La prepotenza delle armi e la “logica”del bambù
La tragedia delle bombe e il ritorno della guerra nel cuore dell’Europa, dopo 80 anni, come strumento della politica e la conseguente corsa agli armamenti. Si può reagire a questa tendenza? Probabilmente sì se saremo in grado di mantenere la mobilitazione della politica, i cittadini, della cultura, come in questi drammatici giorni. Il sindacato italiano e quello europeo possono fare molto anche per arginare tendenze “maccartiste”, già in atto, verso qualsiasi simbolo russo. Quanto avvenuto, ad esempio, alle Paraolimpiadi in Cina (esclusione dalle gare degli atleti disabili russi e bielorussi) è semplicemente vergonoso e inacettabile.
Putin è uno spettro del passato, ma parecchi lo rincorrono! (vedi allegato)L’eterna illusione dei nazionalisti che a ogni stato corrisponda una nazione omogenea, non può essere ancora il principio che governa il destino delle persone. Non facciamoci trascinare in quel tipo di politica della guerra fredda che, nella seconda metà del secolo scorso, portò vicino alla guerra nucleare all’epoca dei missili cubani (ottobre 1962), furono tredici giorni di tensione massima e poi la convivenza pacifica fu più sicura per un patto politico tra John Kennedy e Nikita Kruscev.
Oggi, come Europa e come Occidente, serve seguire le orme che portarono Henry Kissinger, trascinandosi il presidente repubblicano Richard Nixon (conservatore e anticomunista doc!) ad incontrare il “diavolo”, il capo comunista della “immensa” Cina Mao Tze Tung allora fuori dall’Onu e sostituita, per volontà dell’Occidente, dalla “piccola”Taiwan. Un evento di cinquant’anni fa che ci insegna una strada percorribile sempre – https://www.repubblica.it/esteri/2022/02/21/news/nixon_mao_50_anni_dopo-338584861/ . John Biden finora ha seguito una diversa strada per escludere da confronto Cina e Russia come dimostra l’evento mondiale on line, di poche settimane fa, con l’invito a 150 paesi ( tra i quali molti dittatori che violano la carta internazionale dei diritti).
Vedi articolo correlato sui rapporti Usa-Cina sulla competizione tecnologica https://www.rainews.it/archivio-rainews/articoli/Secondo-Henry-Kissinger-la-competizione-tra-Usa-e-Cina-non-deve-trasformarsi-in-una-guerra-tecnologica-673884db-df8e-4942-ac4a-f5ab9e8dadd5.html
Cina e Russia sono state anche ai margini – o emarginate – nella Conferenza di Glasgow per la transizione climatica che il ritorno degli armamenti allontana il raggiungimento degli obiettivi indicati a causa della “guerra per l’energia”.
In questi drammatici giorni forse non era possibile fare altrimenti da quanto è stato illustrato da Mario Draghi nella nota informativa alla Camera e al Senato (vedi allegato) a cui è seguita la mozione votata a stragrande maggioranza al Senato e all’unanimità alla Camera. Gli eventi storici che sono sfociati nel riportare la guerra al centro dell’Europa, con al centro l’invasione dell’Ukraina, si possono leggere nella nota 52 del Servizio Affari Internazionali del Senato, un clic su questo link https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/18/DOSSIER/0/1340055/index.html?part=dossier_dossier1 . Stiamo raccogliendo alcuni articoli a commento della storia dell’Ucraina, la piccola Russia, che allegheremo in un secondo tempo o con un nuovo abstract.
La gravità dell’azzardo di Putin (violazione della prima norma del diritto internazionale di rispettare le frontiere e la sovranità dei singoli paesi) ha determinato una risposta, un’opposizione che non si era mai vista tanto ampia: all’Onu, con la Cina astenuta; tra i 27 paesi del’Unione Europea; nel Parlamento italiano e quanto si sta muovendo nella società civile, nello sport, nella cultura. Quanto sta emergendo come contestazione nella stessa Russia che ha reagito con oltre 7.000 arresti.
