Stagione di referendum

La legge che disciplina lo svolgimento di un referendum abrogativo è stata definita nel 1970, ben 22 anni dopo la Costituzione. Dal 1946 si sono svolti 78 referendum nazionali: un referendum istituzionale, un referendum di indirizzo, 4 referendum costituzionali e  72 referendum abrogativi. https://it.wikipedia.org/wiki/Consultazioni_referendarie_in_Italia. Dal 1997 al 2022 si sono svolti 33 referendum e il quorum di validità (la metà più uno del corpo elettorale) è stato raggiunto (54,8%) soltanto nel 2011 per quattro quesiti referendum abrogativi: due relativi alla gestione e concessioni per l’acqua pubblica, uno contro il nucleare, uno contro il legittimo impedimento per le cariche di Stato.

Pur con tutti i limiti attuali e senza ombra di dubbio uno strumento di partecipazione popolare alla democrazia rappresentativa e per non intaccarne l’importanza, è bene promuoverli con la dovuta attenzione e per quesiti comprensibili.  Per i referendum che hanno come oggetto quesiti riguardanti i lavoratori dipendenti non si dovrebbe mai dimenticare che gli stessi sono una parte minoritaria del corpo elettorale e pertanto l’ iniziativa unitaria è una pre-condizione. Vi proponiamo per una riflessione sui referendum abrogativi tre articoli , due pubblicati all’inizio di questa estate, di Michele Ainis, di Serena Sileone e di Alessandra Algostino.

La stagione dei referendum: dal Jobs Act all’autonomia differenziata Michele Ainis La Repubblica 22-7-24

S’annunzia una stagione di sfide, di duelli. Referendum, ecco l’arma che impugneranno i contendenti. Venerdì scorso il battesimo del referendum sul lavoro promosso dalla Cgil, ma non è affatto l’unica iniziativa. Però intanto il principale sindacato di sinistra spara quattro quesiti abrogativi contro una legge (il Jobs Act) decisa da un governo di sinistra. E deposita un milione di firme in Cassazione, il doppio di quelle necessarie. Un successo, ma al contempo una contraddizione. Giacché nei referendum le sottoscrizioni volano, i voti s’inabissano.

Negli ultimi trent’anni il quorum di validità (la metà più uno del corpo elettorale) è stato raggiunto soltanto nel 2011, sul referendum per l’acqua pubblica e contro il nucleare. Tutti gli altri referendum sono naufragati, anche per gli appelli all’astensione di chi non è d’accordo. Colpa del quorum, per l’appunto. Che viceversa non è uno sbarramento nel referendum più importante, quello costituzionale. Altra contraddizione. Colpa altresì delle modalità con cui si consuma questa procedura. Difatti nei referendum puoi firmare online, ma non puoi votare online. E l’esercito dei votanti comprende 5 milioni d’italiani residenti all’estero, che però sui referendum non votano mai. Mentre alle politiche gli elettori votano sempre meno, ormai uno su due. Sicché nel referendum sull’Autonomia differenziata – altra consultazione che si profila all’orizzonte – le opposizioni dovrebbero ottenere quasi il doppio dei voti guadagnati alle elezioni del 2022, circa 12 milioni di voti aggiuntivi. Valli a trovare. Eppure tutti questi ostacoli non frenano la corsa ai referendum. (…) per proseguire aprire l’allegato

Perché i referendum fanno usati con curaSerena Sileoni La Stampa 5-8-24

Si potrebbe chiamare l’estate dei referendum. E non solo per la fruttuosa raccolta firme per quelli sull’autonomia differenziata e sul Jobs Act, o per i preparativi all’orizzonte del referendum costituzionale sul premierato (e magari anche sulla separazione delle carriere dei magistrati).

Da una decina di giorni, è attiva un’importante innovazione: una piattaforma online per le firme necessarie a presentare la richiesta dei referendum abrogativi e le proposte di legge di iniziativa popolare, già avviata dal governo Draghi e ora resa finalmente operativa dal ministro Nordio. Una innovazione modesta, se paragonata ai tentativi di introduzione del voto elettronico che sono stati sperimentati all’estero, ma comunque un piccolo, grande passo avanti per i principali strumenti di partecipazione popolare alle decisioni politiche.

Proprio da questa piattaforma, dall’interfaccia un po’ grossolana ma comunque sicura grazie al sistema Spid, si scopre che quelli contro il Jobs Act e l’autonomia differenziata sono i due più importanti di ben undici referendum in questo momento aperti alle sottoscrizioni, a cui si aggiungono quattro proposte popolari di legge.

Banchetti per la firma del referendum Autonomia differenziata

Sono anche i due referendum su cui, come detto, sono state già raggiunte le firme necessarie per avanzare la richiesta, che deve passare ora il controllo di regolarità della Corte dei Conti e poi quello, dagli esiti ben più incerti specie per il referendum contro la legge Calderoli, di ammissibilità della Corte costituzionale, prima di poter essere sottoposti al voto popolare e, quindi, di superare il quorum di validità.

Finora, in Italia si sono tenuti 78 referendum, la maggior parte abrogativi. Tanti, ancor più se si pensa che non esistevano prima del 1970, anno in cui venne approvata la legge che ne disciplina lo svolgimento.Un ritardo paradossale, in un certo senso, visto che la Repubblica nasce proprio su un referendum, quello del 2 giugno. In ogni caso, un ritardo dovuto non a noncuranza, ma a quell’ostruzionismo di maggioranza, come lo chiamò Calamandrei, che caratterizzò la lunga prima fase repubblicana e che, per i referendum, fu corteggiato anche dal partito comunista, dichiaratamente ostile al voto referendario come espressione di contro-potere politico. È noto che la legge venne poi approvata come tentativo della maggioranza democristiana di sfidare l’approvazione in Parlamento della legge sul divorzio, ad essa coeva.

Da allora, il partito radicale per primo sarebbe stato il promotore di un ricorso sempre più frequente al voto abrogativo, con esiti spesso deludenti. Trentatré, difatti, non hanno nemmeno raggiunto il quorum di validità. Si tratta di un dato comprensibile, sia perché un ricorso frequente all’istituto referendario rischia di sminuirne il valore, sia perché l’astensione, e quindi il mancato raggiungimento del quorum, rappresentano una strategia di voto. Ciò non toglie che il referendum indichi vitalità della democrazia, vivacità dell’opinione pubblica e valorizzazione da parte del sistema politico degli strumenti di partecipazione popolare alle scelte pubbliche.

Tuttavia, l’enfasi referendaria che caratterizza questa estate ha un lato meno solare. La si deve da un lato all’adesione di Elly Schlein, e con essa di buona parte del suo partito, all’iniziativa di Landini contro il Jobs Act, una legge voluta e votata dal Pd, per quanto in una stagione politica diversa; d’altro lato, all’impeto con cui è stata organizzata l’iniziativa contro la legge Calderoli; infine agli assaggi di campagna elettorale per il referendum costituzionale sul premierato. (…) per proseguire aprire l’allegato

Autonomia: tante firme, ma il referendum non è «facile» Alessandra Algostino Il Manifesto 20-8-24

Referendum troppo facile, «smaccatamente inammissibile», che delegittima la Costituzione: queste alcune delle critiche apparse sui quotidiani in questo caldo agosto, mentre firme raccolte e diffusione dei banchetti mostrano una partecipazione straordinaria. (…) per proseguire aprire l’allegato