ETA STOP ALLA LOTTA ARMATA – A.Tridente – globalmondo 25/10/11

L’ETA annuncia la fine della lotta armata. Dopo 43 anni di sanguinosa lotta, 800 morti e centinaia di feriti, i nazionalisti baschi dell’ETA hanno annunciato di abbandonare la lotta armata. In verità, la decisione di far tacere le armi, per una discutibile causa di nazionalismo esasperato – che sotto Franco poteva avere una qualche fondata ragione politica per via del sistema dittatoriale imposto dopo una sanguinosa guerra civile costata un milione di morti, e che aveva eliminato ogni autonomia regionalista – non aveva più ragioni d’essere dopo la concessione nel 1983 di ampi statuti di autonomia alle regioni.

Va ricordato che la ribellione dei militari del 1936, diretti dal generale Francisco Franco contro la repubblica spagnola, venne aiutata dai fascisti italiani che, oltre a traghettare le truppe ribelli dal Marocco alla costa spagnola, intervennero anche con truppe al nord della Spagna, particolarmente in Santander, nella regione della Cantabria e nei paesi baschi. Violento e anche pesante l’intervento dell’aviazione nazista: colpì duramente con  pesanti bombardamenti varie città spagnole e, tra queste, la distruzione della città basca di Guernica a cui Picasso dedicò il famoso quadro. Generoso, ma insufficiente l’intervento dei volontari delle brigate internazionali ad arginare le preponderanti forze fasciste.

Questo passo indietro serve per ricordare alcuni dei motivi che possono suggerire qualche spiegazione sulle ragioni del permanente senso di estraneità dei baschi nei confronti dello stato spagnolo, che appare evidente in molti aspetti della vita quotidiana, nella cultura, e particolarmente nella lingua parlata e scritta.

 

Altra pesante eredità della guerra civile: un milione di morti per tre anni di conflitto che pose spagnoli contro spagnoli, una tragedia senza eguali.  Più cruenta della guerra civile americana  dal 1861/65, che contrappose il Nord contro il Sud per la emancipazione degli schiavi.

 

Va anche osservato che tutt’ora sopravvivo eredità della sconfitta della repubblica: la salma di Franco è tutt’ora nel mausoleo nella “Valle de los Caidos”, a marcare la sua vittoria nella guerra civile. Il timore dei governi socialisti del PSOE, di Felipe Gonzales e Zapatero, di rivisitare quelle terribili pagine della storia spagnola degli anni trenta, ha fatto il resto: ha contribuito a prolungare questo senso di estraneità anche in fasce moderate della opinione pubblica basca.

 

Gli statuti di autonomia concessi alle 17 comunità sono però ampi e in misura tale da poter figurare la Spagna quasi come una federazione più che non uno stato centralista.

 

Queste riforme, accanto ad una efficace azione politica e di intelelligence delle forze dell’ordine che ha consentito di catturare  oltre 700 membri del’ETA, spiegano spiegano la rinuncia dell’ETA alla lotta armata, dopo la conferenza di alcuni giorni fa a Donostia-San Sebastiàn.

 

Difficile dire come tale evento peserà nel prossimo confronto elettorale per le elezioni politiche in Spagna. Non certamente come quando, in piena campagna elettorale nel 2004,  Josè Maria Aznar attribuì all’ETA un attentato terroristico alle stazione ferroviaria.

 

Ora il quadro è ben diverso e la crisi economica pesa: alta disoccupazione, specie giovanile, debito alto, rischio di fallimento e quotazioni finanziarie internazionali chiamano a pagare in generale il partito che ha governato negli ultimi 15 anni, spiega perché nei sondaggi il Partito Popolare ( all’opposizone) è in forte recupero ed è forteil timore di un suo ritorno al governo alle prossime elezioni del 2012.

 

L’elettorato post franchista del PP è infatti tutt’ora forte: alle elezioni del 2008, seppure sconfitto, ha conquistato 155 seggi alle Cortes, la Camera dei deputati spagnola; solo 14 in meno del PSOE, fermo a 169. E’ diffuso perciò il timore che i prossimi vincitori delle elezioni legislative del 2012 siano ancora una volta i post franchisti del Partido Popular.

 

Tornando all’ETA, qualche segnale sull’evoluzione verso il disarmo da parte della guerriglia basca  era già apparso in occasione dell’adesione della Spagna all’Unione Europea e all’inizio del decennio degli anni ’80. Il partito armato aveva subito una prima scissione da parte della cosi detta “corrente politica”interna al partito armato. Era infatti nato il partito di “Euskadiko Eskerra" che, alle elezioni europee del 1984, aveva eletto un deputato nella città di Donostia-San Sebastiàn, provincia basca del nord est, ad una ventina di chilometri dal confine con la Francia.

 

Con la deposizioni delle armi un grande passo in avanti è certo compiuto. Rimangono le ferite di anni di sangue delle famiglie delle vittime che negano amnistie e chiedono giustizia. Non sarà certo facile lenire dolori e rimarginare ferite così dolorose.

 

Il percorso di unità nazionale non sarà facile. Ma festeggiare la decisione della fine della lotta armata, nel caro e bel paese a noi tanto vicino per i legami culturali e politici, è d’obbligo.
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