BRUNO MANGHI A TUTTO CAMPO – sindacato & politiche – 24/8/10

Bruno Manghi, in una lunga intervista ad UNA CITTA’, esprime le sue valutazioni sul progetto di Pomigliano citando l’esempio di Belo Horizonte; si sofferma sul nuovo modello di organizzazione del lavoro, il world class manifacturing; dice che siamo ad una fase di passaggio cruciale delle relazioni industriali ma non vede il pericolo di un ritorno agli anni 50, di contenimento o riduzione di alcuni diritti sì. Poi allarga il quadro al contratto nazionale ed alle novità contrattuali della conciliazione; considera inevitabile discutere di partecipazione, anche azionaria, dei lavoratori e per ora negli enti bilaterali.

Altri temi toccati sono quelli dei precari e l’assenza di diritti. Sulla trasformazione del ruolo e del protagonismo sindacale pensa sia sbagliato rifarsi al modello degli anni 70, quella che definisce “l’età dell’oro” per chi allora fu protagonista ma è superata, è diventata storia.

Una parte è dedicata alla riflessione sulla FLM e sul ruolo frenante giocato allora dal Partito Comunista fino a “bloccare” Bruno Trentin nel suo camminare insieme con Carniti e Benvenuto.La FLM fu – argomenta – il modo per non fare l’unità sindacale.

Conclude con valutazioni anche sociologiche per capire l’ampiezza del No al referendum di Pomigliano.

E’ uno scritto, come spesso lo sono quelli di Bruno Manghi, che spinge alla riflessione, al non essere ancorati a certezze che valevano per il passato e possono essere in dubbio oggi.

Alleghiamo l’intervista di Gianni Saporetti sul  n.176 di Una Città (luglio-agosto 2010)

Allegato:
Manghi su Pomigliano e altro.doc

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