Monsignor Oscar Arnulfo Romero y Galdamez è stato assassinato con ul colpo di fucile mentre celebrava messa, trent’anni fa in Salvador, nel più piccolo e più povero paese del Centro America. Fu un prete coraggioso che seppe morire per il suo popolo, che lo ha proclamto santo da molto tempo. Un martire cristiano a difesa dei deboli e dei perseguitati. Un santo del popolo che non lo è ancora per la gerachia e la Chiesa ufficiale. Eppure Papa Woytyla che aveva intuito la vita di quel sacerdote, nel 1983 in visita al Salvador dopo essere stato in Nicaragua, pretese di andare sulla sua tomba modificando il programma. Lente sono le pratiche per la sua beatificazione.
Il mandante riconosciuto di quell’omicido fu il maggior maggiore Roberto D’Aubuisson ma il killer rimase senza nome. Romero attende ancora la giustizia umana. Roberto D’Aubuisson (scomparso anni più tardi per un cancro alla lingua) fu il fondatore del partito della destra di Arena, che ha governato El Salvador per due decadi fino all’affermazione del partito progressista (erede del Fronte Farabundo Martì) nelle elezioni di un anno fa con l’elezione del PresidenteMauricio Funes .
Sotto la dittatura saladoregna, che praticava il terrorismo, fu grande il tributo di sangue della chiesa salvadoregna fra sacerdoti, monache e delegati. Fino alla cruda mattanza dei sei gesuiti dell’Università Centro-Americana (Uca) del novembre 1989.
A trent’anni da quel 24 marzo 1980 del coplpo assassino che fulminò Romero ai piedi dell’altare il suo sacrificio e la storia di quella lotta di emancipazione sono satti ricordati su alcuni quotidiani.
Alleghiamo gli articoli apparsi il 25 marzo su “ Il Corriere della Sera “ e su “Il Manifesto”.
Alleghiamo uno stralcio del capitolo "Amerca latina" dell’autobiografia di Alberto Tridente, il primo sindacalista europeo che si recò, subito dopo l’assassinio di Romero, in Salvador.
Allegato:
Romero_trent’anni d’impunità.doc
Romero trent’anni dopo.doc
Autobiografia di Tridente.doc
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