Conta il conto in banca …

Si conta per il conto in banca. L’Unità del 23 giugno ha pubblicato un editoriale del direttore Piero Sansonetti allo scopo di risvegliare le coscienze sui due tragici eventi tragici di questi giorni: il sottomarino Titan della Ocean Gate imploso a profondità proibitive con 5 miliardari a bordo e il barcone  rovesciato con circa 700 fuggiaschi da povertà, fame e guerre. Le istituzioni e i media hanno reagito con opposti sentimenti che ci mostrano in quale logica è precipitato il mondo.

Il mondo è strano e sbilenco si legge sui social. Fai un biglietto da 250mila euro per imbarcarti sul Titan per scendere negli abissi a circa 4.000 metri per vedere il relitto del Titanic, ma qualcosa va storto: c’è apprensione mondiale e con moderni mezzi e ingenti risorse (6 miliardi?) si corre e ci si rincorre per salvarli. Inutilmente, perché costruttore e milionari hanno pensato che con i soldi si può tutto, anche ignorare le regole della termodinamica, della fisica, dei collaudi alle pressioni.

Se invece scappi da una guerra, dalla siccità, dalla dittatura e dalla carestia, paghi con tutto ciò che hai per salire su una barca vecchia e insicura per sfidare il mare, ma qualcosa va storto e affondi, in centinaia: c’è disinteresse di chi (istituzioni) doveva inviare tempestivi soccorsi che avrebbero salvato quelle vite. E c’è chi dice – o pensa pavidamente – che se la sono cercata.

L’ex-presidente Barack Obama, intervenendo ad una conferenza ad Atene, ha dichiarato “Più attenzione al sommergibile che ai migranti annegati in mare… la tragedia del sottomarino sta ricevendo una copertura mediatica minuto per minuto in tutto il mondo, ed è comprensibile perché tutti noi ovviamente vogliamo e preghiamo che quelle persone vengano salvate. Ma il fatto che abbia ottenuto più attenzione delle 700 persone morte annegate è una situazione inaccettabile».

E poi un certo distacco da quel tragico evento, il più grande nel Mediterraneo, che non ha portato a decidere per un atto simbolico come la bandiera a mezz’asta. Neppure nelle sedi del sindacato.

Sansonetti parla di <sproporzione> mediatica nel dare notizia di questi due tragici eventi. Ha ragione. E non solo per i citati conti in banca, ma per la sproporzione delle lacrime che piangeranno quei morti: valgono uguali le lacrime della donna che in un sol fiato ha perso marito e figlio che avevano sborsato 500mila dollari per provare l’ebbrezza di una visione proibita dalle leggi terribili del mare? Sono uguali alle lacrime di centinaia di donne che hanno confidato nell’avventura di figli e mariti sperando di iniziare una vita più umana? E sono uguali alle lacrime mute, che si sono confuse nei grandi flutti, di quelle madri che hanno stretto a sé per l’ultima volta i loro bambini? Quale valore diamo al dolore della perdita?

Qui l’articolo di Piero Sansonetti – Salviamo i milionari del sottmarino.Giustissimo. I migranti no?

<< Seicento persone sono molte più di cinque persone. Circa 120 volte di più. Però 50 milioni o forse 100 milioni sono parecchi di più di 4 o 5 milioni. Si spiega così, con questo facile conto matematico, l’interesse universale per il sottomarino in fondo all’oceano e il disinteresse generale per i 600  annegati sui fondali del mare Egeo.

Il Titan imploso per la forte pressione esterna

È vero che nel sottomarino c’erano solo quattro viaggiatori più uno scafista (un nocchiero); mentre nel barcone affondato qualche giorno fa di fronte alla Grecia ce n’erano più di settecento di persone, e cinquecento o seicento sono morte; ma se si fa un calcolo a spanne del reddito complessivo dei quattro viaggiatori, si arriva a una cifra che certamente supera i cinquanta milioni, mentre se invece si calcola il reddito dei naufraghi nel mare Egeo non si arriva neppure a quattro o cinque milioni. A malapena un decimo del reddito del sottomarino.

E poi, degli sfortunati milionari morti in fondo all’Oceano, vicino al relitto del Titanic, conosciamo nomi, cognomi, storie, amori, parenti. Di neanche uno delle vittime del peschereccio conosciamo il nome. È populismo questo? È demagogia? È sciacallaggio? No, è un tentativo di capire come va il mondo.
Il giorno dopo la sciagura del barcone di fronte alla Grecia solo quattro giornali italiani hanno pubblicato la notizia in modo vistoso, in prima pagina: L’Unità, La Repubblica, il Manifesto e l’Avvenire. Tutti gli altri giornali (sono una trentina i quotidiani a tiratura nazionale) se ne sono disinteressati.
L’altro ieri, il giorno prima ancora, e poi di nuovo ieri e oggi, le prime pagine di tutti i giornali del mondo sono affollate dalle notizie sul Nautilus. Leggo che ci sono dieci navi della marina americana impegnate nelle ricerche.

Giusto, io dico: giusto, sacrosanto. Per salvare la vita anche di un solo individuo è giusto e stragiusto impegnare tutte le risorse possibili. Però per salvare quei settecentocinquanta che speravano di poter mettere piede, vivi, in Italia, si è mossa (con comodo) solo una piccola motovedetta greca. Nessuna nave italiana, nessuna nave europea, nessun elicottero.

Eppure era facile salvarli. E costava anche poco. Oltretutto l’unica motovedetta che si è mossa si è mossa molto male. Forse è stata la causa del naufragio. Voi non vedete una sproporzione? Non trovate che questa sproporzione sia la fotografia di come funziona oggi la società moderna? Il ministro Valditara, per citarne uno, vorrà magari spiegarci che questa è la legge delle meritocrazia.
Cioè che ciascuno vale non per ciò che è ma per ciò che merita. E che una persona merita esattamente quello che è scritto nel suo conto in banca. Zero, se il conto è zero. Forse è così. Senza forse. E si può dire che una società che funziona in questo modo, una politica che funziona in questo modo, un sistema di informazione che funziona in questo modo, a noi non piace molto? Una opinione pubblica che funzioni in questo modo nemmeno ci piace molto. >>

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