Giustizia: civile, penale e referendum

Mettere al centro dei problemi i tempi della prescrizione – e ora dell’improcedibilità di un processo –  e stato fuorviante per comprendere le diverse fasi che debbono essere riorganizzate per rendere più efficiente la “macchina” della Giustizia (civile e penale) e il funzionamento autonomo dei suoi organismi di autogoverno. La prescrizione è l’ultima fase. Una casa non la si costruisce iniziando dal tetto. Eppure il dibattito e l’informazione si è focalizzata sul penale e sulla prescrizione con l’agitazione delle “bandierine identitarie” dei partiti. Eppure al Senato avanza anche la riforma Cartabia per il processo civile, di primaria importanza per i cittadini. Molti e interessanti articoli sono stati pubblicati a commento, un gran parte di essi sono commenti/repliche a altri commenti. I pochi articoli scelti consentono di avere un quadro complessivo del merito dei problemi della giustizia sia per il processo civile, sia per il processo penale, e sia per i sei referendum (Lega e radicali) evidenziando le modifiche legislative e gli investimenti che saranno operativi e potranno determinare grandi cambiamenti nei prossimi anni.

Pur essendo stato sollecitata da più magistrati e studiosi non è stata recepita la proposta (neppure nei referendum) per abolire quel comma dell’articolo 597 del codice di procedura penale che incentiva il condannato a ricorrere in appello, anche quando è consapevole di essere colpevole, in quanto la corte d’appello non potrà aumentare la pena irrogata in primo grado.  Senza questa strana norma le corti d’appello registrerebbero un sensibile calo dei ricorsi dei ricorsi!

Processo penale – Giulia Merlo in “Miti e dati sulla prescrizione…” su Domani, scrive. (…) La riforma della giustizia cambia il codice penale rivoluzionando i tempi dei processi con l’istituto della improcedibilità. Lo scontro politico ha riguardato la prescrizione. Le statistiche evidenziano dove i procedimenti sono davvero a rischio. (…). Per valutare la fonda­tezza degli allarmi lanciati sulla cancel­lazione di decine di migliaia di processi, è necessario partire dai dati a di­sposizione. Numeri che in par­te smentiscono alcuni luoghi comuni sulle patologie del pro­cesso in Italia. Secondo i dati ministeriali del 2019 – ultimo anno non influenzato dalla pandemia e quindi verosimile in una proiezione futura – i procedimenti che si sono con­clusi con la prescrizione del reato rappresentano il 9 per cento di quelli avviati a livello nazionale. Interessante però è constatare in quale fase i proce­dimenti si prescrivono: circa il 38 per cento durante le indagi­ni e dunque prima ancora che il processo sia cominciato; il 32 per cento nel giudizio di primo grado e il 26 per cento nel giudi­zio d’appello, mentre è insigni­ficante nel giudizio cassazione, con meno dell’1 per cento. La maggior parte dei reati, quindi, non si prescrive per cause legate al processo e dun­que a eventuali lungaggini pro­cedurali, ma nella fase ancora precedente in cui gli inquiren­ti indagano. Tuttavia, le criti­che della magistratura alla nuova prescrizione processua­le si concentrano sul fatto che due anni siano troppo pochi per concludere il giudizio di appello.  (…) per più informazione leggere l’allegato

Processo civile – Francesco Grignetti in “Cambia il processo civile: chi sceglie riti alternativi avrà più vantaggi”, su La Stampa, ben sintetizza la riforma che è in discussione al Senato. Chi sceglie riti alternativi otterrà anche incentivi fiscali: previste assunzioni e nuovi software. Addio alla prima udienza lampo: si entrerà subito nel merito. Questa riforma va avanti in Senato senza i clamori richiamati dal processo penali-prescrizione. (..) E quindi è passato un po’ in sordina il fatto che ci siano stati molti passi in avanti, dopo che a inizio maggio il governo ha depositato la nuova architettura del processo civile. (…) A settembre, insomma, ci sarà il via libera del Senato per la nuova giustizia civile. E così farà uno scatto in avanti una tra le riforme più essenziali tra quelle concordate dal governo con l’Europa. Come ricorda sempre la ministra Marta Cartabia: «Ci siamo impegnati a ridurre i tempi del processo civile del 40%». Una meta non facile. La rivoluzione targata Cartabia si articola essenzialmente in tre capitoli: investimenti, strumenti alternativi, concentrazione delle udienza a cominciare dalla prima. (…) per saperne di più aprire l’allegato.

https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-la-giustizia-civile-italiana-resta-la-piu-lenta-d-europa-ma-c-e-qualche-miglioramento?mc_cid=bf9ec96643&mc_eid=eafdbb123e . Con questo link trovate analisi e dati sulla giustizia civile pubblicati su Osservatorio Conti Pubblici Italiani (CPI) diretto da Carlo Cottareli.

I sei referendum sulla giustizia  della Lega e Radicali -Sei domande ai cittadini per arrivare a una «giustizia giusta». Sono i quesiti referendari promossi dal Partito radicale e dalla Lega, per i quali è partita all’inizio di Luglio la raccolta delle firme. L’iniziativa, messa in campo dal partito pannelliano che dei referendum è stato da sempre alfiere, ha visto convergere il Carroccio. Sullo sfondo ci sono le vicende che hanno agitato il mondo della toghe, primo fra tutti il “caso Palamara”. E soprattutto è in corso il tentativo, promosso dal ministro della Giustizia Marta Cartabia, di arrivare a una riforma complessiva del settore, sia del penale che del civile, passando per la riforma dell’organo di governo autonomo della magistratura.

