La Fiat va bene in Borsa ma molto male sul mercato della vendita dei prodotti. Marchionne comunica agli analisti che ridurrà ulteriormente i famosi 20 miliardi del piano quinquennale Fiat ma la Cisl e la Uil sembrano non essersene accorte. All’ex-Bertone si andrà al referendum il 2-3 maggio ma le RSU, unitarie ed unanimi nell’indirlo, non si sono pronunciate sul merito di quanto sottoposto al voto. Per questo è infuriato il segretario della Uilm Torino, Maurizio Peverati, che tuona: «Visto che nel loro insieme le rsu non si sono assunte nessuna responsabilità con un giudizio sull’accordo, io smentisco i delegati del mio sindacato e rigetto quel documento». Soddisfatto è invece il segretario provinciale della Fim, Claudio Chiarle: «Mi risulta che nel verbale approvato all’unanimità ci sia l’ impegno della Fiom ad accettare l’esito del referendum. Siamo finalmente riusciti a sbloccare la situazione, il sindacato della Cgil si è assunto la responsabilità di consultare i lavoratori e ora mi auguro che vincano i sì». E la Fiom? Quali indicazioni di voto darà la Fiom? «Faremo le nostre valutazioni – fanno sapere le rsu in quota Cgil – e al momento opportuno diremo qual è il nostro orientamento».
La Fiom sembra ancora orientata a non dare indicazioni di voto come già fatto a Pomigliano ed a Mirafiori. L’incontro dell’Ad Marchionne con i tre Segretari Confederali e quattro segretari nazionali metalmeccanici (c’era anche il Fismic) è stata l’immagine plastica dell’impotenza e dell’incapacità dei sindacati di darsi “una mossa” per definire una strategia unitaria a partire dalla Fiat che con il suo riverbero offusca anche le positive esperienze unitarie che esistono nel paese.
Sarebbe sufficiente definire i criteri di rappresentatività dei sindacati e le regole per la decisione di piattaforme e degli accordi sindacali assumendo come riferimento base il documento unitario confederale approvato dai Consigli Generale delle tre Confederazioni nel 2008. Anche il referendum può essere previsto in taluni casi ma non come strumento ordinario delle decisioni. Al riguardo serve ricordare che il referendum ebbe un ruolo straordinario per un salto di laicità del nostro paese ( divorzio e aborto) per poi perdere del suo valore quando i radicali, principali artefici delle iniziative degli anni ’70, ed altri ne abusarono nel loro utilizzo.
Quanto stiamo assistendo i questi mesi non è solo un conflitto tra sindacati “accomodanti” contro “indisponibili” oppure tra “moderatismo” ed “ avventurismo”, o ancora tra “ responsabili” ed “antagonisti”.
Passano i mesi ma la Fim Nazionale continua a far riferimento al modello americano ed al ruolo dell’UAW senza accorgersi che lo stesso è depositario, per sua sfortuna e per scelta subita, della maggioranza del pacchetto azionario della Chrysler, mentre – qui in Italia – la responsabilità finisce di essere quella di ratificare ordini di servizio aziendali spacciati per risultati della contrattazione.
E gli antagonisti? Valerio Castronovo inizia il suo articolo, del 21 aprile sul Il Sole, con «Passano gli anni ma la Fiom continua a essere avvinghiata a un teorema ideologico che si trascina dietro da oltre mezzo secolo. Ed è l’assunto secondo cui i lavoratori della Fiat costituiscono l’ala più avanzata, per antonomasia, della classe operaia e sono perciò chiamati a cimentarsi da posizioni congenitamente antagoniste, sempre e dovunque, con le direttrici di marcia dell’impresa torinese, considerata a sua volta come l’ammiraglia, o comunque l’espressione per eccellenza, del capitalismo italiano».
A ben vedere le strategie dei due schieramenti sono evanescenti e pericolose: gli “accomodanti” finiscono in un aziendalismo senza contrattazione, gli “indisponibili” e “antagonisti” finiscono in tribunale con il rischio di subire un altro ricatto di Sergio Marchionne che minaccia un ripensamento sull’intero programma di «Fabbrica Italia». I ricatti hanno sempre pesato sulla contrattazione sindacale, sui lavoratori: a volte in misura lieve in altre, come ora, pesantissime.
Ma in questa babele strategica sindacale è ben curiosa anche la prima vittoria ( in tribunale) della Fiom alla Bulloneria Barge di Borgaro per l’applicazione del CCNL del 2008, di quello firmato unitariamente. La motivazione della sentenza utilizza una tesi molto dibattuta e propria della cultura della Fim ( contratto per i soli iscritti).
Ed è anche una grande singolarità constatare che “ il ritorno di Fiom” coincida con un ruolo della stessa organizzazione che invoca il referendum ad ogni piè sospinto e poi non da indicazione di voto ai suoi iscritti ed ai lavoratori.
Da queste clamorose contraddizioni se ne può uscire anche prendendo spunto da quanto hanno scritto recentemente Carniti, Caviglioli, Colombo e Merli Brandini, che trovate sul nostro sito.
In allegato
- Il teorema ideologico della Fiom Valerio Castronovo Il Sole 24 Ore del 21-4-11
- Articoli sul referendum ex Bertone da “La Republica” – Cronaca di Torino
- Articoli sulla prima vittoria Fiom in tribunale da “La Repubblica” – Cronaca di Torino
Allegato:
Il teorema ideologico della Fiom_Castronovo.doc
La Fiom vince la prima causa ma.doc
Ex Bertone RSU unanimi per referendum.doc
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!