Perché ho lasciato la Cisl

La scelta di Antonello Assogna che ha lasciato la Cisl per proseguire l’impegno sindacale nella Uil dovrebbe fare riflettere nel mondo cislino. Dubitiamo che possa avvenire in forma pubblica ma siamo sicuri che molti lo faranno inseco, sperando che prima o poi si possa  riprendere parola, senza timori, nella Cisl ora governata con un “centralismo”assai poco democratico. Quante sono le storie come o simili a questa…

Pubblichiamo l’articolo “La scelta di Antonello” postato su https://www.il9marzo.it/?p=9310

< La scelta di Antonello – admin 31 dicembre 2022 25 Commenti  – Antonello Assogna ha affidato ad una rivista poco conosciuta ma che arriva a molti nell’ambiente politico-culturale-sindacale da cui proviene (in breve, fra i mariniani) una “pubblica confessione” sui motivi per cui “a malincuore” ha lasciato la Cisl ed ha accettato di proseguire l’impegno sindacale in una federazione della Uil (qui trovate il link a “Democratici cristiani”, l’articolo di Assogna è a pagina 19).

Le cose che dice e la storia che racconta, senza aver mai avuto alcun contatto con lui (tanto meno negli ultimi anni, quelli della sua collaborazione con Giuseppe Gallo, il dante causa di Giulio Romani e intellettuale di riferimento di nonna Anna Maria) corrispondono a molte delle cose che scriviamo e raccontiamo da quasi otto anni su questo blog.

Quando Assogna dice che il distacco sindacale gli è stato revocato dalla Femca via mail senza preavviso perché giudicato “in dissenso”, vediamo la stessa storia di Maurizio Ori (salvo il mezzo di comunicazione, che fu un plico postale invece della mail) cacciato dall’illegittimo comissario della Fai come rappresaglia per aver chiesto il voto segreto sulla delibera di scioglimento della federazione.

Quando Assogna racconta di essersi messo a disposizione per nuove esperienze interne alla Cisl” e di aver atteso invano a noi viene in mente Giampiero Bianchi licenziato dal dottor Sbarra dell’Anas, al quale è stato impedito di trovare un’altra collocazione, anche di tipo impiegatizio, presso qualsiasi struttura o ente o quel che fosse anche vagamente legata alla Cisl; c’era chi sarebbe stato disposto a prenderlo, ma tutto venne fermato dal veto di quel licenziatore di padri di famiglia.

Quando Assogna lamenta che nella selezione dei dirigenti nella Cisl si seguono logiche “finalizzate più alla fedeltà che alla lealtà e alle capacità politico-negoziali” e che questo è legato al “progressivo affievolimento del dibattito interno all’organizzazione e dei meccanismi democratici” noi riconosciamo lo stesso giudizio che ci ha portati a convergere, assieme agli amici di sindacalmente.org ed a Savino Pezzotta per costituire l’associazione “Prender parola”, che è presentata il 31 maggio scorso a Verona, in omaggio a Fausto Scandola.

Quando Assogna riconosce, in senso autocritico, di poter aver avuto “qualche responsabilità”, per piccola che sia stata “per l’involuzione dei processi interni all’organizzazione” sentiamo in queste parole la stessa sensazione che anche molti di noi hanno provato. E diciamo a lui quel che abbiamo detto, in coscienza, a noi stessi, e cioè che rendersi conto del decadimento dell’organizzazione è facile quando ne sei vittima. Ma sarebbe stato più utile farlo prima, e dirlo pubblicamente.

Quando Assogna ricorda lo sceneggiato Rai “E le stelle stanno a guardare” (sotto il post trovate un video per capire meglio il riferimento) per dire che un conto è lasciare un incarico per aver perso le elezioni, un conto è essere buttati fuori perché sgraditi a chi vuole il controllo dell’organizzazione, ci torna in mente il colloquio che un paio di noi ebbero dopo l’illegittimo commissariamento della Fai con uno dei pochi dirigenti della Cisl che ancora ci rivolgevano la parola: “Caro Maurizio – disse a Maurizio Ori quel dirigente – lascia perdere e accetta la situazione, perché è come quando si perde un congresso”. Al che fu facile, ma anche inutile, rispondergli che quel congresso era stato vinto (e il commissariamento era illegittimo, lo ricordiamo, proprio perché serviva a vanificare quel risultato ed a portare la Fai sotto il controllo del gruppo di potere insediatosi a Via Po 21; e non averlo fermato ha poi provocato quello della Fp, l’atto di forza in Campania con motivazioni poi smentite dal giudice e altre cose ancora).

Infine, quando Assogna spiega di aver accettato, preso atto dell’impossibilità di lavorare per la Cisl, “di continuare a rappresentare i lavoratori affrontando una nuova esperienza nella Federazione di categoria della Uil”, riconosciamo in questa decisione la stessa drammaticità ma anche lo stesso valore che abbiamo riconosciuto a suo tempo alla scelta di Pinuccio, quando nel febbraio 2017 abbiamo commentato il passaggio di Pinuccio Rustioni alla Uila scrivendo, fra l’altro:

il bivio oggi non è tanto se restare in un’organizzazione o andare da un’altra parte, ma fra tornare ad essere sindacato-associazione (dentro a qualsiasi organizzazione ci si trovi), per dare voce ai lavoratori, o trasformarsi definitivamente in una casta, una burocrazia che vive sulle spalle di chi lavora. Quale che sia la sigla, e quale che sia stata la storia”.

Quasi sei anni fa, Pinuccio ha scelto di continuare la stessa esperienza di rappresentanza sotto altre bandiere. Altri l’avevano fatto prima e molti altri l’hanno fatto dopo, come ora fa Antonello Assogna. E la Uil, ancora una volta, ringrazia.

C’è quasi da chiedersi se non sarebbe meglio, invece di procedere con questo sgocciolamento che rafforza la Uil ma non giova alla rigenerazione della Cisl e dei suo valori fondanti, provocare un’adesione collettiva alla Uil e costruire lì dentro una componente di cultura Cisl. In fondo l’unificazione era un progetto che non si riuscì a fare nel 1950 per la paura dei laici di essere schiacciati dalla componente cattolica predominante nella Cisl. Ma oggi che anche la Cgil va a prendersi le benedizioni in Vaticano si potrebbe prendere atto che le carte si sono rimescolate.

O magari è meglio di no, magari è meglio che chi sta nella Cisl con sofferenza tenga le posizioni in attesa che da qualche parte arrivi una svolta.

Ad ogni modo, questo è un tema che dovrà essere ripreso nel 2023. E l’augurio che facciamo è che tutta la gente che, ovunque collocata, sente la necessità di ridare attualità alla storia della Cisl trovi occasioni di incontro e collaborazione

PERCHÉ A MALINCUORE HO LASCIATO LA CISL – Una pubblica confessione di Antonello Assogna

  • Erano gli “anni di piombo”, del terrorismo, delle lotte dei lavoratori e del mondo diviso in blocchi. dichiararsi cattolici nelle scuole superiori e nelle università non era facile
  • È la stessa CISL che mi ha formato così: non essere a tutti i costi “ragazzi del coro” (cito indegnamente Carlo Donat-Cattin)
  • L’esperienza da “contrattualista” è stata quella che più ha caratterizzato il mio impegno-https://www.ildomaniditalia.eu/wp-content/uploads/2022/12/DEMOCRATICICRISTIANI.pdf