BONANNI SPONSOR DI TREMONTI – Redazione – sindacato & democrazia – 18/1/10

Raffaele Bonanni riconferma, al Consiglio Generale della Cisl Emilia Romagna, lo stravolgimento della strategia Cisl Congressuale sul fisco e nessuno obietta, almeno per quanto riferisce il quotidiano “Conquiste del lavoro”Giovedì 14 gennaio. Il giorno prima l’annuncio era stato dato a Porta a Porta riscuotendo l’elogio di Tremonti. Per ora nessuna reazione pubblica di dirigenti delle Cisl Territoriali e delle categorie. Non sentono e non vedono? Non sanno che pesci pigliare? Quali iniziative assumere nell’organizzazione per correggere una deriva tanto grande?  

Il fatto. La proposta di Bonanni (definita lungimirante per un sindacalista da Tremonti) è quella di abbassare le aliquote IRPEF accompagnandole con una maggiorazione delle aliquote IVA ( per recuperare l’ammanco delle entrate Irpef, stimate in 18 miliardi di euro) sostenendo che così si aumenterebbe l’area della progressività ( sic!). Alcuni giorni prima aveva dichiarato che le due aliquote berlusconiane erano una direzione giusta, aggiungendone però una terza per i redditi superiori ai 200.000 euro annui (una fascia pressoché inesistente per le statistiche dell’Agenzia delle Entrate. Bonanni non ha dubbi “Bisogna fare questo senza se e senza ma mettendo alla prova la maggioranza ed il Governo sulla lealtà nei confronti degli italiani, che sulla questione fiscale sono arrivati ad un punto di rottura” ( Conquiste del Lavoro del 15 gennaio).

Questo è successo dopo che Berlusconi aveva lanciato l’ennesimo sponsor elettorale, per accarezzare il pelo al proprio elettorato, di una riforma fiscale su due sole aliquote Irpef ( 23% fino a 100.000 €, e 33% oltre) facendo scempio della norma costituzionale che prescrive la progressività in tale materia. Dopo che il super ministro Tremonti aveva imposto un drastico stop costringendo il premier alla retromarcia. Dopo che i giornali di “famiglia” ( Libero e Il Giornale) si erano dissociati pubblicamente con editoriali chiari e taglienti, il primo con un titolo a cinque colonne “Caro Silvio, non ci stiamo”, il secondo con un più morbido “Il pasticcio delle tasse” ma tagliente nel contenuto.

Bonanni citando il Congresso Cisl – così ha sottolineato a Porta a Porta – ha proposto questa questa “ terza via” sostenendo che l’incremento dell’IVA determinerebbe una vera curva progressiva in quanto “chi ha più reddito spende di più ed è giusto che paghi più Iva..”. Bonanni ora sostiene cose diverse dal recente passato; sembrerebbe convertito alla tesi liberista di abbandonare la tassazione del reddito medio-alto ed alto per recuperare l’equivalente con un’ipotetica curva dell’IVA ( ben difficile da definire) che sia maggiore per i consumi medio alti. Di fatto ha sposato l’idea del programma del Partito delle Libertà del 1994, illustrata nel libro Bianco dell’allora ministro Tremonti ( guarda un po’!). Quell’impostazione liberistica alleggeriva allora – come ora –  le tasse per i ricchi e fu contrastata dal partito alleato, da Gian Franco Fini fino ad ottenere il siluramento del ministro.

Bonanni non ha fatto cenno a tasse sul patrimonio ( come ha fatto invece il governo della vicina Svizzera per recuperare risorse per lo Stato). Ha riproposto ( giustamente) il maxi assegno per le famiglie numerose senza precisare criteri, entità e numeri. Tremonti ha accolto a braccia aperte “questa conversione” di un sindacato lungimirante promettendo una lunga fase di studio “per non fare stupidate” in una materia tanto complessa, in un fisco pensato negli anni ’60, modellato negli anni 70. Ha assicurato in questa procedura la ristrutturazione dei vari sostegni e detrazioni esistenti, in un unico assegno per la famiglia. Per ora non sono stati indicati ( né da Bonanni né da Tremonti) quali saranno i nuclei e le convivenze considerate "famiglie" idonee a ricevere il maxi-assegno.  

