PARTI IN COMMEDIA E MANOVRA – A.Serafino politiche & democrazia 27/5/10

La gran paura di finire come la Grecia può annebiare le idee e  dare credito alle parti in commedia recitate da Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti. Il premier afferma che la manovra non è stata dettata dall’esigenza di mettere sotto controllo i conti pubblici del nostro paese, il che suonerebbe a critica del tempo perduto sottovalutando la gravità della situazione del nostra economia e del bilancio dello Stato. Sostiene che è stata fatta per richiesta della Eu, rivolta a tutti i paesi membri, per ridurre il ruolo dello Stato nell’economia contenendo così la spesa pubblica. Il ministro del Tesoro invece ripete il ritornello “non metteremo le mani nelle tasche dei cittadini” buttando fumo negli occhi per potere far sì che altri ( i governi regionali e locali) mettano mano all’aumento di contributi e tariffe per servizi basiliari: servizi sanitari, servizi all’infanzia, scuola, trasporti, assistenza.

Per Berlusconi ( meno per Tremonti) è abitudine far passare in secondo piano l’invidiabile primato che il nostro paese detiene per il debito pubblico che corre verso il 120% del Prodotto Interno Lordo, in tandem al decifit di bilancio salito in poco tempo al 5% ( ben oltre la soglia Eu del 3%). L’entità dei Bot emessi è dunque assai elevata e la variazione dei tassi su tali titoli determina esigenze crescenti di cassa dell’ordine di migliaia di miliardi. A volte decine. Questo è il problema principale. Queste variazioni sono conseguenti alle scorrerie della speculazione ( messa in moto da grandi fondi privati) ed alla minor credibilità di sovibilità in cui può incorrere questo o quello stato in determinati frangenti.

Silvio Berlusconi recita ponendosi lo scopo di non riconoscere mai i meriti dell’accoppiata Prodi-Paolo Schioppa che ha ben  salvagurdato la dinamica dei conti pubblici, in particolare con i risultati della lotta all’evasione. Lo scontro interno alla compagine governativa sul problema della tracciabilità dei pagamenti ( sostenuta con forza da Tremonti ed osteggiata dal premier) rivaluta l’immagine di Vincenzo Visco nonostante la negativa icona affiabiata, non solo dal centro destra. Berlusconi non demorde continuando ad indicare in Vincenzo Visco il simbolo “ dello stato di polizia tributaria” per il semplice fatto che voleva la tracciabilità dei pagamenti per le tante operazioni “ in nero” e tra queste quelle tante fatture di liberi professionisti ( es.dentisti e visite specialistiche) a cui si è costretti ricoorerre per carenza del ruolo pubblico della sanità ( tempi lunghi di prenotazione). Una normale visita specialistica sul circuito privato è forse pagata meno di 150 euro?

“Non mettiamo le mani in tasca” è uno slogan diseducativo che addita lo Stato come un furfante quando invece è alla ricerca delle risorse necessarie per i servizi essenziali e basilari del Paese. La “polizia tributaria” di Berlusconi è un fantasma anti stato che fa presa sui tanti che hanno tanto da ridere su questo Stato pieno di magagne.

La recita della nota coppia ha dovuto però misurarsi con un dato imprevisto fatto conoscere dall’Istat e dalla Guardia di Finanza: l’evasione fiscale in Italia, dopo la flessione subita con l’ultimo governo Prodi, è risalita a ben 120 miliardi, anche  grazie alle rimozioni dei controlli e delle norme di rintracciabilità di questo governo…che ora corre in parte ai ripari, in modo del tutto insufficiente ( 5.000 o 3.000 euro è una soglia troppo elevata da cui partire per l’applicazione delle nuove norme).

Per la manovra correttiva di 24 miliardi in due anni è stato prodotto altro fumo a manovella. Il ministro Tremonti ha ironizzato sulla discussione iniziale per il taglio del 5% dello stipendio di manager e parlamentari, affermando che per tali ceti quello era solo l’aperitivo e si è concluso….. con il secondo piatto del blocco dei salari per tutto il pubblico impiego e servizi, compresi coloro ( es. insegnanti ed infermieri) che si fanno…..un mazzo tanto per mandare avanti servizi essenziali come assistenza, asili,scuole,ospedali. E non sono i soli.

 

Fumo negli occhi perché? Il taglio del 10% per i parlametari è poco. Riguarda un anno, si stima in 1000 euro al mese sulle voci accessorie per non intaccare l’indennità mensile ( 5.480 per i deputati, di più per i senatori)  che tra l’altro è rivalutata automaticamente ogni anno. Perchè non si riducono gli alti stipendi della struttura apicale e dei manager pubblici introducendo in modo strutturale un tetto, in rapporto 1 a 10 rispetto a quanto percepisce un operaio comune? Il blocco per quattro anni dello stipendio base e delle voci accessorie per un insegnante, per un infermiere determinerà certamente un ammontare ben più elevato di quanto si profila per deputati e manager. Molto di più. Anche e non solo per questo è corretto parlare di manovra iniqua, è necessario mobilitarci per modificarla radicalmente. E’ possibile.

