Falce e caporalato in Europa

 «Il problema della manodopera in agricoltura riguarda l’intera Unione Europa», afferma Coldiretti , che denuncia « la mancanza di quasi 1 milione di lavoratori agricoli stagionali per le campagne di raccolta nei principali paesi. Dalla Germania all’Inghilterra dalla Francia alla Spagna ma anche Austria, Danimarca, Finlandia e Norvegia che hanno richiesto ufficialmente al governo ucraino un corridoio aereo per i lavoratori agricoli».

10 ore al giorno, senza diritti e giusto salario

Agricoltura europea e migranti stagionali:: sono tra gli 800 mila e 1 milione: 370 mila in Italia, 300 mila in Germania, 276 mila in Francia e 150 mila in Spagna. E poi ci sono i lavoratori provenienti da Maghreb e Africa sub sahariana, invisibili perché irregolari, senza contratto di lavoro e ridotti in schiavitù dal caporalato , alcuni ricercatori stimano in 4 milioni. Case in strutture mobili, igiene, telemedicina, azioni sindacali sono oggi possibili. Perchè solo denunce?

La pandemia ha dimostrato che i settori essenziali come l’agricoltura non si possano fermare, ma ha toccato anche un nervo scoperto: la salute e i diritti dei lavoratori stagionali. Coldiretti fornisce stime sull’importanza degli stagionali stranieri nelle campagne italiane: circa 100 mila rumeni, 13 mila polacchi e 12 mila bulgari che da soli rispondono al 27% del totale delle giornate lavorate in agricoltura. Stephen Gilmore, portavoce di Effta, il sindacato europeo dei lavoratori agricoli, dice: «Stimiamo che circa 4 milioni di lavoratori dell’agricoltura operino in condizioni di illegalità, lavoro precario e sfruttamento, che si tratti di stagionali, a cottimo o forme di altri contratti insicuri»,

Già dal 30 marzo, nel vivo della pandemia, la Commissione aveva previsto alcune linee guida per permettere ai lavoratori stagionali di passare le frontiere, chiuse fino al 15 giugno,  per evitare la carenza di manodopera. Gli Stati membri hanno siglato accordi bilaterali per evitare la crisi del mercato occupazionale agricolo. Ma con l’apertura delle frontiere e l’ingresso degli stagionali sono scoppiate anche le tensioni, come dimostra il caso Mondragone, dove decine di lavoratori bulgari sono risultati positivi al coronavirus. La crisi della manodopera sembra scongiurata ma le condizioni di lavoro  sono precarie e drammatiche. L’allarme è arrivato dal sindacato europeo Effta che ha denunciato il rischio di «accampamenti informali come potenziali hotspot per la pandemia, i cui effetti sarebbero devastanti e scatenerebbero l’emergenza sanitaria per intere regioni. La condizione di povertà e marginalizzazione di questi migranti li rende ancora più vulnerabili agli effetti di questa pandemia globale».  Tre i punti fondamentali per il sindacato: alloggi dignitosi e sicuri, uno stipendio equo e garanzie sanitarie. Un intervento difficile da attuare perché le responsabilità di accoglienza e contrattualizzazione ricadono sui singoli imprenditori. 

Il 19 giugno il Parlamento europeo ha adottato con 594 voti a favore, 34 contro e 38 astenuti, una risoluzione per tutelare i diritti dei lavoratori stagionali. I deputati europei chiedono agli Stati membri di attuare misure per estendere i diritti sociali anche a chi ha solo un contratto temporaneo e non risiede nel paese dove lavora. «Secondo il diritto dell’Unione Europea questi lavoratori devono essere trattati con pari dignità e diritti dei locali»:si tratta del fondamentale principio di uguaglianza di trattamento e non discriminazione che garantisce pari opportunità occupazionali ai cittadini europei. ( …) queste notizie sono tratte dall’articolo di Emanuela Colaci su Linkiesta che potete leggere nel testo integrale in allegato

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