I fantasmi della rotta balcanica

Sulla carta stampata si pubblicano reportage importanti, ma l’attrazione maggiore rimane per le chat, per le sintesi in 240 o 480 caratteri che richiedono meno impegno per la lettura. Consci di ciò vi proponiamo comunque un testo di ben sei cartelle su “I fantasmi della rotta balcanica”, un reportage di Alessia Candido pubblicato sull’inserto Longform di Repubblica del 5-1-25. I flussi migratori che passano da Trieste non sono spariti, ma sono diventati invisibili e pericolosi. I sentieri vengono controllati da bande criminali che picchiano e pretendono riscatti. Bivacchi e sgomberi, la politica preferisce non vedere. Solo dalle associazioni pasti e conforto. Il sindacato confederale? Non pervenuto per quanto si sappia.

 I FANTASMI DELLA ROTTA BALCANICA  

  • Sono afgani, bengalesi, pakistani, curdi. Più della metà è in Italia solo di passaggio. Molti minori dicono di aver pagato il viaggio lavorando nei campi. Ma spesso finiscono nel giro dello spaccio e della prostituzione
  • Le testimonianze: “Un gruppo è stato rapito da una banda. Gli uomini picchiati, le donne violentate. I sequestratori hanno filmato gli abusi e mandato i video alle famiglie perché pagassero il riscatto”.
  • Le testimonianze: “Un gruppo è stato rapito da una banda. Gli uomini picchiati, le donne violentate. I sequestratori hanno filmato gli abusi e mandato i video alle famiglie perché pagassero il riscatto”.

Piazza del mondo – Davanti alla stazione centrale, la Rete Trieste solidale ogni sera offre cibo, vestiti caldi e supporto sociale, legale e sanitario a chi arriva in città per fermarsi o per rifiatare prima di continuare il viaggio. Gli attivisti hanno contato in un anno 16.682 persone, più del triplo dei 4.900 transitati secondo il Viminale

Reportage di Alessia Candido – Trieste – speciale Longform La Repubblica 5-1-25

Così inizia il racconto «Ci hanno prese e imprigionate. Per liberarci hanno preteso soldi, abbiamo dovuto chiamare le nostre famiglie». Sesana, confine fra Italia e Slovenia, giovedì 12 dicembre. La polizia slovena intercetta un gruppo di migranti che cammina lungo uno dei sentieri che costeggiano i boschi. Fra loro, quattro donne indiane. Sembrano spaventate. Raccontano di essere state bloccate da una banda che le ha trascinate in un rudere e ha minacciato di picchiarle se le famiglie non avessero pagato un riscatto. I soldi per la loro libertà sono transitati su money gram, un sistema di rimesse che permette di trasferire in fretta denaro senza lasciare troppe tracce. Solo quando il pagamento è arrivato, sono state rilasciate. «Sta succedendo a molti», sospirano. A meno di sei chilometri c’è Fernetti, il principale valico Slovenia-Italia, in nome della sicurezza confine ritornato all’interno dell’Unione europea (…) ».

Il reportage con numerose testimonianze prosegue con questi titoli

  • La nuova frontiera
  • I conti non tornano
  • Il costo delle frontiere
  • Modello Libia
  • Dalla fine del Silos ai nuovi sgomberi
  • Il buco nero dei servizi
  • Il limbo burocratico
  • Eccoli i cocci del mondo e i fallimenti della politica internazionale
0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *