Il berlusconismo e la sua religione

Il gigantismo commerativo con decine di editoriali e articoli, il funerale di stato per  Silvio Berlusconi in diretta a rete unificate sono stati oggetto e lo saranno ancora di commenti divaricati. Ne abbiamo archiviati molti, torneranno probabilmente utili nei prossimi mesi. In questo articolo vogliamo riproporre e riflettere sulle parole di Vito Mancuso che in quei giorni ha citato l’antico proverbio <<…”De mort tuis nihil nisi bonum“, vale a dire: “Di chi è appena morto, o si tace o si parla bene”. Per questa ragione della morte, e della vita, di Silvio Berlusconi non ho scritto nulla e non ho espresso alcun giudizio su di lui. Non posso però che condividere le parole conclusive dell’Omelia di Mons. Mario Delpini alla S. Messa in Duomo: “Ecco che cosa posso dire di Silvio Berlusconi. È un uomo e ora incontra Dio”.>> Il berlusconismo e la sua religione di Vito Mancuso –  la parabola dell’ateo devoto che credeva solo nel suo io – Il berlusconismo ha stabilito il primato del successo personale su qualsiasi tensione verso l’altro. L’applauso è diventato la misura del valore di tutto e i cittadini si sono trasformati in spettatori. https://www.vitomancuso.it/2023/06/13/il-berlusconismo-e-la-sua-religione/

Quell’Omelia ha suscitato consensi e perplessità. Un omaggio al Cavaliere? Una presa di distanza dalla sua vita e dalle sue azioni? In prevalenza si è optato interpretando le parole di Mons.Delpini come un omaggio all’uomo Berlusconi, chiudendo gli occhi sulle sue licenze di libertino e di corruttore.

Makkò su Il Foglio

Il nostro modesto parere si avvicina molto a chi, come ad esempio Andrea Carugati scrive, su Il Manifesto del 15 giugno, così <<…Il prelato lo ricorda anche come «un uomo d’affari» che si arrischia anche in «imprese spericolate», che «guarda ai numeri e non ai criteri». E come uomo politico che «è sempre un uomo di parte», un «personaggio che è sempre in scena, ha ammiratori e detrattori. Ha chi lo applaude e chi lo detesta». Per arrivare alla conclusione cristiana: «È un uomo e ora incontra Dio».

Non si fa certo peccato pensando a questa vignetta e alla parte finale dell’omelia del vescovo Delpini in Duomo.

Prosegue Carugati << Ed è curioso che, in queste ore di santificazione nazionale, dall’altare arrivi un messaggio tutt’altro che beatificante per l’uomo che si definì anzitempo «unto dal signore»…>>

Non dovrebbe sfuggire ad un’attenta lettura dell’Omelia (vedi allegato) che la prima, la seconda e terza parte (Vivere. Vivere. Vivere e amare la vita… e poi Amare ed essere amato.. e infine Essere contento. Essere contento e amare le feste. Godere il bello della vita…) si concludo con la stessa frase «..Ecco che cosa si può dire di un uomo: un desiderio di gioia, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento».  Sembra essere un riferimento all’uomo credente in Dio che trova in lui il suo compimento.

Nella parte conclusiva il cardinale si rivolge direttamente alla vita di Silvio Berlusconi, concludendo con una frase ben diversa  «…Ecco che cosa si può dire di Silvio Berlusconi. È un uomo e ora incontra Dio» Sembra chiaro che lo incontra – volente o nolente, credente praticante o solo battezzato – come giudice . 

Ma su questa Omelia si è passati velocemente oltre per continuare a discutere e riflettere sull’eredità politica di Berlusconi. Condividiamo il pensiero di Flavia Perna che scrive su La Stampa del  “…l’impossibilità materiale di trasferire ad altri il nocciolo dell’eredità berlusconiana, cioè la concentrazione di poteri e spregiudicate abilità che hanno costruito l’esperienza politica, umana e imprenditoriale del Cavaliere…” come pure quello di Francesco Bei (su La Repubblica del 20-6) che sintetizza l’eredità politica negativa lasciata da Berlusconi con queste parole “..La sua eredità politica la stiamo vedendo in questi giorni, nella mutazione di una destra che diventa anti-patriottica,elogia l’evasione e pratica l’ingiustizia fiscale.”   Vedi allegati

Memoria corta – E’ importante ricordare il “nobile motivo” per il quale Silvio Berlusconi scelse l’agone della politica, dopo i  successi con le TV commerciali (fare soldi con la pubblicità), con l’edilizia a Milano seguendo il precetto del “pecunia non olet”, con i trionfi del Milan. Un imprenditore e un commerciante che “sapeva fare”. Il “nobile motivo” è ricordato, nel lontano 1994, da uno dei suoi più fedeli suoi consiglieri “..per una lira investita abbiamo 5 lire di debiti da garantire..”. Ora la Fininvest e il patrimoni sono creciuti…vedi allegato

Dopo Berlusconi di Antonio Lettieri con questo link http://www.eguaglianzaeliberta.it/web/content/dopo-berlusconi

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