RUMINE…
RUMINE è una rubrica sperimentale coordinata da PierLuigi Ossola
Abbiamo chiamato RÙMINE questo spazio di sindacalmente.org perché la sua funzione è simile a quella che svolge la parte dello stomaco degli erbivori (il rùmine) dove inizia il processo di trasformazione in sostanze utili all’organismo delle erbe, dei fiori e delle foglie che brucano quando pascolano. Nello spazio rùmine noi rumineremo quanto ‘bruchiamo’ quando ci guardiamo attorno, leggiamo, ascoltiamo, ci poniamo domande. Lo scopo del nostro ruminare è dar vita ad un processo di elaborazione collettiva di idee e proposte. Siete tutti invitati a proporre vostri appunti da pubblicare in rùmine e ad inviare vostre osservazioni su quanto sarà pubblicato. Tanti più saranno gli scritti ed i commenti su ciascuno di essi tanto più proficuo sarà il processo di ruminazione a cui riusciremo insieme a dare vita. Rùmine avrà carattere sperimentale per un anno. Valuteremo poi insieme se e come proseguire. PierLuigi Ossola ossolaep@gmail.com
I due commensali
Inauguro questo spazio proponendovi di rùminare insieme su una vecchia e nota storiella e su due domande che mi sono posto leggendola. Mi sembra importante precisare che quelle su cui vi propongo di rùminare sono due domande vere non due indovinelli.
La differenza è fondamentale. Un indovinello è una domanda che prevede una risposta certa, cioè individuabile facendo riferimento alla logica e/o a conoscenze tecniche/scientifiche. Una domanda vera consiste invece nel porre un problema che può avere più risposte, tutte razionali, tecnicamente e scientificamente corrette, o può anche non avere nessuna risposta convincente.
Porre e porsi domande ‘vere’ è assai importante. Una metodologia di apprendimento (l’Action Learning) che si è rivelata particolarmente utile per quadri e dirigenti, pone a proprio fondamento quelle che il suo ideatore (R. W. Revans) chiama “domande fresche” o “domande discriminanti”. Si tratta di domande concrete e indiscrete che impegnano a guardare con occhi nuovi ciò che troppo spesso diamo per scontato, ispirando e guidando in questo modo l’intero processo di apprendimento che diventa così un tutt’uno con il processo di soluzione di problemi reali.
Questo periodo di festa è stato per me (penso anche per molti di voi) occasione in cui trovarmi a tavola, nonostante il covid, con parenti ed amici. La storiella che vi propongo riguarda due commensali. Per questo, ma non solo per questo, mi è tornata in mente in questi giorni ed è finita nel mio rùmine.
A due commensali vengono servite in un unico piatto di portata due mele: una molto bella e l’altra un po’ bacata. Il commensale che si serve per primo prende la mela migliore, mentre l’altro non riesce a simulare un moto di stizza ed uno sguardo di rimprovero. Il primo commensale se ne accorge e dice: “ti dispiace che io abbia scelto la mela migliore ? Tu che cosa avresti fatto al mio posto ?”. “Avrei preso la mela bacata per un naturale dovere di cortesia”. La risposta del primo commensale fu assai razionale: “allora vedi che la mia scelta non ha cambiato nulla, la mela bacata è tua, come sarebbe comunque stata”.
Vorrei rùminare con voi su due domande che mi sto ponendo.
La prima riguarda il commensale che ha scelto per sé la mela più bella. E’ proprio vero che la sua scelta è stata quella più ‘furba’ e ‘razionale’?
La seconda riguarda l’altro commensale. La storiella non dice come ha reagito alle ultime parole del primo commensale. Le due possibilità che mi vengono subito in mente sono la sua accettazione dell’umiliazione di essere perdente o la messa in atto di una rivalsa per riequilibrare lo smacco subito. Ambedue però non mi convincono. La prima perché una relazione in cui una parte è costretta ad accettare di essere ‘sciocca e perdente’ stride con una situazione di amichevole convivialità. La seconda perché rischia di innescare un circolo vizioso di ripicche reciproche.
La seconda domanda che mi/vi pongo è quindi: “ci sono altre possibilità di reagire del secondo commensale oltre alle due che ho citato ?”
Se lasci un COMMENTO Ti risponderò
La migliore risposta del primo commensale sarebbe, a mio parere, “vedo che una mela è bacata. Dividiamoci quella buona”
Quanto alla replica del secondo commensale, la questione è più difficile. La replica migliore sarebbe:” di fronte all’evidente diseguaglianza delle alternative, lasciamo decidere al caso. Il primo chiude gli occhi e prende la mela su cui ha messo il dito”
C’era una soluzione migliore: tagliare le due mele a metà e ogni commensale si sarebbe potuto prendere una metà mela di qualità migliore e no. Insomma la condivisione che genera uguaglianza ed evita contrasti
Il secondo commensale avrebbe potuto dire: la mela bacata non è avvelenata altrimenti il verme sarebbe morto prima di produrre il danno, …..
Avrei detto: Visto che la metti così, faccio sapere in giro come ti sei comportato e d’ora innanzi troverai duro prenderti la mela buona.
