BASSO TASSO DI SVILUPPO IN PIEMONTE – A.Buzzigoli – economia & Lavoro 20/4/10

Una riflessione dopo il voto delle elezioni regionali. La regione piemonte ha cambiato. La coalizione di centro destra ha vinto in maniera netta , ben al di là del puro dato numerico di soli 9000 voti. Negli ultimi giorni i giornali sono stati molto ricchi di analisi tese ad evidenziare gli errori della coalizione di centrosinistra dividendosi in egual misura tra coloro che accentuavano il dato delle modalità di governo e coloro che, invece, puntavano più su un’azione di governo ritenuta inefficace e non all’altezza della sfida che la nostra regione ha davanti. A  mio giudizio il problema di fondo, sul quale tutti siamo chiamati a dare delle risposte, è la mancata crescita  del Piemonte. Come pil pro capite  nel 2009 siamo tornati ai livelli del 1996.

Certamente la crisi globale ha influito, ma non giustifica né spiega i bassi tassi di sviluppo del piemonte che permangono, al di là di eccezioni esplicabili con motivazioni esterne, dall’inizio degli anni novanta. Per crescere occorre aumentare la produttività e la competitività del sistema economico della regione così come , del resto, del paese.

Se non saremo in grado di perseguire tale obiettivo a tutti i livelli, non solo non avremo risorse per il nostro futuro, ma non potremo pagare i debiti contratti, affiancandoci agli altri paesi a rischio default. Amministrare bene non è più sufficiente, bisogna governare. Leggendo il programma di Cota, come anche in quello del centrosinistra, non si trovano risposte adeguate. Ci sono aspirazioni e molte suggestioni, traiettorie nel programma della Bresso, ma non indicazioni precise, a partire dalla gestione e uscita della crisi.

La situazione è difficile e molto problematica, ma gli obbiettivi scritti sono talmente generici ed estesi da non poter essere facilmente contraddetti, e non rispondono al quesito di fondo. Quale politica mettere in campo al fine di provocare una ripresa degli investimenti tesi ad incrementare produttività e competività. Non si vuol negare l’utilità di una serie di indicazioni tese, in modo particolare, a dotare il territorio di infrastrutture materiali ed immateriali, ma se non ci presenteremo alla ripresa senza una forte accelerazione degli investimenti, tutto sarà vano,e, al massimo gestiremo il declino.

Su questo si misura la capacità di direzione di tutta una classe dirigente, non solo di quella politica, di indicare non soltanto strategie, ma rispondere hic et nunc ai problemi posti.

Il distacco del paese dalla sua classe politica poggia più sulla incapacità di questa a farci uscire dal declino e ad accompagnarci verso nuovi livelli di sviluppo socio-economico che non sul suo profilo etico, certamente molto modesto.

Il Piemonte ha bisogno di uno shock innovativo, di abbattere corporazioni e rendite di posizione, di essere immesso nelle reti globali e di essere aiutato a rimanerci.è prematuro, ma i primi atti del nuovo governo, oltre ad essere inutilmente e demagogicamente velleitari, non hanno certo il segno dell’innovazione.
1 commento
  1. noname
    noname dice:

    ma che cosa vuol dire in concreto shock innovativo? quali le corporazioni e le rendite di posizione da colpire? il dibattito sarebbe interessante e accessibile se fosse corredato da indicazioni meno generiche- ciao mario dellacqua

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