Terrorismo…anche di stato!

C’è molto da dire per contrastare le scelte che animano la svolta bellicistica per inseguire improbabili vittorie militari sul campo, con aspri conflitti che violano apertamente le principali norme dei trattati di Ginevra e dei diritti universali; c’è molto da dire sull’informazione ingannevole che disorienta milioni di lavoratori  e cittadini, così pure c’è molto da fare per contrastare quel doppio registro mentale che commenta con “due pesi e due misure” analoghi fatti di atrocità di guerra compiute o dagli alleati o dai nemici. A Gaza e in Cisgiordania, terra di profughi, la guerra strisciante si è trasformata in terrorismo asimmetrico, ovvero praticoto con modalità diverse, da un lato dal braccio armato di Hamas, dall’altro dall’esercito regolare israeliano. All’odio verso l’ebreo si contrappone la caccia e la cacciata dei palestinesi da parte dei coloni in Cisgiordania, ebrei ortodossi che fanno risalire i loro presunti diritti alla storia biblica.

Le organizzazioni sindacali italiane che annoverano oltre 12 milioni di iscritti possono fare molto: il compito di un sindacato non è solo quello di contrattare ma anche di fare avanzare tra i lavoratori una visione di futuro di pace, di giustizia e di uguaglianza che si opponga alla guerra, sempre pagata a caro prezzo in primo luogo dai ceti popolari e dai più poveri.

C’è molto da dire per favorire la crescita di un’opinione pubblica consapevole che prema per costruire giusti compromessi tra i contendenti belligeranti. Per difendere quei valori occidentali che oggi sono compromessi, e in alcuni casi disonorati, anche dai paesi considerati “fari” nell’Occidente oggi anch’essi responsabili di atti terroristici, di crimini di guerra che la gran parte dei media e del cosiddetto “politicamente corretto” declassa con l’eufemismo di “azioni militari” o  addirittura “azioni di autodifesa”. Il “faro” occidentale da tempo orientato sull’American’first, in versione trumpiana o democratica, perde sempre più credibilità non solo nel medio oriente ma nello stesso mondo occidentale, e ciò riguarda le battaglie per rilanciare, o meglio praticare, gli antichi ma sempre viviverdi valori. Vedi in allegato l’articolo di Erec Temelkuran “L’Occidente ha perso credibilità“e l’intervista alla delegata dell’Onu Alice Wairimu Nderitu, consigliera speciale per la prevenzione del genocidio. .

L’orrendo e terrificante massacro compiuto, in poche ore, da milizie di Hamas e jihadiste del 7 ottobre, gli oltre 28.500 (al 15 febbraio) morti palestinesi uccisi in quattro mesi dall’esercito israeliano con bombardamenti di massa sui civili, sono inaccettabili crimini di guerra, programmati per diffondere il terrore tra i civili: il massacro del 7 ottobre è stato alimentato  dall’odio verso gli ebrei e dall’antisemitismo, la reazione israeliana è finalizzata allo sterminio di cose e vite umane per disperdere il popolo palestinese lontano dalle loro martoriate terre, dove si contano oltre alle migliaia vittime di ninori, anche oltre 20.000 orfani. A Gaza con la guerra “tabula rasa” e non si fanno prigionieri, in Cisgiordania con la violenza armata dei coloni, sorretti dall’esercito israeliano (vedi in allegato i reportage “Coloni in prima linea” e “Ospedali assedio” di Francesca Mannocchi e “Pace significa vivere insiemedi Lidia Giuffrida su L’Espresso).


Giuseppe Ladetto in “Terrorismo, terroristi e guerre distruttive ” così inizia << Terrorismo e terroristi sono vocaboli che ricorrono quotidianamente nei media, ma che richiederebbero di essere meglio definiti. Terroristi sono quanti praticano il terrorismo che, secondo la definizione del dizionario Treccani, consiste nell’ “uso di violenza illegittima, finalizzata a incutere terrore nei membri di una collettività organizzata e a destabilizzarne l’ordine, mediante azioni quali attentati, rapimenti, dirottamenti aerei e simili”. Una definizione che può applicarsi, oggi, alle azioni di Hamas, di al-Qaida, dell’Isis, ieri, a quelle dell’ETA o dell’IRA, o delle varie sigle in cui si articolavano il terrorismo nero e quello rosso. Alcuni anni fa, Maurizio Viroli, su “La Stampa”, distingueva dall’azione terroristica il tirannicidio e le azioni di “resistenza” nei confronti di un esercito straniero occupante un Paese. Infatti, colpire militari è cosa assai diversa dal fare esplodere un autobus uccidendo passeggeri innocenti…>> per proseguire nell’interessante lettura un clic qui https://www.associazionepopolari.it/2024/01/26/terrorismo-terroristi-e-guerre-distruttive/