Quando la parola passa alle armi la prima vittima è la verità su quanto accade e sulle responsabilità; viene meno la razionalità delle scelte, che spesso portano alla deriva approdando a lidi insidiosi, anche se non voluti. Affamare un popolo perchè si rivolti contro il potere che lo governa non è una strategia che portì sempre un buon futuro. A conclusione della sanguinosa prima guerra mondiale venne stipulato iI trattato di Versailles (1919) che impose alla Germania pesanti sanzioni e spropositati risarcimenti che furono uno dei principali motivi per alimentare il nazionalismo e l’ascesa di Adolf Hitler e lo scatenamento della seconda guerra mondiale (60 milioni di morti). Le sanzioni vanno ben mirate e alcune decisioni di questi giorni non hanno tale caratteristica ( es. nel campo della cultura, nel campo dello sport).
La storia può insegnare molto per imboccare strade più coraggiose e efficaci per contrastare la prepotenza delle armi, l’intolleranza verso l’espressione del pluralismo nelle sue diverse tipologie (politiche, etniche, religiose che siano). Il piccolo e significativo caso italiano dell’Alto Adige può insegnare molto: il terrorismo che rivendicava indipendenza per quelle aree geografiche fu sconfitto non già militarmente ma con iniziative e proposte politiche che hanno accolto istanze di valenza etnica e storiche.
Non pochi si sono posti l’interrogativo se era possibile non accogliere la richiesta del coraggioso presidente ucraino Zelensky per l’invio di armi necessarie per un’autodifesa contro l’invasore. Se riflettiamo sul fatto che l’Ucraina è stata ben armata dall’Occidente in questi ultimi 10 anni; forse non è di armi che hanno bisogno gli ukraini come priorità stante il fatto che la guerra in atto è impari (Nato e Eu hanno scelto di non entrare in guerra con la Russia per ciò che tutto conseguirebbe) e dall’esisto scontato che può avvenire in modo più o meno disastroso per il futuro di quel martoriato paese.
Esiste un’alternativa credibile all’invio delle armi, alla proposta di brigate internazionali irregolari a sostegno di una possibile lotta partigiana? Uno scenario che abbiamo visto in altri parti del mondo che quando s’innesca dura per anni dove il dolore e i lutti trasformano, in genere negativamente, le persone. Le armi nelle mani di formazioni irregolari se non deposte al termine del conflitto armato, che certamente registrerà pesanti compromessi, possono creare situazioni ingovernabili per lunghi anni. E’ una domanda drammatica alla quale ha risposto sì l’Eu con il sostegno attivo della maggioranza degli stati membri. Può essere condivisa anche in assenza, come oggi è, di una proposta politica di compromesso da presentare alla Russia?
Riflettiamo su l’articolo di Vito Mancuso “Se vuoi la pace prepara la pace” (v.allegato) che si contrappone all’antica convinzione degli antichi romani “Si vis pacem, para bellum“, e sul continuo richiamo di papa Francesco e della diplomazia vaticana che giudica negativamente l’invio delle armi al governo ucraino e la rincorsa agli armamenti dei singoli stati. Dobbiamo condividerli solamente come una nobile esortazione morale e etica oppure pensiamo che possono diventare una scommessa della politica, ovvero della capacità di costruire compromessi – oggi evanescenti e contraddittori – che tengano conto della realtà sociale-politica di questi ultimi trent’anni?
Clamoroso! Il “sottosegretario governativo” Luigi Sbarra (che svolge anche funzioni di segretario generale della Cisl) ha trovato il modo di sfilarsi dalla manifestazione di Sabato 5 Marzo, indetta a Roma dalla Rete per la pace e il disarmo, con il pretesto che il testo della convocazione (vedi allegato) non è in linea con le parole e le scelte del Governo sul punto relativo alle armi agli ucraini e armamenti nei singoli stati Eu e per la Nato. E’ una manifestazione più orientata sulle parole di Papa Francesco e sulla politica vaticana che non su quella dei governi europei. Pulman di militanti cislini del Lazio hanno comunque confermata la partecipazione. Savino Pezzotta rilascia questa dichiarazione :”Cislini scendete in piazza, contro la guerra e la denuncia dell’aggressore non ci sono distinzioni; io invito tutti i cislini a scendere in piazza a Roma il 5 marzo alla manifestazione di “Europe for peace“. In allegato la lettera di sganciamento di Luigi Sbarra e con questo link potete leggere le dichiarazioni di Savino Pezzota pubblicate da Bergamonews https://www.bergamonews.it/2022/03/04/ucraina-manifestazione-per-la-pace-cisl-diserta-pezzotta-cislini-scendete-in-piazza/499112/
Hin et nunc, qui e ora, pensiamo sia credibile un’alternativa reale all’invio di armi, che ben poco sposta nel rapporto con i carri armati e i numerosi battaglioni russi, alleggerisce la coscienza guardando da lontano chi uccide come invasore e chi per legittima autodifesa.
