TEMPESTE FINANZIARIE, CINA, INDIA – R.Prodi e T.Piketty – i colossi dell’economia reale –

Romano Prodi su Il Messaggero pubblica “Nuove regole per fermare la speculazione e salvare l’economia”. Scrive: Il crollo dei prezzi del petrolio non è però dovuto solo all’offerta saudita ma anche alla caduta della domanda cinese che, per molti anni, aveva incredibilmente aumentato il consumo di materie prime di ogni tipo. Le cose stanno cambiando non tanto per il più modesto sviluppo cinese quanto per il suo mutamento qualitativo. La crescita del gigante asiatico sarà infatti probabilmente solo (si fa per dire) tra il 6% e il 7%, ma su una dimensione che ne fa ormai il più grande mercato mondiale. La novità sta nel fatto che in Cina la crescita dell’industria (che assorbe tante materie prime) sarà trascurabile, mentre sarà di due cifre la crescita del settore dei servizi che ne  è un utilizzatore più modesto.

Prosegue il Professore: La tempesta finanziaria è quindi partita dalla Cina non tanto per le prospettive apocalittiche che qualcuno prevede ma perché i mercati finanziari cinesi sono ancora regolati in modo elementare ed i governanti hanno fatto interventi con il tatto di un elefante, bloccando e riaprendo i mercati in modo sostanzialmente casuale. Le turbolenze cinesi sono state tuttavia sufficienti per spargere il panico nei mercati dei capitali internazionali e, quindi, per portare tensione nei cambi. È interessante tuttavia notare come la svalutazione del 10% dello yuan rispetto al dollaro, un fatto che in altri tempi avrebbe provocato reazioni durissime, sia passata quasi sotto silenzio: una dimostrazione di quanto tutti cerchino di evitare un rallentamento troppo forte dell’economia cinese, diventata ormai un pilastro fondamentale dell’economia mondiale.

Continua: Se quest’analisi è fondata dobbiamo spiegare a noi stessi perché, nelle scorse settimane, abbiamo avuto veri e propri drammi nei mercati dei capitali (…) per proseguire aprire l’allegato

Thomas Piketty nell’articolo “La grande scommessa del gigante indiano”, su La Repubblica, analizza invece  i dati macroeconomici dell’altro colosso dell’economia mondiale, l’India. Ha i numeri per superare Cina e Usa ma le caste rischiano di rallentarlo. Non è tutto semplice: ci sono ancora problemi di sanità e istruzione. E il divario fra ricchi e poveri è sempre maggiore. Bangalore, la capitale dell’high tech indiano, dove hanno sede molte industrie

Mentre crescono i dubbi sulla Cina e sul suo sistema finanziario, sempre più persone guardano all’India come alla possibile locomotiva dell’economia mondiale negli anni e nei decenni a venire. La crescita di Delhi nel 2016-2017 dovrebbe sfiorare l’8%, come nel 2015, contro il 6% della Cina. Certo, l’India parte da un livello più basso, con un potere d’acquisto medio di circa 300 euro al mese per abitante (contro i 700 della Cina e i 2mila dell’Unione Europea), ma a questo ritmo potrebbe colmare il distacco dall’Europa in meno di 30 anni (15 per la Cina).

Aggiungiamo che la demografia gioca a favore dell’India: secondo l’Onu, la popolazione indiana entro il 2025 dovrebbe superare nettamente quella cinese (che sta già invecchiando e diminuendo).

Nel XXI secolo, l’India diventerà la prima potenza mondiale per popolazione, e forse anche la prima potenza mondiale in assoluto. Tanto più che può contare su solide istituzioni democratiche ed elettorali, libertà di stampa e Stato di diritto. (…) Per proseguire aprire l’allegato

Allegato:
nuove_regole_per_fermare_la_speculazione_prodi.doc
il_gigante_indiano_piketty.doc

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