Il nostro commento. Con le due aliquote 23% ( nel ’94 Berlusconi si era fermato a 70.000 €) e 33% ha guadagnarci sarebbero tutti coloro che hanno redditi medio alti ed alti, cioè quei cittadini che dovrebbero invece essere chiamati a dare un significato contributo alle politiche di coesione e di solidarietà di un paese, soprattutto in periodi di crisi dove pagano più duramente coloro che dispongono di redditi bassi e precari.

E’ inaccettabile che il Segretario Generale della Cisl scelga di recuperare entrate per le casse dello Stato (cosa doverosa) attraverso una maggior tassazione dei consumi ( più IVA) anziché sulle cose, cioè sui patrimoni ed alti redditi, sulle rendite fondiarie e finanziarie. E dica che questa è un’indicazione del Congresso della Cisl del 2009!

Un esempio degli effetti delle due aliquote proposte. Marina Berlusconi, presidente della Fininvest, nel 2005 –ultimo dato disponibile – aveva un reddito di 6.2 milioni di euro e versava al fisco 2.6 milioni. Con il nuovo sistema risparmierebbe 600 milioni di Irpef. Chi ha un reddito di 20.000 € all’anno risparmierebbe 2400 euro all’anno, 33 euro al mese. Un po’ difficile risollevare i consumi di massa per dare fiato al mercato interno, all’economia sociale.

Questo colpo di teatro mediatico di Bonanni non può cancellare l’orientamento da sempre seguito dalla Cisl e dal movimento sindacale. La solidarietà verso la collettività e la coesione verso lo Stato si perseguono, in via principale, con una curva di aliquote progressive Irpef sui redditi. La tassa sui consumi grava di più sui poveri, sui bassi redditi, sul salario precario, perché, in termini relativi, impegnano la gran parte del loro reddito nei consumi vitali. Non è credibile che questi saranno esentati e poi non è così semplice ( forse neppure possibile) una netta linea di demarcazione tra consumi popolari e quelli per redditi medio-alti ed alti. Telefonini e computer dove saranno classificati? Video e DVD? Pensateci un po’ come andrebbe a finire….con grande probabilità una presa per i fondelli!

Non dimentichiamo che è proprio l’IVA la tassa erariale più evasa nel nostro paese; che un punto di Iva raggiungibile ( cioè quella riscuotibile) vale circa 6 miliardi di euro; che questo governo ha eliminato o ridimensionato due strumenti utili per contrastare tale evasione: la tracciabilità dei pagamenti e l’elenco dei fornitori definendoli balzelli.

Bonanni si è specializzato a rincorrere “le palle perse” lanciate astutamente da Berlusconi e Tremonti ( e come no, anche da Sacconi) facendo così da spalla – involontariamente o consapevolmente non lo sappiamo – a chi vuole mettere nel cassetto quelle richieste sostenute dai pensionati Cisl ( ed in seguito unitariamente da Cgil e Uil) che ponevano al centro i consumi ma con ben altro indirizzo: definire un nuovo indice Istat per salvaguardare il potere d’acquisto reale delle pensioni medio-basse e basse. Quell’istanza (per un nuovo paniere costituito dai consumi necessari e rigidi per consentire una vita decente) è stata sostenuta con determinazione da Antonio Uda, il segretario generale “urlatore” dei pensionati Cisl, che in poche settimane è stato ”spinto” alle dimissioni.

Così, il Bonanni….lungimirante ha messo la mordacchia alla vivace categoria dei pensionati. Anziché estendere quella richiesta ( sulla quale per tanti mesi ha lavorato un gruppo di studio misto) anche per i bassi redditi del lavoro dipendente e precario.