Sulla prima domanda, il comportamento del commensale è poco razionale se lo misuriamo in termini di relazione ( rischia un conflitto e compromette la possibilità di mangiarsi la mela più bella). Più razionale un comportamento finalizzato alla condivisione ( “ dividiamoci la mela più bella” assicurerebbe ad entrambi un risultato soddisfacente e garantirebbe buone relazioni).
Sulla seconda domanda il commensale è prigioniero della sua prima risposta (per cortesia avrei preso la mela bacata), doveva evidenziare una possibilità diversa di comportamento ( avrei diviso la mela più bella), ora non gli resta che subire o aprire un esplicito conflitto.
La soluzione ragionevole e “furba” era quella di dividere le due mele a metà e ciascun commensale avrebbe preso una metà della mela molto bella e una metà della mela bacata.
Il secondo commensale avrebbe potuto reagire dicendo che di fronte a un problema ci si confronta e si cerca la soluzione che non crei disparità e malumori.
Rispondo così, al brucio, dicendo cosa ho pensato immediatamente dopo aver letto la storiella: se fossi il secondo commensale e avessi mano veloce strapperei di mano la mela al primo.
La scelta del primo commensale forse è furba, ma non ragionevole.
E’ una scelta egoistica. La ragione è uno strumento. Dipende a quale fine è subordinata. Se invece la intendiamo in senso filosofico illuministico la ragione è collegata alla società umana. Allora per mantenere in vita la società la ragione va legata al concetto di maggior bene comune possibile.
Adesso mio fermo … dovrò ruminare ancora.
Buon 2022.
Il primo commento che mi viene spontaneo è questo: la soriella non dice se i due commensali sono uno ospite e l’altro ospitante. Inizia con le parole “A due commensali vengono servite…”. Erano in un ristorante? Oppure a casa di uno dei due? Entrambi i commensali hanno notato la mela bacata. La cosa più logica era di richiamare cortesemente chi aveva portato il piatto con le due mele chiedendo che una fosse cambiata. Morale della favola: risalire alla causa originaria del dilemma. Adriano Serafino
Ho ruminato un po’ anch’io e condivido pienamente il fatto, evidenziato in praticamente tutti i vostri commenti, che la scelta del primo commensale non era affatto obbligata e non è neppure stata la più furba e razionale. Una scelta di condivisione sarebbe stata di gran lunga più intelligente e razionale, anche perché molto più lungimirante.
Per quanto riguarda il secondo commensale, prendendo spunto da quanto hai scritto tu Carlo, penso avrebbe potuto rispondere “ehh si, mi sono un po’ risentito vedendoti scegliere la mela che si presenta meglio. Adesso però mi è venuto in mente che le mele biologiche sono spesso un po’ bacate, ma sono anche più saporite”. E dopo averla assaggiata: “Uhh è ottima. Ne do’ un po’ anche a te. Mi fai assaggiare anche la tua così possiamo valutare insieme qual’è la migliore”.
Il primo commensale a questo punto avrebbe potuto rispondere: “Grazie. E’ effettivamente buona. Eccoti una fetta della mela che ho scelto io in modo un po’ prepotente credendo di fare una furbata. Ti chiedo scusa per il mio comportamento, ma sai, nel mio lavoro siamo abituati a competere e mi viene naturale farlo anche nella vita privata. Grazie per avermi fatto provare il benessere ed i vantaggi del condividere. Non lo dimenticherò”.
Ho scritto quanto precede perchè, ruminando, ho pensato che se, quando riceviamo un torto, rispondiamo “pan per focaccia” rischiamo di innescare un circolo vizioso di ripicche reciproche che non può portare a niente di buono. Credo che il modo migliore per interrompere un possibile circolo vizioso avviato da una prepotenza è provare a rispondere con un atto gentile o comunque corretto e non astioso. Forse i risultati non sono sempre così immediatamente positivi come avviene nel seguito della storiella che vi ho appena proposto, ma credo che agire per andare oltre la ‘ripicca’, proponendo con i fatti, più che non con le parole, logiche positive di relazione, spargendo qualche buon seme, sia la cosa migliore che possiamo fare per vivere meglio, in pace ed armonia con il nostro prossimo e per aiutare anche gli altri a vivere meglio.
Sono convinto che questo sia vero per le relazioni che abbiamo nella nostra vita personale, ma mi chiedo: vale anche per le relazioni tra Stati che riguardano la vita del mondo ?
Un’ultima considerazione (per ora, perché sto seguitando a ruminare) riguarda quanto ha scritto la Redazione. Condivido l’idea proposta che risponde a mio parere ad una buona logica sindacale, pienamente compatibile con quanto ho appena scritto in merito al modo di interrompere un pericoloso circolo vizioso. Penso infatti che sarebbe stato più che giusto chiedere al ristoratore di servire due mele non guaste, ma in questo caso la discriminante è, a mio parere, la forma con cui lo si poteva chiedere. Chiedere il rispetto dei propri diritti con dignità e cortesia è a mio parere fondamentale al ristorante come nelle trattative sindacali in cui ho sempre ritenuto di grande importanza ed efficacia mantenere un comportamento corretto e non astioso, anche di fronte a provocazioni della controparte.