Il giudice boccia Sbarra
Il giudice, dopo una vertenza iniziata al termine della gestione di Anna Maria Furlan e durata più anni, ha dato torto al segretario Generale della Cisl Luigi Sbarra, e altri due ricorrenti nazionali, nella causa intentata contro Giovanni Graziani, per alcune frasi ritenute diffamatorie contenute in spot pubblicati sul sito www.il9marzo.it –
Fin dall’inizio, leggendo l’atto di citazione, l’iniziativa del vertice Cisl lasciava ben trasparire che si trattasse di una lite temeraria messa in atto per intimidire (richiesti 300.000 € per risarcimenti morali) chi gestiva quel sito, che è stato fondato come reazione all’ingiustificato commissariamento della FAI-Cisl (2015) e successivamente ha dato sostegno a Fausto Scandola per la sua coraggiosa denuncia degli stipendi e pensioni irregolari di Raffaele Bonanni e di altri dirigenti nazionali Cisl.
Savino Pezzotta, sulla chat di Prendere parola, commenta così l’attesa buona notizia “Si è svelato l’arcano le querele non servivamo alla verità dei fatti, ma all’intimidazione, per scoraggiare che altri seguissero l’esempio del pensiero critico e pertanto era necessario creare dei fastidi a chi diceva cose non gradite ma vere. Grazie di cuore e da vecchio Cislino a Graziani, a cui oggi da Via Po dovrebbero pervenire delle scuse”
Sul sito www.il9marzo.it trovate più articoli e numerosi commenti su questo e altri casi che riguardano il decadimento della democrazia interna della Cisl e del comportamento di dirigenti di vertice come la vicenda di Giulio Romani, ora membro della segreteria della CES. Vedi articoli con questi link https://sindacalmente.org/content/art-15-statuto-e-penale/ (art.15 Statuto e penale); https://savinopezzotta.wordpress.com/2022/10/23/5077/ (due pesi e due misure); https://www.il9marzo.it/?p=9828 (l’impunito piccolo, piccolo).
Di seguito potete leggere il commento del 9marzo sulla sentenza che ha dato torto al segretario generale della Cisl Sbarra e altri ricorrenti. Con questo link https://www.il9marzo.it/?p=9879 potete leggere l’articolo che spiega in sintesi la vertenza giudiziaria di Sbarra & C contro Graziani e il9marzo. .
Il valore della causa admin 31 maggio 2024
A ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà. (Siracide 15, 17)
<< Avevano picchiato duro con le loro richieste gli avvocati di Via Po 21. L’atto di citazione contro questo blog chiedeva un risarcimento stratosferico, pari a eur. 100 mila per ciascuno dei mandanti, cioè la Cisl attraverso la segretaria generale dell’epoca, il dottor Sbarra dell’Anas, in proprio e a nome della Cisl, ed il vigile Ragazzini, in proprio e per la Fnp.
Picchiando duro a scopo intimidatorio, gli avvocati ed i loro mandanti hanno dato alla causa un grande valore. Non erano obbligati a farlo, perché chi si sente diffamato a volte chiede somme solo simboliche, per sottolineare di non essere avido di soldi ma solo di giustizia. Così come non erano obbligati a insistere nella causa dopo che l’iter era stato fermato due volte, prima per il tentativo di conciliazione previsto dalla legge e che loro avevano saltato (se non vi avessero dato corso, tutto si sarebbe fermato senza vincitori né vinti) e poi quando è stata eccepito il difetto della procura, conferita nel 2019 e usata per contestare cose scritte nel 2020; anche a quel punto avrebbero potuto lasciar cadere la cosa, e invece hanno insistito. Confermando il valore della causa.
E almeno su questo punto la giudice ha dato loro ragione: e così ha condannato i tre attori a pagare le spese in base al valore della causa da essi stessi dichiarato. Scrive infatti la giudice:
“Le spese di lite seguono la soccombenza e sono liquidate come da dispositivo, avuto riguardo allo scaglione di valore individuato in base alla somma richiesta a titolo risarcitorio (300.000,00 euro), valore medio per tutte le fasi”.
Se avessero chiesto un euro a titolo simbolico, o avessero semplicemente avanzato una richiesta non palesemente infondata, anche la condanna alle spese, se ci fosse stata, sarebbe stata poca cosa. Ma il loro scopo era picchiare duro per spaventare. E allora la giudice li ha condannati
“alla rifusione delle spese di lite in favore del convenuto, complessivamente liquidate in euro 22.457,00 per compensi, oltre spese generali ed accessori come per legge”. Cioè, a occhio, più di 25 mila.
E così, Sbarra pensava di poter picchiare duro con la richiesta risarcitoria, e invece alla fine ad averle prese è stato lui, visto che dovrà pagare di spese legali più di quello che avrebbe mai potuto avere per risarcimento se avesse vinto.
Certo, poi lui ne esce sempre con il portafoglio salvo, visto che il conto lo rimetterà alle casse confederali. Ma intanto ha fatto pubblicamente una figura meschina. Voleva picchiare (metaforicamente) ed è uscito (metaforicamente) picchiato. Perché, come dice la Bibbia, a ognuno sarà dato quel che gli sarà piaciuto. A lui è piaciuto il gioco duro, e gioco duro è stato. Anche se poi ne è uscito gonfio di botte come una zampogna. >>.
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