Dopo la performance a Porta a Porta – Tremonti e Bonanni, a contato di gomito, sembravano due gemelli siamesi per le idee su una riforma moderna del fiscob – è lecita qualche dietrologia. Sul perché Bonanni abbia tacciato di velleitarismo di Guglielmo Epifani, giorni fa, reo di aver  riproposto il recupero del fiscal drag. Sul perché abbia messo in scena una sorta di stati generali per la riforma fiscale, con riunione a Roma dei Consigli Generali della Cisl e della Uil, con il ministro del Tesoro, con la presidente di Confindustria: una strana unità d’azione, senza la Cgil che ripetutamente si era dichiarata disponibile a confrontarsi partendo da quella piattaforma unitaria sul fisco approvata nella primavera 2009 dai Consigli Generali della Cisl, Cgil, Uil.

Prosit. Serve un risveglio ed un pò di unità d’azione se per davvero si punta a trasferire maggiori tasse sulla ricchezza, riducendole ai ceti popolari per aumentare il potere d’acquisto.

 
2 commenti
  1. noname
    noname dice:

    Lettera aperta Cari compagni, amici e dirigenti sindacali di categoria e Confederali provinciali, regionali e nazionali, desidero rendervi partecipi di una mia riflessione ad alta voce. Visto l’andamento politico sindacale degli ultimi 15 anni, c’è la necessità di un chiarimento al nostro interno, cioè sul mondo sindacale, pertanto noi pensionati chiediamo: Di recuperare la nostra identità di uomini come ex lavoratori. Di smetterla con la "carità pelosa" di farci pagare la quota sindacale dello 0,5 per 100 sulla nostra pensione e poi farci contare un quarto all’interno delle strutture sindacali. Di essere adeguati ai lavoratori attivi e contare come loro. Di essere presenti, con tutto il nostro peso e potere contrattuale, in tutti gli organismi provinciali, regionali e nazionali, come le altre categorie Cisl. L’autonomia sindacale, in ragione dell’esperienza maturata durante 35/40 anni di lavoro e militanza sindacale, ritengo di essere in grado di trattare le mie necessità e dei miei compagni. Cari amici dirigenti sindacali FNP-CISL, noi crediamo che solo con l’autonomia sindacale potremo continuare a chiedere la rivalutazione delle pensioni e proporne un nuovo sistema di agganciamento ai salari dei lavoratori, dato che il costo della vita aumenta in base agli aumenti salariali dei lavoratori attivi. Per concludere, noi pensionati siamo i maggiori contribuenti del sindacato ed i peggiori usufruenti. PENSIONATI!!! FIGLI DI UN DIO MINORE Con stima MICHELE MARIELLA Comp. Direttivo Fnp-Cisl Lega S.Paolo/To. Centro Forse questa lettera non è un commento pertinente con i contenuti di cui sopra, ma esprime un disagio della categoria dei pensionati che sarebbe necessario conoscere meglio. Graziano Sampò

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  2. noname
    noname dice:

    Pienamente condivisibili i commenti dell’articolo di Serafino a proposito della ipotesi di riforma, con due sole aliquote, pensata da Berlusconi e poi accantonata. Bisogna lavorare per la progressività delle imposte, per trovare i mezzi utili a sostenere la famiglia ed i bassi redditi, e non già caricare di ulteriori oneri i consumi. Si sa, i bassi redditi spendono tutto per vivere e sarebbero i primi a farne le spese. Dobbiamo fermare l’ipotesi Berlusconi-Tremonti e la CISL non può tradire il proprio compito di sindacato attento a chi ha meno. Bonanni deve rivedere il proprio pensiero per impegnarsi a perseguire l’equità proprio sul terreno fiscale. Lo chiediamo in tanti, lo sottolineo anch’io, forte anche di un confronto interno ad un gruppo di cattolici di alcune Parrocchie di Torino Nord, riuniti qualche giorno fa, i quali rimasero esterefatti di fronte alla ipotesi di Berlusconi ed al constatare che la CISL, attraverso "Conquiste del Lavoro", approvava quelle idee. Beppe Mainardi

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