Come? Rileggiamo le proposte di uno dei principali e lungimiranti consiglieri di presidenti Usa, quel Henry Kissinger che fin dal 2014 ha indicato la strada per costruire una pacifica convivenza in un’area tanto difficile come testimonia la storia dell’Ucraina. E’ un’alternativa reale a quella decisa in sede Eu del rilancio del militarismo imperniato sul rafforzamento della Nato e delle spese nazionali per la difesa. Se si vuole davvero far cessare di parlare alle armi ritornano al confronto determinati a ricercare un compromeso di alto profilo. E’ forse un’utopia pensare di inverare quanto ipotizzato dal prof Tomaso Montanari e da Michele Serra in “I leader Eu a Kiev come schudi umani”. Scrive Serra “.. Se dunque, per ipotesi utopistica fino a un certo punto, l’Unione Europea stabilisse che la propria presenza vale almeno quanto quella di migliaia di volontari, attivisti, operatori di pace; e decidesse che il prossimo Consiglio dei ministri d’Europa dovesse avere sede a Kiev; ospiti, i rappresentanti dei ventisette Paesi della Ue, non di un Paese membro, e nemmeno di un Paese “da annettere”, ma semplicemente di un Paese martire alle porte orientali dell’Unione, un Paese bombardato nel quale uomini di Stato disarmati portassero la loro testimonianza di solidarietà; se ventisette ministri, nel caso in questione i ventisette ministri degli Esteri, o meglio ancora ventisette premier, facessero della propria presenza fisica un’arma, anzi una testimonianza ben più forte di un’arma: che effetto farebbe, sulla scena del pianeta? Sarebbe o non sarebbe un atto inedito, una novità assoluta nel copione?(…) vedi allegato
La politica a volte sa inventare soluzioni. Certamente se anzichè inviare armi e attendere il triste finale si potrebbe portare nella Kiev assediata i principali leader europei, scortati da adeguate squadre speciali di protezione, con lo scopo dichiarato pubblicamente a tutto il mondo di voler esporre al legittimo governo di Zelensky un percorso di compromesso politico che prenda spunto da quanto indicato già nel 2014 da Kyssinger (forse oggi sono premesse insufficienti stante quanto la guerra ha già modificato, ma finora ne la Ue, ne il governo italiano hanno mai affermato istituzionalmente e pubblicamente una siffatta volontà) che nei primi punti prevedeva:
– L’Ucraina dovrebbe avere il diritto di scegliere liberamente le sue associazioni economiche e politiche, anche con l’Europa.
– L’Ucraina non dovrebbe aderire alla NATO, una posizione che ho preso sette anni fa, l’ultima volta che se ne è parlato.
