Infiltrazione ‘ndrangheta nel sindacato

A Torino, nelle settimane scorse, è stata avviata una approfondita indagine della Guardia di Finanza che ha determinato l’arrestato di più persone tra le quali quella di un sindacalista della Filca-Cisl di Torino e Canavese, Domenico Ceravolo, con la pesante accusa formulata dagli inquirenti di essere lui il collegamento per “..il sindacato di riferimento della ‘ndrangheta…”. Notizia inquietante e sconcertante.

Luigi Ciotti e Ermis Segatti – Chiesetta Col di Lana 7 –

A Torino, martedì 22 ottobre, promosso  da “La miniera culturale in periferia” (coordinata da Franco Aloia), si è svolto  un riuscito incontro con Luigi Ciotti in dialogo con Ermis Segatti in occasione della presentazione del libro L’amore non basta. La Chiesetta di Via Col di Lana 7a era affollata, tutti i posti a sedere esauriti.

Il pubblico ha seguito con empatia le parole di don Ciotti che ha raccontato la sua vita, iniziata come migrante a Torino, la sua vocazione tardiva al Seminario di Rivoli e poi la costruzione del gruppo Abele, tante iniziative controcorrente  con il sostegno di Padre Michele Pellegrino, per sfociare nella fondazione di Libera presente in Italia e anche nel mondo.

Nel suo appassionato intervento finale Don Ciotti ha ricordato che il Piemonte e la città di Torino sono, con i tanti pregi, anche quei territori che registrano un primato per l’infiltrazione della ‘ndrangheta tra i colletti bianchi, nelle istituzioni, nella politica ed ora anche nel sindacato. Ha ripetuto a gran voce quanto è noto da tempo dai testi e dalle denunce della magistratura e da chi indaga il fenomeno mafioso e delle associazioni a delinquere.

Nella chiesetta di Via Col di Lana si attendeva una presenza della Cisl e della Filca Torinesi, si aspettava un loro intervento per prospettare  – davanti a uomo tanto coraggioso contro le mafie e dintorni, come don Luigi Ciotti – come il sindacato torinese, come la Cisl, intenda agire per contrastare l’inquietante infiltrazione ‘ndraghettista, che nel caso degli edili torinesi ha interessato persino il livello della segretria territoriale. Ma ciò non è avvenuto.

Il caso deve destare vivo allarme e mettere in atto nuove strategie di prevenzione, ma temiamo (sperando di sbagliarci) che una certa sicumera sindacale declasserà il tutto come un caso di “mela marcia”. Eppure ci sono due livelli degni dell’allerta rossa.

Il primo riguarda il contesto che ha portato la ‘ndrangheta e Domenico Ceravolo a scegliere la categoria degli edili della Cisl (la Filca) come sindacato di riferimento per operare. Perché la Cisl è più disponibile alla flessibilità, ad allungare la catena de sub-appalti nei quali molte operazioni illecite sono possibili? Perché non ha mai fatto problema se un’azienda si può registrare alla Camera di Commercio e poi operare pur non possedendo né un macchinario né un operaio? Perché esiste un pregresso su cui non si è mai voluto approfondire più di tanto? Perché si sono allentati da tempo gli anticorpi (controlli dal basso) su come si gestiscono i soldi dei lavoratori, gli enti bilaterali, il tesseramento?

Il secondo livello riguarda il comportamento dei dirigenti sindacali territoriali e nazionali. Allarma  quanto riportato dai giornali citando le fonti inquirenti (la vicenda del trojan installato nel cellulare di Ceravolo, la telefonata alla Vodafone e l’acquisto di due telefonini ultramoderni per ostacolare le intercettazioni). Perché non si sono rivolti alla polizia o a un magistrato? Superficialità oppure copertura? Quanto scritto nel codice etico Cisl e negli statuti prevede la sospensione dagli incarichi. Nulla di ciò è avvenuto, anzi il segretario generale della Filca torinese è stato eletto pochi giorni dopo segretario della Filca regionale del Piemonte.

Sono domande doverose, oggi senza alcuna risposta. Si attende con fiducia che la magistratura faccia il suo corso… ma ciò non è sufficiente. La Cisl, come pure il sindacto torinese, deve assumere iniziative un pò diverse da quelle blande e contradittorie messe in campo finora: è stato promosso il segretario generale della Filca Torinese a seg.generale della Filca Piemontese (v.allegato), alla Filca di Torino è stato nominato reggente Pelle, della segreteria nazionale Filca. La reggenza consente di mantenere in vigore tutti gli organismi eletti a Congresso. Perchè non il Commissariamento stante la gravità del caso?

Il caso Ceravolo pone un diverso problema da chi s’infila nel sindacato per avere una tessera di copertura per i propri movimenti e attività illecite. Una tessera di copertura, il caso della “mela marcia”.  Domenico Ceravolo ha preso l’ascensore nel sindacato – era stato eletto segretario territoriale da poche settimane,  per le tante mazzette di tessere che ha portato: in un periodo in cui non è certo facile fare tesserati …nessuno ha voluto “aprire gli occhi” per vedere come arrivavano tante adesioni?

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