Sul sito di ISPI, nelle news del 31 gennaio 2024 si legge << … A metà dicembre l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stimava attorno a 180.000 il numero di persone colpite da infezioni dell’apparato respiratorio. Questa situazione è particolarmente aggravata dal collasso delsistema sanitario della Striscia. Sempre secondo l’Oms, solo 9 dei 36 ospedali della Striscia erano parzialmente funzionanti a fine dicembre[20]. La distruzione degli ospedali e di altre infrastrutture critiche è andata di pari passo alla distruzione della Striscia. A dicembre si stimava che il 70% delle abitazioni private e il 50% gli edifici della Striscia di Gaza siano stati colpiti o distrutti dai bombardamenti[21]. Le operazioni militari hanno inflitto un duro colpo anche al patrimonio culturale di Gaza, arrivando in molti casi a distruggere luoghi significativi della vita politica palestinese, come il parlamento e i tribunali. …>> per più notizie un clic su questo link  https://www.ispionline.it/it?s=guerra+israele+palestina

Gaza prima e dopo ….l’autodifesa di Israele! Metà degli edifici abbattuti dalla guerra, le foto satellitari della distruzione di Laura Lucchini e Daniele Raineri. Grafica di Paola Cipriani (Accenture MediaTech). Gedi Visual – https://lab.repubblica.it/2024/gaza-prima-dopo-guerra-israele-hamas/?ref=RHLF-BG-P2-S1-T1  – Guardando le foto di questo servizio di La Repubblica si può meglio comprendere perché l’ONU dichiara che la Striscia di Gaza è ormai invivibile, si stima che tra i 144.000 e i 175.000 edifici in tutta la Striscia sono stati danneggiati o distrutti. Si tratta di una percentuale compresa tra il 50% e il 61% degli edifici di Gaza.

Come non convenire con gli ottocento funzionari degli Stati Uniti e dell’Europa che hanno sottoscritto la lettere nella quale dichiarano il rischio reale di genocidio e chiedono siano usati tutti i mezzi necessari – inclusa la fine dell’appoggio militare -per assicurare un cessate il fuoco duraturo e un pieno accesso umanitario a Gaza. E’ tempo di riconoscere da parte degli Usa e dei principali paesi europei (solo pochi lo hanno fatto finora) lo Stato di Palestina come hanno già fatto 130 paesi rappresentati all’ONU. Per farlo partecipe a pieno titolo all’Onu.

L’assurda e antistorica intransigenza del governo di Israele a negare la soluzione politica di due stati per due popoli, è ancora più grave e minacciosa quando si ricordano i tre obiettivi attuali del premier Netanyahu – che ha esplicitato nell’intervista al Wsj a fine dicembre 2023 (vedi allegato), ripresi da molti quotidiani e TV. Il primo: distruggere Hamas; il secondo: demilitarizzare Gaza; il terzo: deradicalizzare i nemici di Israele. Giuliano Ferrara, su Il Foglio (vedi allegato), ha commentato positivamente questa scelta sottolineando che si possono accettare a tal fine anche le vittime e ledistruzioni di Gaza. Anche il rischio di genocidio del popolo palestinese come ha messo in evidenza la Corte internazionale di Giustizia dell’Aja, sentenza già dimenticata dalla maggioranz dei media e testo integrale difficile da rintracciare.All’analisi di Giuliano Ferrara si contrappone diametralmente quella di Gian Giacomo Migone, che ricordando il Giorno della Memoria, scrive Il clamoroso paradosso che potete leggere in allegato o con un clic su questo link https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2024/01/27/latroce-paradosso-del-nuovo-antisemitismo/.

Per più informazione un clic su questo link https://sindacalmente.org/content/guerra-alla-guerra/

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