LA COSTITUZIONE IN FIAT -A.Serafino- Consulta su art.19 b
La Costituzione deve ritornare in Fiat, il punto b dell'art.19 dello Statuto è incostituzionale. Il 3 luglio dal Palazzo della Consulta, a Roma, è stato emesso un breve comunicato (allegato) che ha fatto notizia e riaperto antiche e nuove questioni. La Corte Costituzionale, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 19, primo comma. lett. b) dello Statuto dei lavoratori nella parte in cui non prevede la rappresentanza sindacale aziendale se non si sottoscrivono gli accordi. La Corte afferma che la rappresentanza si debba attivare anche quando pur non avendo stato sottoscritto un accordo si è partecipato al negoziato. Ora si attende il testo con le motivazioni per meglio comprendere il significato di “partecipazione”.
La strategia della Fiat subisce un duro contraccolpo come pure quella dei sindacati ( Fim e Uilm in testa) che l’hanno avvallata, contando su un’interpretazione letterale dell’art. 19, mutilato da un infelice Referendum del 1995 (promosso da radicali e parte della sinistra).
I Tribunali di Modena, Vercelli e Torino, chiamati in causa per decidere sull’attività antisindacale della Fiat verso la Fiom, avevano nei mesi scorsi rimesso la questione alla Corte che il 2 luglio ha deciso ripristinando, alla Fiat e per le aziende che ne seguono l’esempio, il principio originario dello Statuto dei lavoratori, di democrazia costituzionale nei luoghi di lavoro, che tiene conto della effettiva rappresentatività delle organizzazioni sindacali, senza condizionare l’agibilità delle rappresentanze sindacali alla firma o meno di un contratto.
Questa sentenza, unitamente al recente accordo interconfederale unitario, sottoscritto anche da Confindustria, dovrebbe quanto prima delineare nuove relazioni anche per Fim, Fiom e Uilm, a partire dalla Fiat. Ed è anche tempo che il Parlamento approvi una legge sulla rappresentanza sindacale e sulla validità erga omnes degli accordi sottoscritti, recependo l’accordo unitario interconfederale senza apportarvi modifiche.
La Fiom e la Cgil hanno manifestato grande soddisfazione. La Fiom ha diffuso nelle fabbriche un volantino (allegato). C’è stato invece un evidente imbarazzo nelle altre organizzazioni, come si può ben cogliere nelle pungenti dichiarazioni del Segretario Nazionale della Fim-Cisl Giuseppe Farina in occasione della polemica con la Presidente della Camera Boldrini dopo il suo rifiuto all’invito di Sergio Marchionne di visitare la Fiat Savel.
Afferma Farina “Lo sa l'onorevole Boldrini che i contenuti degli accordi sindacali fatti in Fiat sono oggi gli stessi dell'accordo Cgil, Cisl, Uil, del 31 di maggio, che tutti, a partire dai partiti politici, hanno giudicato storico? Lo sa l'onorevole Boldrini, che se la Fiom negli accordi di Pomigliano, Mirafiori avesse accettato l'opinione maggioritaria dei lavoratori e le stesse regole confederali del 31 di maggio 2013 che dice oggi di condividere, la Fiat non sarebbe uscita da Confindustria e la Fiom dalla Fiat; e ci saremmo tutti risparmiati le divisioni sindacali e la scomposta e dannosa invasione dei tribunali nelle relazioni sindacali, che di certo non aiuta l'attrattività del nostro paese agli occhi degli investitori esteri?Lo sa l'onorevole Boldrini che la Fiom è stata esclusa dalla possibilità di nominare le proprie rappresentanze sindacali in Fiat proprio in coerenza e in applicazione dell'art.19 dello Statuto dei Lavoratori che essa stessa aveva voluto modificare, in funzione anti-cobas con il referendum popolare del 1995?”.
Il Segretario nazionale della Fim ricalca la nota tesi che “gli accordi sindacali fatti in Fiat e voluti dalla larga maggioranza dei sindacati e dei lavoratori, sono tutti fatti nel rispetto delle leggi e dei diritti dei lavoratori”. Dimentica però che in Fiat il combinato disposto per misurare la rappresentatività fondata sul numero degli iscritti e dei voti per le Rsu ( come definita negli accordi unitari confederali, del 2011 ed ora 2013) non è stato attivato al fine di sottoscrivere un accordo da sottoporre poi ai lavoratori. E sull’art 19 mutilato si è espressa ora la Corte.
La Fim Nazionale rispetta ma sottolinea le contraddizioni che la sentenza della Corte potrebbe far insorgere come ad esempio“..Il rischio è che si possa generare una situazione paradossale nella quale la Fiom, ormai il sindacato con meno iscritti in quasi tutti gli stabilimenti Fiat, potrebbe avere un numero maggiore di RSA nominate e non elette, superiore a quelli dei lavoratori che appartengono ai sindacati che hanno sottoscritto accordi e si sono assunti responsabilità e hanno un maggior numero di iscritti”.
E’ tempo di operare una radicale svolta sulle strategie seguite da Fim, Fiom e Uilm. E’ cambiato il contesto economico-produttivo in cui si era generata la rottura. E’ cambiato nel modo più imprevisto il quadro politico. Le prospettive per i lavoratori occupati sono preoccupanti, ancora peggio per chi sta terminando gli ammortizzatori sociali o vi è collocato da anni, ancora più grave la situazione dei disoccupati e dei giovani senza futuro. Non hanno sbagliato solo la Fim e la Uilm aderendo con grande disponibilità, troppa, alla strategia di Sergio Marchionne; anche la Fiom ha mal valutato il quadro complessivo economico in cui inserire un rapporto di forza sindacale, confidando nella “tradizione”.