Le firme andranno depositate entro il 30 settembre presso la Cassazione, che le vaglierà. Dato l’ok, la Corte Costituzionale esaminerà la legittimità dei quesiti. Ottenuto il quale partirà l’iter per convocare le urne, di solito in una domenica tra 15 aprile e 15 giugno, del 2022.

Quesito 1 – Candidature al Csm, via il vincolo delle firme –Attualmente un magistrato che voglia candidarsi al Consiglio superiore della magistratura deve raccogliere dalle 25 alle 50 firme. «Ciò significa – lamentano i promotori – che per poter presentare la propria candidatura deve ottenere l’appoggio di una delle correnti interne». Il quesito referendario mira, dunque, ad abrogare il vincolo delle firme, contenuto nella legge 195 del 1958.

Quesito 2 – Responsabilità civile, rivalsa diretta sulle toghe . Il quesito punta ad abrogare parti della legge 117 del 13 aprile 1988 (Risarcimento dei danni cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilità civile dei magistrati) e successive modifiche. L’obiettivo, spiegano i promotori, è di «ridurre la specialità della disciplina della responsabilità dei magistrati, permettendo al cittadino leso nei propri diritti dalla condotta del magistrato di poterlo chiamare in giudizio direttamente». Mentre oggi ci si può rivalere contro lo Stato che successivamente può fare lo stesso verso la toga. Fatto che non avviene quasi mai.

Quesito 3 – Nella valutazione professionale dei magistrati dare più spazio alla componente non togata – Questo quesito interviene sul decreto legislativo numero 25 del 2006, che istituisce  il Consiglio direttivo della Corte di Cassazione e rinnova la disciplina dei Consigli giudiziari. Sono gli organi dove si valuta anche la professionalità dei magistrati. L’obiettivo è di superare l’attuale situazione che, secondo i proponenti, quando si tratta di discutere o valutare lo status dei magistrati, vede «esclusa dalle discussioni e dalle votazioni su questi temi la componente minoritaria “non togata” (avvocati e professori universitari). L’abrogazione consentirebbe, dunque, anche a tale componente di esprimersi sulla qualità del lavoro dei magistrati, «superando il principio della giustizia solo interna alla magistratura».

Quesito 4 – Separazione delle carriere tra pm e giudici per promuovere “sano antagonismo tra poteri” – Il quesito sulla separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente è il più lungo e articolato. La richiesta di abrogazione di parti di testi legislativi sulla materia rileva come presupposto che nel corso della loro carriera i magistrati «passano più volte dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa». Questa «contiguità tra il pubblico ministero e il giudice rischia di creare uno spirito corporativo» e di «compromettere un sano e fisiologico antagonismo tra poteri, vero presidio di efficienza e di equilibrio del sistema democratico». Il quesito punta a «stabilire che il magistrato, una volta scelta la funzione giudicante o requirente all’inizio della carriera, non possa più passare all’altra». L’Associazione magistrati ha sempre difeso, invece, l’unità delle carriere come garanzia di indipendenza della giurisdizione.

Quesito 5 – Carcere preventivo, limiti alla possibilità di usarlo – La custodia cautelare, vale a dire la detenzione in carcere prima della sentenza di condanna, secondo Lega e radicali, si è trasformato negli anni «da misura con funzione prettamente cautelare a vera e propria forma anticipatoria della pena, con evidente violazione del principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza». Il quesito, dunque, tende a «limitare la possibilità di ricorrere alla carcerazione preventiva prima dell’emanazione di una sentenza definitiva di condanna». Delle tre circostanze per cui si ricorre alla custodia cautelare (inquinamento delle prove, pericolo di fuga e reiterazione del reato) il quesito interviene solo sulla terza.

QUESITO 6 – Condannati incandidabili, si vuole abrogare la norma – Il decreto legislativo 235 del 2012 (la cosiddetta legge Severino) prevede che in caso di condanna per alcune specifiche ipotesi di reato sia applicata automaticamente la sanzione accessoria dell’incandidabilità alla carica di parlamentare, consigliere e governatore regionale, sindaco e amministratore locale. Il quesito referendario che ne chiede l’abrogazione intende «abolire l’automatismo per quanto riguarda i termini di incandidabilità, ineleggibilità e decadenza, lasciando al giudice la decisione, caso per caso, se comminare, oltre alla sanzione penale, anche la sanzione accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici e per quanto tempo». Secondo alcuni cosituzionalisti potrebbero esserci dei problemi di legittimità in quanto la norma recepisce disposizioni anticorruzione di livello sovranazionale.   Per maggiori dettagli https://www.avvenire.it/attualita/pagine/sei-referendum-al-via-la-caccia-alle-firme

Altri allegati correlati: il testo della Commissione parlamentare Lattanzi, incaricata dalla ministra MartaCartabia, quattro commenti alla riforma del penale di GianGiacomo Migone, Andrea Fabozzi, Armando Spataro, Mario Chiavario.

1 commento

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *