Al lavoro con green pass

Al lavoro si viene con il Green Pass”. Il Presidente dell’azienda Stelirgarda, di Castiglione delle Stiviere (Mantova), ha inviato ai 328 dipendenti una lettera che ha suscitato consensi e polemiche, anche insulti, in particolare sui social. Pubblichiamo l’articolo di Niccolò Zancan, su La Stampa, che ne ha dato ampia notizia. Così inizia.

È dispiaciuto? «Sì, lo sono moltissimo». È pentito? «No, questo no. Riscriverei quella lettera ai dipendenti, ma forse cambierei qualche parola per evitare equivoci. In 52 anni di storia la Sterilgarda non ha mai licenziato un operaio. Mai. Il mio era solo un tentativo di sensibilizzare tutti sull’importanza del vaccino nel luogo di lavoro». Il geometra Fernando Sarzi, presidente del consiglio di amministrazione di una delle più importati aziende del settore agroalimentare della zona di Mantova, specialità latte e mascarpone, è molto scosso per quanto sta accadendo. La sua lettera ai 328 dipendenti sull’obbligatorietà del Green Pass è stato argomento di tendenza su tutti i social. Il più era odio, ma altri ne scrivevano con ammirazione.

certificato verde

Cosa aveva sostenuto il ragionier Sarzi? Che dal primo settembre avrebbero potuto lavorare in questo stabilimento di Castiglione delle Stiviere solo i dipendenti con un ciclo vaccinale completo. Per tutti gli altri, invece, avrebbero cercato una mansione diversa: senza contatti stretti. E sul finire della lettera, ecco la frase incriminata: «Qualora la modifica della mansione non sia possibile o esponga altri dipendenti alla medesima situazione di rischio, il lavoratore non verrà ammesso in azienda con sospensione della retribuzione sino alla ripresa dell’attività lavorativa».

Apriti cielo. «Ho scritto sospeso, non licenziato» ripete adesso il geometra Sarzi nel suo ufficio ricavato dentro un vecchio convento. «Tutto quello che faccio è per dedizione. Per me questa azienda è come una famiglia, cerco di prendermi cura di tutti e di fare sempre il massimo. Quello che ho scritto era uno stimolo a vaccinarsi. E infatti, ho ricevuto molti riscontri. Diversi lavoratori si sono prenotati proprio in queste ore. Piaccia o non piaccia, il vaccino è il solo strumento che abbiamo per difenderci dal virus. Tutte le altre cose le abbiamo già fatte: protocolli rigidissimi, tamponi aziendali, smart working. Il tema della sicurezza è importante, così come lo sono la libertà individuale, il diritto alla salute e il diritto al lavoro. Capisco che questo sia un tema estremamente delicato».

Su Facebook non vanno per il sottile. Partono insulti, richieste di boicottaggi. Nel giro di poche ore la Sterilgarda entra nel mirino dei No Vax. «Ci augurano cose bruttissime, compreso il fallimento. Ma non credo sia una buona idea per tutelare i lavoratori. Noi intendiamo muoverci in accordo con le rappresentanze sindacali e con il nostro medico aziendale. Abbiamo già fissato un incontro il 9 agosto».

Già, i sindacati. Sembra riprodursi qui, nel piccolo, lo scontro fra Confindustria e Cgil sul piano nazionale. Ecco Marco Volta, della Flai Cgil di Mantova: «Quella lettera ha creato sconcerto fra i lavoratori. Un conto è sensibilizzare, un altro è minacciare. È una comunicazione sbagliata, è un salto in avanti. Perché ci sono delle norme precise, fissate in un protocollo, e sono le uniche che fanno fede. A molti operai quella lettera è parso un modo per intimorire». Così si chiude il comunicato dei rappresentanti sindacali interni all’azienda: «Noi siamo a favore del vaccino ma difendiamo anche la libera scelta di non farlo».

Ed ecco la controreplica che arriva dal mondo dell’imprenditoria. Viene citata un’ordinanza del Tribunale di Modena del 23 luglio 2021: «Il datore di lavoro si pone come garante della sicurezza dei dipendenti e dei terzi che per diverse ragioni si trovano all’interno dei locali aziendali. Ha, quindi, l’obbligo di adottare tutte quelle misure di prevenzione e protezione che sono necessarie a tutelare l’integrità fisica dei lavoratori». Anche, quindi, l’obbligo di chiedere la vaccinazione che protegge dal covid. «Non volevo fare altro che questo», dice il presidente della Sterilgarda, Ferdinando Sarzi. «Avere il ruolo di garante». L’azienda non ha chiuso un solo giorno durante la pandemia. La grande distribuzione non si è mai fermata. Le autocisterne entrano e escono in continuazione. A ogni visitatore viene misurata la febbre.

Solo un dipendente ha scritto una mail sollevando dubbi: «Egregio presidente, lavoro per Sterilgarda da anni ormai e ho prestato servizio in questa azienda giorno e notte, con tutto l’impegno che mi era possibile. Tuttavia, ricevendo l’informativa sull’obbligo vaccinale, che fa appello all’obbligo di diligenza, correttezza e buona fede, mi sono sentito in dovere di scrivervi questa comunicazione in quanto, trattandosi di farmaco sperimentale, la mia coscienza di padre di famiglia mi impone, prima di dare seguito a quanto richiesto, di dare inizio a una serie di accertamenti allergologici in linea con l’anamnesi familiare…».

Il dipendente potrebbe essere allergico. Cosa risponde il presidente dell’azienda? «Che lo capisco perfettamente. Deve essere un medico a decidere. Nel suo caso, come nel caso di tutti». Ma può rischiare di perdere il lavoro chi, eventualmente, non potesse vaccinarsi per ragioni di salute? «No, ovviamente. Mai. E lo ripeto: qui nessuno rischia il posto. Ma tutti insieme dobbiamo cercare di fare del nostro meglio per proteggerci dal virus».

Su questo problema che suscita tante discussioni, anche manifestazioni pubbliche di contrarietà al passaporto verde, che ha addirittura aperto un dibattito sulla dittatura (articolo a firma congiunta di due filosofi: Agamen e Cacciari) invitiamo i lettori ad esprimere un commento nell’apposita finestra, dopo aver letto anche gli allegati. Il commento della nostra redazione è così sintetizzabile: è importante intensificare la campagna di vaccinazione, accelerare ed estendere l’utilizzo del passaporto verde. Chi vuole essere libero di non vaccinarsi deve accettare le conseguenze di non poter accedere a luoghi dove si ritrovano e s’incrociano molte persone (trasporti, ristoranti, cinema, stadi e altri ancora) per salvaguardare la loro scelta – anch’essa di libertà – di proteggersi dai contagi. Nei luoghi di lavoro chi non vuole vaccinarsi deve accettarne le conseguenze come: eventuali spostamenti di posto e di mansione, oppure sottoporsi a tamponi periodici, oppure a periodi di sospensioni dal lavoro. Ma se le varianti proseguiranno nei loro contagi esponenziali il contrasto non può che essere quella di una norma legislativa che obbliga tutti al vaccino, come già fatto nella storia per altri virus.

Articoli correlati di Andrea Crisant “Green pass e terra piatta” , di Giuliano Cazzola che contesta “L’ostinata dottrina di Landini”, di Roberto Burioni “La scienza dimostra che i vaccini salvano”; poi la posizione espressa dai sindacati confederali a Mario Draghi, l’orientamento del governo francese su green pass per il lavoro e l’iniziativa congiunta Confindustria Brescia con Cgil-Cisl_uil prov per “Un vaccino per tutti”. Infine l’allegato “Geen pass come funziona” avviato il 6 Agosto che sarà integrato con estensioni deliberate da Consiglio dei Ministri. Per tutti i dettagli attiva questo link del sito diritto.it https://www.diritto.it/green-pass-dal-6-agosto-le-nuove-regole-ecco-tutto-quello-che-ce-da-sapere/?utm_term=305434+-+https%3A%2F%2Fwww.diritto.it%2Fgreen-pass-dal-6-agosto-le-nuove-regole-ecco-tutto-quello-che-ce-da-sapere%2F&utm_campaign=NEWSLETTER+Diritto&utm_medium=email&utm_source=MagNews&utm_content=19164+-+12291+%282021-08-05%29

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