– L’Ucraina dovrebbe essere libera di creare qualsiasi governo compatibile con la volontà espressa dal suo popolo. I saggi leader ucraini opterebbero allora per una politica di riconciliazione tra le varie parti del loro paese. A livello internazionale, dovrebbero perseguire una posizione paragonabile a quella della Finlandia. Questa nazione non lascia dubbi sulla sua feroce indipendenza e coopera con l’Occidente nella maggior parte dei campi, ma evita accuratamente l’ostilità istituzionale verso la Russia
Mario Draghi nella sua relazione al Parlamento ha detto: “…La minaccia portata oggi dalla Russia è una spinta a investire nella difesa più di quanto abbiamo fatto finora. Possiamo scegliere se farlo a livello nazionale, oppure europeo. Il mio auspicio è che tutti i Paesi scelgano di adottare sempre più un approccio comune. Un investimento nella difesa europea è anche un impegno a essere alleati…”. L’auspicio di investire per la difesa comune può portare alla creazione di un corpo specializzato di Caschi blu europei per missioni deterrente e d’interposizione dove sorge l’urgenza di salvaguardare i diritti fondamentali di libertà. Rilanciando anche l’iniziativa per un nuovo ruolo dell’Onu e dei suoi Caschi blu, abolendo il diritto di veto nel Consiglio di Sicureezza. Sulla scomparsa del ruolo dell’Onu ha scritto Domenico Quirico (vedi allegato)
Savino Pezzota posta sul suo blog “In ricerca” la storia del suo percorso di vita che lo ha portato alla cultura e alla pratica della non violenza. Una lunga riflessione con più interrogativi per quanto sta succedendo con la guerra di aggressione nel centro dell’Europa e per l’invio di armi. Scrive: … Come vivere questa contraddizione tra la volontà di pace e gli ideali non violenti e l’invio di armi. Mi posso opporre? Lasciando gli Ucraini senza aiuti mentre una potenza dispiega ogni arma e agita il ricorso al nucleare? Confesso che ho passato alcuni giorni in confusione e in ambasce. Diventa dunque necessario credere che la pace si prepara con la pace. Per fare questo è necessario non rassegnarci all’uso delle armi ed evitare che l’Europa si riunifichi sotto segno delle armi. Il rischio è che tutto questo che oggi viene imposto sotto il segno della necessità contingente diventi un elemento permanente e che l’Europa tendi a diventare un continente militarizzato. NO! noi dobbiamo restare una unione di pace e di speranza per tutto il mondo e non allinearci alle realtà militarizzare che cercano di dominare il mondo. (…) per proseguire aprire https://savinopezzotta.wordpress.com/– Sul No alla guerra e alle armi potete leggere in allegato uno stralcio dell’ultimo libro, postumo, di Gino Strada “Una persona per volta” ed. Feltrinelli che è stato pubblicato su La Stampa.
Romano Prodi rilascia a Fabio Martini, su La Stampa, un’intervista in cui afferma che “Putin ha fatto un grande errore storico non capisce le democrazie …”. Molte le domande tra le quali questa Senza l’allargamento dell’Unione ad Est saremmo ripiombati nella guerra fredda da 10-15 anni? O quel processo è stato troppo accelerato? «Allora si disse che l’allargamento era stato fatto con troppa fretta. Ma se non mettevamo a posto una così gran parte dell’Europa, quale sarebbe oggi la situazione? Come ci troveremmo se la Polonia fosse nelle condizioni dell’Ucraina? Ogni giorno dobbiamo fronteggiare i noiosi, e a volte terribili, problemi che ci pongono polacchi e ungheresi, di nuovo tentati dal loro nazionalismo. L’Europa li tiene però ancora legati alla democrazia: la capiamo o no la grandezza dell’Unione e del suo ruolo? Ci vogliamo ricordare che dentro i nostri confini non è mai scoppiata una guerra? Mentre appena fuori da questi confini si è avuta la tragedia della Jugoslavia!». ( …) in allegato il testo completo
Ancora una riflessione: siamo ancora lontani dal poter fare ricorso a livello di popolo alla cultura della disobbedienza civile (serve rileggere il libro “Il bravo soldato Sviek”) per contrapporsi alla prepotenza delle armi; pertanto pensiamo sia indispensabile, per sopravvivere e dare un senso al suo futuro, che l’Ukraina – soverchiata militarmente dalla Russia e di fatto militarmente lasciata sola – segua, oggi, il comportamento del bambù che si flette, quando il vento e la tempesta sono intensi, ma non si spezza.
E’ un richiamo, il comportamento del bambù, che Alberto Tridente, un grande sindacalista torinese con forte vocazione internazionalista, spesso riproponeva ai tanti giovani ribelli e impazienti nella seconda metà del secolo scorso, quando la lotta sindacale si faceva durissima, e con ostacoli insuperabili, seppure animata da nobilissimi ideali. Era un richiamo per fare il conto realistico delle forze in campo e con i costi da pagare: riflettere per decidere di flettere prima di spezzarsi
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