L’età pensionabile è stata nuovamente allungata con l’artificio delle finestre senza aver in cambio alcuna rivalutazione degli  neppure della grande platea delle pensioni sociali ed  di quelle al minimo. L’Inail come l’Inps ha in attivo il proprio bilancio ( e di molto) ma non c’è iniziativa alcuna per rivalutare le indennità vere (!!), ferme da molti anni, a livelli molto bassi. 

Alternative possibili a quanto deciso dal Consiglio dei Ministri? Molte proposte sono già state ipotizzate, tra queste quella di “Sbilanciamoci” che alleghiamo e potete trovare con altri documenti su www.sbilanciamoci.org

In questo articolo proponiamo di riflettere su due punti che valgono decine di miliardi e riguardano il costo della politica, il costo della macchina pubblica.  Anziché il balzello di quel 10% che sarà recuperato in breve tempo,  se per davvero Berlusconi-Tremonti vogliono diminuire il costo esorbitante di gestione dello Stato ( ivi compresi gli organismi decisionali) anzichè mettere al centro il balletto sulle Province o simili ( tante discussioni, molto fumo e poco arrosto..) , scelgano di allineare gradualmente i compensi dei parlamentari italiani e dei consiglieri regionali al livello medio di quello dei parlametari europei, all’incirca il 50% di quanto percepito in Italia e con bassa  produttività. E poi si tagli in modo robusto il parco delle auto blu ( erano 200.000 cinque anni fa, ora sono 628.000 dice i” Il Giornale” di Feltri) che costerebbe alle casse pubbliche  ben 51 miliardi di euro ( oltre tre punti di Pil). Negli Usa le auto blu sono 73.000.

 

E la tassazione sulle rendite finanziarie? Dimenticata. 

Perchè non rivedere le norme che hanno regolato il vergognoso scudo fiscale che ha portato troppo poco nelle casse dello stato?  

La manovra è iniqua e dovrebbe essere profondamente modificata rispetto ai soggetti che contribuiscono per diventare  più consistente (come in Germania). Addizionali progressive sui grandi redditi e sui patrimoni ( più entrate) per un programma d’investimenti a sostegno della ripresa economica ed occupazionale.

Risorse finanziarie si potrebbero ottenere con la rivalutazione generalizzata dei catasti: il nostro patrimonio edilizio è sottostimano anche del 50% del suo effettivo valore. Per questo servono investimenti in tecnologie e professionalità che in tempi brevi determinerebbero nuove entrate. Per dare occupazione ai giovani ( in Italia c’è il più elevato tasso di disoccupazione giovanile euopeo, 25%), per stabilizzare gli organici nella scuola, per investire in tecnologie informatiche nella sanità al fine di elevare la produttività riducendo i costi della sanità che costituiscono la parte principale delle spese dei bilanci delle Regioni.

 

La Cgil protesta giustamente, ha detto dei no secchi e dei sì. Ha indicato alternative. La Cisl e la Uil hanno di fatto dato via libera al governo, dopo l’incontro informale di giorni fa con il Governo che ancora una volta ha discriminato l’organizzazione di Guglielmo Epifani.

 

La Cisl di Bonanni continua ad auspicare “l’unità di tutti” dichiarando di aver ottenuto buoni risultati nell’interlocuzione con Berlusconi. Risultati o promesse? O bugie del premier? Bonanni invoca “più rigore” nella lotta all’evasione fiscale e nel taglio delle cose inutili della macchina pubblica ma è solidale seppure con talune riserve con la strategia del governo perché “siamo in un’economia di guerra”. 

 

E’ così? Oppure siamo in un’economia, in un sistema  che mette sulla “stessa barca” ricchi sfondati che fiutano il vento ed ai remi stanno sempre i soliti noti?

 

E la chiamano strategia della coesione e della solidarietà. Si può cambiare, si può trovare l’unità d’azione prima che scatti l’operazione di fare di ogni erba un fascio di chi contesta. La protesta corporativa dei magistrati, dei medici, e cosa ben diversa da quella di pensionati, disoccupati, lavoratori subordinati a basso reddito.

E poi c’è anche la protesta dei parlamentari che vogliono autodeterminare il loro contributo, per quanto magro. Già, questo principio potrebbero invocarlo anche i lavoratori dipendenti! O no?

 

Articoli allegati

– La manovra governativa in sintesi ( due file) ;

– Bonanni e l’economia di guerra, su l’Avvenire;

– La proposta alternativa di Sbilanciamoci.

 

Allegato:
Manovra in sintesi.doc
Manovra_2.doc
Bonanni e l’economia di guerra.doc
NOTE RAPIDE 4- contromanovra.pdf

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