Le clausole “americane” introdotte con l’accordo di Mirafiori (dicembre 2010) hanno reso tutto più difficile per il sindacato che “conta sempre meno” sia che dica Sì sia che dica No. La Sentenza della Corte può aiutare a trovare una soluzione diversa e concordata in primo luogo tra Fim, Fiom, e Uilm.
La Sentenza della Corte è ragionevole perché ricorda che la prima fonte legislativa è la Costituzione che deve essere rispettata nei suoi capisaldi. Firma o non firma? Non è questo che può impedire la presenza e l’agibilità sindacale. Anche la Fim e la Uilm penso che ne siano convinte.
Il problema è la frubilità di quel monte ore retribuite e dei permessi per partecipare alle istanze, alle tante commissioni bilaterali che sono state costituite, negli ultimi tempi anche senza la firma della Fiom, per gestire, a volte cogestire, l’applicazione di un accordo, che nell’esperienza sindacale è stato fatto, in genere, anche da chi non ha firmato un accordo riconoscendone la validità. E su questo la Fiom si deve dare una mossa per scuotere il proprio ed altrui immobilismo. Non è così lontano il punto d’incontro unitario. E’ possibile. è alla portata di mano!
Ci vuole uno spirito un po’….francescano, di novità e di ottimismo. Non è che si perde il riconoscimento di far parte dell'area progressista e di sinistra se si consiglia alla Fiom di modificare anch'essa la strategia fin qui seguita e se si pensa che la Presidente Laura Boldrini meglio avrebbe fatto di dire le stesse cose che ha detto a mezzo stampa davanti ai lavoratori della Sevel accettando l'invito di Sergio Marchione. Un invito …un tantino polemico se ricordiamo il contesto in cui è stato avanzato.
Di quanto ha detto la Corte Costituzionale ne aveva certamente coscienza il Segretario Generale delle Cisl Raffaele Bonanni, fin dal 28 dicembre 2010 pochi giorni dopo l’accordo separato a Mirafiori. Riportiamo parte di quanto pubblicato da La Stampa «.. Quanto a Mirafiori, chi non è d’accordo, merita di perdere i diritti sindacali? ”Non siamo stati noi – risponde Bonanni – , è l’azienda che per fare l’investimento ha voluto certe garanzie, basate su quanto stabilito dallo Statuto dei Lavoratori. Io non ero d’accordo, ma la Fiat ne ha fatto una questione dirimente. E credo abbia insistito perché nell’ultimo semestre la Fiom ha avviato un braccio di ferro..”.
Anche per questo, dopo l’accordo interconfederale del 31 giugno 2013 si può fare la svolta in Fiat.
Nove allegati per maggior informazione
Allegato:
consulta_dichiara_incostituzionalita_art_19_3_07_03.pdf
la_consulta_apre_i_cancelli_alla_fiom_romagnolli.doc
sentenza_consulta_contraddizioni_fim_cisl_3-7-13.pdf
costituzione_rientra_in_fiat_alleva.doc
volantino_13_07_03-sentenza.pdf
fiat_art_19_bonanni_2010.doc
fiat_farina_boldrini.doc
lettera_della_presidente_della_camera_boldrini_a_marchionne.doc
art_19_lingotto_fiom_il_sole.pdf
Sono pienamente d’accordo, sul fatto che non è giusto che se un’organizzazione sindacale, seguendo la volontà dei suoi delegati o iscritti, non firma un accordo sindacale dopo aver partecipato, magari attivamente, alle trattative nonostante che durante queste trattative proprio l’organizzazione che più ha gridato a democrazia e ritorno della costituzione in fabbrica, collabori con le direzioni aziendali per trovare il modo ed in ogni modo per far risultare che qualche organizzazione non esista in fabbrica o che non abbia partecipato alle trattative, e sì perché succede anche questo.
Quindi mi chiedo, visto la presenza tra gli operai di varie organizzazioni sindacali non solo confederali, questo diritto varrà anche per loro, o qualcuno adesso che è rientrato cercherà di trovare accordi per impedire anche a loro la democrazia? (come successe con l’accordo del 93-94 e nel 95, come successe con l’accordo del 28 giugno ed ora con quello del 31 maggio)noi stiamo vedendo questo, che adesso gli stessi firmano accordi (31 maggio) con regole che hanno escluso loro, quindi se si parla di democrazia, che sia democrazia e che tutti gli operai abbiano il diritto di farsi rappresentare da delegati e organizzazioni di loro fiducia (indipendentemente dalla sigla o dalla loro grandezza) e che in fabbrica abbiano, tramite loro, la possibilità di farsi sentire e influire nelle trattative aziendale perché riguardano anche loro. Perché sono convinto che gli operai sanno valutare da soli, vedendo i fatti in fabbrica, chi li difende seriamente, e chi invece utilizza un’immagine mediatica e politica per nascondere le proprie incapacità e pensa più a tenere in piedi questa immagine e si dimentica degli operai, lì sul luogo di lavoro.