Finestra sul mondo n.7

Italia e Turchia – «Con questi dittatori, di cui però si ha bisogno per collaborare, bisogna essere franchi per affermare la propria posizione ma anche pronti a cooperare per gli interessi del proprio Paese, bisogna trovare l’equilibrio giusto». Sono queste le parole pronunciate in conferenza stampa dal premier Mario Draghi che hanno causato la crisi diplomatica tra Italia e Turchia  e creato scompiglio in quanto possono compromettere non solo le relazioni tra l’Italia e Turchia, ma anche quella tra Ankara e Bruxelles in un momento in cui i rapporti sono già particolarmente tesi. Vedi articolo su Linkiesta https://www.linkiesta.it/2021/04/draghi-erdogan-dittatore

Il governo turco propone alla Corte costituzionale il divieto del partito di sinistra filo-curdo. di Foteini Bakadima | –OpenDemocracy.net – 15-4-2021- E’ il terzo più grande in parlamento, la comunità internazionale rimane in silenzio. Non c’è dubbio che gli eventi attuali in Turchia violino le procedure democratiche, i diritti personali e politici e qualsiasi obbligo che la Turchia abbia in quanto membro di organizzazioni internazionali come il Consiglio d’Europa. Nel corso degli anni, l’UE ha visto il governo turco esercitare pressioni crescenti contro il Partito democratico popolare (HDP), tentando di caratterizzarlo come un “partito terrorista” e vietarlo. L’ultimo attacco contro l’HDP – il principale partito di opposizione filo-curdo e il terzo più grande partito nel parlamento turco – proviene da un alto pubblico ministero, che ha intentato una causa il 17 marzo 2021 presso la Corte costituzionale del paese per vietare l’HDP per essere un partito che promuove e sostiene il terrorismo. V.allegato https://www.juancole.com/2021/04/turkeys-government-parliament.html

Joe Biden mette fine alla più lunga guerra degli Stati Uniti – di Pierre HaskiFrance InterFrancia  sulla rivista Internazionale 14 aprile 2021 – L’11 settembre 2021, in occasione del ventennale degli attentati del 2001, l’ultimo soldato americano lascerà l’Afghanistan, paese dove gli Stati Uniti hanno condotto e di fatto perso la più lunga guerra della loro storia. Joe Biden ha deciso di farla finita, rinviando di appena qualche mese la scadenza del 1 maggio negoziata dal suo predecessore Donald Trump con i taliban. La nuova data non cambia granché, a parte il fatto che tecnicamente i taliban potrebbero accusare Washington di non rispettare gli impegni e riprendere i loro attacchi contro i soldati statunitensi. Ma non lo faranno, soprattutto se hanno ricevuto la garanzia che tra qualche mese non ci saranno effettivamente più truppe straniere nel paese. (…) https://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2021/04/14/biden-afghanistan-ritiro

Usa-Palestina, la Casa Bianca riattiva il programma di aiuti, in arrivo 235 milioni. Washington sostiene la soluzione dei “due stati”. https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/04/08/palestina-la-casa-bianca-riattiva-il-programma-di-aiuti-in-arrivo-235-milioni-washington-sostiene-la-soluzione-dei-due-stati/6159029/

Diritto al voto e sindacati, un Biden che non ti aspetti – Stati Uniti. In 7 settimane Biden ha lanciato un piano di vaccinazioni di massa che supera le promesse iniziali (100 milioni di dosi nei primi 100 giorni) e ora vuole arrivare a vaccinare tutti gli americani adulti entro il 31 maggio (…)  E infine Biden e il sindacato. Per la prima volta da almeno mezzo secolo un presidente americano ha parlato delle Unions e della necessità di rafforzarle: ««Sindacati forti sono ciò che ha costruito la classe media in America» ha detto Biden annunciando una legge per rendere più facile l’ingresso delle Unions nelle aziende, oggi quasi impossibile per la propaganda e le intimidazioni delle aziende, a cominciare da Amazon. La guerra ai sindacati lanciata nel 1981 da Ronald Reagan con il licenziamento di massa dei controllori di volo potrebbe essere finita. (…)  Vedi articolo allegato

Ma in Alabama, nello stabilimento di Amazon, i lavoratori votano No al sindacato in azienda. La sigla Rwdsu non ottiene una presenza all’interno di uno stabilimento dell’Alabama: sarebbe stata la prima volta per il colosso di Jeff Bezos, ma hanno prevalso i no, anche grazie alla campagna per scoraggiare i dipendenti messa in piedi dall’azienda. Sarebbe stata una prima volta negli Usa e avrebbe rappresentato un precedente denso di significato per un gruppo che ha sedi e depositi in tutto il mondo. Venerdì 9 Aprile il risultato del voto: il No ha vinto in modo netto con più del doppio dei voti ottenuti dal Sì. Dei 6.000 dipendenti hanno votato circa il 55% (3.041): per il No 1.798 voti; a votare a favore di una sindacalizzazione sono stati 738 lavoratori, mentre 505 schede sono state contestate e quindi non conteggiate. Più notizie:https://www.repubblica.it/economia/2021/04/09/news/amazon_niente_sindacato_stati_uniti-295622233/

Amazon Alabama: intervista al  responsabile della sindacalizzazione sulla sconfitta nel Referendum. Che aspetto aveva la campagna dall’interno? Lo scrittore di Labour Notes Luis Feliz Leon ha parlato il 13 aprile con Joshua Brewer, l’organizzatore principale della campagna elettorale, del Consiglio del Mid-South della RWDSU. Vedi in allegato il testo e qui il sito https://portside.org/2021-04-17/inside-alabama-amazon-union-drive-interview-lead-organizer (traduzione automatica se si accede da Google.it). Alltro commento di Elisabetta Grande https://volerelaluna.it/lavoro/2021/04/12/alabama-la-vittoria-di-amazon/

