TRA I MIGRANTI DEL MONDO – A.M. Costa – 30 milioni diventano schiavi –

Tra i migranti nel mondo. 30 milioni diventano schiavi. Dalle miniere in Congo ai vestiti cuciti dai bambini in Asia: gli oggetti della nostra vita quotidiana passano dalle loro mani. Antonio Maria Costa, ultrasettantenne che ha ricoperto prestigiosi incarichi alle nazioni Unite e in Europa, descrive con grande chiarezza, su La Stampa del 18 aprile, la tragedia degli ultimi. Chissà qual è il grado di empatia delle centinaia di migliaia di quadri sindacali, dei milioni d’iscritti del sindacato, verso questi milioni di ultimi, di dannati e schiavi della terra?

E’ una domanda “pesante”, oggi il sindacato è "catturato" da altri problemi, eppure se si discutesse di queste immense tragedie umane si potrebbe comprendere qualcosa in più sull'esistenza, e con quale diffusione, dei valori etici che animano il sindacato nell’epoca della globalizzazione, nel terzo millennio.

Così inizia l’articolo, che può essere considerato un sintetico saggio. Milioni di sofferenti cercano rifugio in Europa fuggendo da guerre, persecuzioni, povertà. Tra essi ci sono rifugiati (siriani e afghani in cerca di asilo) e migranti (africani e asiatici in cerca di lavoro). Una terza coorte, più dolorante, è meno nota: gli schiavi. Abuso e sfruttamento per guadagno altrui non sono orrori del passato: secondo l’Onu al mondo ci sono oggi 19 milioni di rifugiati (politici), e 30 milioni di schiavi – uno su dieci dei 300 milioni di migranti (in cerca di lavoro), per un giro d’affari annuo di 150-200 miliardi di dollari.

In Europa e America prevale la schiavitù sessuale: l’Ue, che fornisce i dati migliori, ha identificato schiave provenienti da un centinaio di Paesi. In Africa e America Latina l’asservimento prevale nell’agricoltura (60%) e nei servizi domestici. In Asia il fenomeno è diffuso nelle manifatture (oltre il 50%) e nella pesca (25%).

Nei Paesi poveri il legame sesso/crimine è stretto. Lo sfruttamento delle donne avviene specialmente in località remote, dove gli uomini sfacchinano in miniere, foreste, piantagioni e allevamenti. La Cina è il maggiore Paese di origine delle vittime sfruttate da aziende (in Africa) che provvedono conforto femminile ai dipendenti.

Negli ultimi anni, conflitti (lungo le frontiere russe e nel mondo arabo) e crisi (globalizzazione, disoccupazione) hanno causato esodi diversi. Chi fugge da guerre e miseria (rifugiati e migranti) lo fa deliberatamente, assistito da intermediari. Gli schiavi invece sono trafficati contro volontà: al cuore della loro tragedia c’è lo sfruttamento, non la dislocazione. A differenza del passato, quando gli schiavisti erano stranieri (arabi, inglesi, belgi e olandesi), oggi gli aguzzini sono della stessa nazionalità delle vittime (70%). Altra novità è il ruolo crescente delle donne nello sfruttamento: non appena le circostanze lo permettono, le vittime diventano matrone, ansiose di recuperare quanto appropriato da altri. Circonvenzione (in Europa e Usa), indebitamento (Asia),povertà (Africa), discriminazione (Africa, Asia) perpetuano un crimine che la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo avrebbe dovuto stroncare (…)

L’articolo prosegue con descrizioni e dati, Antonio Maria Costa così conclude.  

Che fare? Dal 2010, oltre 50 mila vittime sono state identificate, a volte in grado di testimoniare in tribunale (un migliaio l’anno), risultando in condanne. Papa Francesco ha chiesto di porre fine alla schiavitù entro il 2020, con una campagna basata su «3 P» – prevenire, perseguire, punire.

Noi cittadini possiamo aiutare: siamo il mercato. I nostri cellulari contengono coltan e cassirite, estratti da schiavi in Congo e trafficati in Belgio. Molti indumenti, scarpe e borse che indossiamo, sono manufatti in Asia da minorenni. Il cioccolato che regaliamo contiene cacao della Costa d’Avorio raccolto da bimbi a un dollaro al giorno.

La stellina al naso magari proviene dalle miniere di diamanti canaglia in Sierra Leone. La cocaina sniffata in discoteca (222 ton l’anno in Europa) ha forse viaggiato nello stomaco di una «mula» che, dopo averla ingerita in Nigeria, l’ha defecata alla Malpensa. Quanto possediamo, indossiamo o mangiamo è verosimilmente contaminato da sangue, lacrime e sudore di schiavi. A noi la scelta.

In allegato l’articolo completo

Allegato:
30_milioni_di_schiavi_costa.doc

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *