pasto? Che cosa accadrebbe se alcuni di essi fossero per giunta stranieri?

 E che cosa accadrebbe se un anonimo imprenditore pagasse il debito con un atto di generosità? Anche dalle nostre parti si farebbe avanti qualcuno a dire che “il problema non si risolve con la beneficenza” e che “se uno non può permettersi di pagare i buoni mensa, si può tenere i figli a casa”? E il Sindaco direbbe che il benefattore “dovrebbe vergognarsi” perché “è colpa sua se adesso, giustamente, anche le mamme che pagavano regolarmente si sentono prese in giro e dicono di pagare lui per tutti perché non vogliono vedere che gli altri ragazzini mangiano gratis”?

 

E’ normale che, quando si aggravano le difficoltà della crisi economica, i primi a pagarne le conseguenze siano le vittime, cioè le famiglie dei lavoratori disoccupati o cassintegrati e addirittura i loro figli?

 

Se dovesse accadere anche dalle nostre parti quel che è già accaduto ad Adro (Brescia) con il sindaco leghista, vorrebbe dire che ogni cultura del diritto, della solidarietà sociale e del rispetto umano è diventata anche da noi carne di porco per lasciare il posto ad una cultura (?) che discrimina le persone non con la scusa del colore della pelle, della nazionalità o della fede religiosa, ma in base alla loro condizione sociale.

 

Fuori i figli dei disoccupati dalla scuola dell’obbligo: questo sarebbe il messaggio educativo, la legge, la pratica quotidiana.

 

E’ meglio discuterne subito per adottare provvedimenti che garantiscano la legalità e l’umanità, cioè per colpire chi fa il furbo con denunce false e per tutelare invece chi si trova in effettive condizioni di difficoltà.

 

Tutto si può fare: rivedere le fasce di esenzione, pubblicizzare l’elenco dei non paganti per un efficace controllo democratico, sostenere il Sindaco e l’Amministrazione in una lotta più incisiva contro i vincoli assurdi del patto di stabilità, istituire l’addizionale Irpef. O altro ancora.

 

Di fronte alla scomparsa dei posti di lavoro, va promossa la civiltà dell’uguaglianza, non la barbarie dell’accanimento contro i più deboli. I sacrifici vanno distribuiti fra tutti, ma non si possono fare parti uguali tra disuguali.

 

Specialmente, non si può tenere il crocifisso appeso nelle aule mentre dalla stessa scuola si espellono i figli delle famiglie più sfortunate, neh?.
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