L’ideale del 1°Maggio
Tante sono state le manifestazioni, in Italia e nel mondo, per il Primo Maggio contrassegnate da istanze di forte contrapposizione tra sindacati e governi, tra polemiche interne al movimento operaio e scontri con le forze dell’ordine (molto violente quelle in Francia). La retorica nelle celebrazioni a volte è stata “sopra le righe” e, purtroppo, ancora balbettanti sono state le proposte alternative sul che fare, e come fare, cose diverse dai governi per conseguire i tanti, e giusti, obiettivi che popolano le rivendicazioni sindacali. Siamo nel mezzo di transizioni che cambiano profondamente il lavoro (transizione digitale) riducendo l’occupazione, che trasformano la geo-politica del mondo (transizione climatica agganciata a quella energetica) mentre s’insedia drammaticamente con sempre più peso la transizione bellicistica e del riarmo generalizzato che sospinge i governi e le popolazioni verso i nazionalismi più esasperati, che sono grandi fornaci dell’odio determinando identità prive di valore unitario e di umanesimo della solidarietà, nel proprio paese e tra i popoli. In questo scenario denso di nuvole nere e con l’unità sindacale traballante e precaria, l’articolo di Sandro Antoniazzi ricorda e ripropone “L’ideale del Primo maggio”: un messaggio di speranza e d’impegno per un futuro diverso da queste tendenze.
< Nello stesso giorno i lavoratori di tutto il mondo scendono in piazza, certamente per parlare dei loro problemi ed esprimere le proprie rivendicazioni, ma nello stesso tempo per affermare una più profonda causa comune.
Si scende in piazza e gli oratori propongono le questioni del momento, ma come non pensare che nello stesso giorno in altre parti d’Europa, in America Latina e in quella del Nord, in Africa, in Asia, tanti altri lavoratori tengono analoghe manifestazioni?
Forse mentre si manifesta non viene in mente questo legame, ma la connessione esiste di fatto e idealmente, perché tutti si muovono con lo stesso spirito e con analoghi propositi.
Da qualche decennio si parla della globalizzazione, di un’internazionalizzazione sempre più spinta di economia, mercato, imprese, ma i lavoratori hanno pensato all’internazionalismo più di cento anni fa, nel 1890, inaugurando il Primo Maggio, che è diventato subito diffuso e permanente.
Il Primo Maggio era nato per affermare uno spirito solidale che superasse le frontiere, una solidarietà al di là dei nazionalismi; questo è il suo vero spirito originario.
Purtroppo, non ha retto alle vicende delle due guerre mondiali: le dichiarazioni di solidarietà si sono ritirate e spente quando si è trattato di entrare in guerra. Lo spirito di solidarietà è rimasto, ma si è preso atto che le difficoltà da superare sono molte e molto forti e non basta la declamazione sia pure convinta: lo spirito solidaristico richiede coerenza fattiva, la volontà di dare le battaglie necessarie per tradurlo in realtà.
Oggi che siamo in un mondo globalizzato – dove tutto il mercato è mondiale, tante imprese sono internazionali e le multinazionali dominano tanta parte dell’economia – la solidarietà internazionale richiede al sindacato di allargare decisamente la propria attività in questo campo, di non lasciarla agli uffici internazionali, ma di farla diventare una pratica quotidiana di ogni categoria e di ogni impresa.
Lo spirito solidaristico internazionale oggi non può più essere solo richiamato ed esaltato, perché è maturo per essere tradotto in concrete proposte e azioni. E così anche le manifestazioni del Primo Maggio potrebbero diventare più internazionalizzate, invitando a parlare sindacalisti di altri paesi, di ogni parte del mondo: parlandoci dei loro problemi apprendiamo ad avere un linguaggio comune, una visione condivisa.
Nutro un sogno che un giorno spero possa diventare realtà: che in tutte le manifestazioni del Primo Maggio, accanto ai discorsi nazionali, si possa leggere un unico messaggio mondiale in centinaia di lingue diverse, che testimoni la battaglia comune che i lavoratori sostengono per cambiare e migliorare la società. > https://www.c3dem.it/il-valore-ideale-del-primo-maggio/
La dignità del lavoro, innanzitutto, sopratutto – Primo Maggio – Il discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella –
(…) Una realtà che ribadisce il valore costituzionale del lavoro e che sottolinea, al contempo, come esso si confermi il motore della crescita e della coesione sociale della Repubblica.
È il lavoro che ci mette di fronte alle sfide nuove, alle necessità e a bisogni emergenti, per chiederci come rilanciare il nostro Paese in Europa e nel mondo.
Il lavoro è stato lo strumento che ha permesso e favorito la mobilità sociale.
È stato ed è misura del contributo ai doveri inderogabili di solidarietà tracciati dalla Costituzione.
Il lavoro è ciò che mette ogni cittadino nella condizione di scegliere il proprio posto nella vita della comunità.
E il lavoro riguarda le persone.
Quel capitale umano che è all’origine dell’esperienza che qui, oggi, viene messa in rilievo con l’immagine della fabbrica come “cantiere permanente” evocata dalla Presidente Anceschi.
Un cantiere in cui, ogni giorno, si guarda avanti, non accontentandosi della difesa, del galleggiamento, di una visione di mera conservazione del tessuto industriale esistente.(…)
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