Buone notizie dal Kossovo. Una giovane donna è presidente della Repubblica, il partito di sinistra stravince le elezioni e si appresta a governare il paese. Vjosa Osmani nuova presidente, un’elezione che sa di futuro https://www.eastjournal.net/archives/117282 – Vetevendosje stravince le elezioni, il paese a una svolta https://www.eastjournal.net/archives/115617

La rotta balcanica dimenticata dopo l’assedio mediatico. Appunti di Silvia Maraone . Sulla rotta balcanica è calato di nuovo il sipario. Il racconto e l’analisi di Silvia Maraone, coordinatrice del progetto umanitario di Ipsia-Acli in Bosnia. Articolo di Cristina Giudici. https://www.nuoveradici.world/attualita/la-rotta-balcanica-dimenticata-dopo-lassedio-mediatico-appunti-di-silvia-maraone/

Eritrea-Tigray – La guerra oscurata. Il premier Abiy annuncia il ritiro delle truppe eritree dal Tigrai.Paolo Lambruschi venerdì 26 marzo 2021 L’Avvenire .Il premier etiope si smentisce ancora in due giorni. Dopo mesi di dinieghi ufficiali comunica che le truppe di Asmara sue alleate si ritirano dalla regione etiope dove hanno commesso violenze e stupri. https://www.avvenire.it/mondo/pagine/tigrai-l-eritrea-si-ritira

Siria – L’anniversario dell’indifferenza di Domenico Quirico 15-3-2021 La Stampa – Dieci anni dopo l’inizio della tragedia siriana essere una voce per dire cosa? Per spingere chi ha assistito senza fare nulla, cioè tutti noi, l’Occidente, a versare una lacrima che finora non è parsa necessaria? Cosa ricapitolare e a che scopo? Chi ha vinto ovvero Bashar Assad i russi gli iraniani i fanatici, e chi ha perso, i rivoluzionari, i ragazzi del 2011, gli sradicati, i profughi, noi, soprattutto noi? Quale storia raccontare per la millesima volta! E a chi?(..) per proseguire aprire allegato

In Siria, la memoria è vita – di Jean-Pierre Perrin 26 Marzo 2021 www.mediapart.fr –  In collaborazione con Mucem, Mediapart torna durante un dibattito sulla rivoluzione, la guerra e il paradosso siriano. Anche se il paese è completamente distrutto, la creazione non è mai stata così viva dall’inizio della rivoluzione. Letteratura, musica, cinema, pittura e geopolitica… da vedere e ascoltare qui in video. Tragico decimo anniversario della guerra in Siria. Record terribile. Quasi mezzo milione di morti, 14.000 dispersi nelle carceri del regime, 11,5 milioni di sfollati (su una popolazione di 20,7 milioni nel 2011, ovvero più del 50%, la stragrande maggioranza dei quali sono musulmani sunniti), di cui 6 milioni all’interno del paese e 5,5 milioni fuori, secondo i dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR).  (…) per proseguire aprire l’allegato

Nell’Africa comprata dai nuovi padroni dove i contadini perdono le loro terreDomenico Quirico La Stampa 4-4-21- È strano. I viaggiatori e i fotografi colgono dell’Africa innumerevoli immagini: le riserve naturali, i masai e i tuareg con i loro «pittoreschi costumi», gli animali selvaggi, le spiagge, i più consapevoli anche le sterminate e disperate bidonville e le guerre feroci. Ma pochissimi si raccolgono a fissare i gesti, i volti, la fatica dei contadini. Eppure l’Africa è un continente di contadini: che vivono, anzi meglio sopravvivono, su meno di un ettaro (l’ottanta per cento), con poca acqua, senza fertilizzanti, senza trattori. Sì: il simbolo dell’Africa è davvero una zappa. Dal Sahel giù fino in fondo al continente, se percorrete strade e piste, li vedete: uomini donne bambini, insieme, a piccoli gruppi colorati, chini sulla terra. La zappa africana non ha il manico lungo come le nostre in occidente, per cui occorre un gesto ampio, energico, e la terra si apre fino in fondo. La zappa africana ha il manico corto: la possono maneggiare anche le donne e i bambini, adatta a uomini deboli, denutriti, spossati dal caldo, esposti a infinite malattie. Perché in Africa i campi sono lontani, attorno al villaggio la terra, a poco a poco, è stata esaurita, sfiancata. Per arrivarci bisogna camminare a lungo sotto il sole; e ancor più lontano è il pozzo o il torrente dove prendere con orci di plastica l’acqua per irrigare. (…) per proseguire aprire l’articolo

Il Brasile di Paulo Freire – Intervista di Paolo Vittoria (Il Manifesto 6-4-21) a Frei Betto, il frate domenicano, teologo della liberazione, educatore e militante politico. «A settembre, saranno 100 anni dalla nascita del pedagogista e teorico: l’educazione popolare può ancora rendere gli oppressi protagonisti della scena sociale»  Il frate domenicano che si ribellava alla dittatura militare e fu fatto prigioniero negli anni Settanta oggi è educatore, militante politico, teologo della liberazione, scrittore. Frei Betto, uno dei maggiori intellettuali del Brasile, ci rende testimoni di percorsi storici e della necessità politica dell’educazione popolare ispirata da Paulo Freire, come metodo di superamento dell’ideologia del capitalismo. (…) per proseguire aprire l’allegato

Focus su Asiahttps://portside.org/2021-04-07/globa-left-midweek-focus-asia traduzione automatica se si è operato l’accesso a www.sindacalmente.org direttamente da Google.it

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