DIVERGENZE PARALLELE – su Monti bis – politica

"Signori siamo partiti: andiamo a conquistare quel 40 per cento di italiani che non vanno più a votare". La voce di Mario Monti rimbomba sotto le volte del refettorio del convento delle suore di Sion, una location appartata nel cuore del Gianicolo.Il summit dei partiti centristi riunitosi con Mario Monti, venerdì 28 dicembre, hanno deciso di presentarsi con una lista unica al Senato e con più liste federate alla Camera, per sostenere l’Agenda Monti. Il Premier ha accettato di svolgere il ruolo di capo della coalizione ed ha voluto sottolineare la necessità di “ intensificare nel passo ed estendere negli obiettivi quella modalità di governo che ha consentito nell'ultimo anno di affrontare l'emergenza finanziaria. Non è finita l'emergenza: dopo quella finanziaria abbiamo davanti emergenza dell'occupazione, soprattutto giovanile", ha detto il presidente del Consiglio dimissionario”. I tre quotidiani nazionali (La Repubblica, La Stampa, Il Corriere della Sera) hanno così commentato con autorevoli loro firme.

Massimo Giannini su La Repubblica in "Le divergenze parallele" afferma “La metamorfosi è compiuta. Non basta più essere Professori, per reggere quattro ore di trattativa con gli ex, i post e i neo democristiani, a discutere di coalizioni e liste elettorali, candidature e comizi. La riunione-fiume con casiniani, finiani e montezemoliani sancisce la definitiva trasformazione di Mario Monti. Il "tecnico prestato alla politica" diventa un politico forgiato dalla tecnica. Il Centro Montiano non nasce come partito nella forma, solo perché il senatore a vita non si sente di tradire la missione concordata con il presidente della Repubblica che lo ha nominato. Ma lo è, con tutti gli ossimori e le ambiguità del caso, nella sostanza. Lista unica al Senato, liste separate ma coalizzate alla Camera, e l'ex premier che accetta (secondo l'aberrazione costituzionale del Porcellum) il ruolo esplicito di "leader della coalizione". Dunque, la nuova Cosa Bianca ha una testa: Monti. Ha diverse gambe: i cespugli centristi. E ha anche un progetto: disarticolare gli assetti del bipolarismo, rompere lo schema binario destra/sinistra, sostituirlo con il paradigma cambiamento/conservazione, riaggregare i moderati sotto le insegne dell'ortodossia europeista e di un'economia sociale di mercato all'italiana. L'idea è ambiziosa. Addirittura velleitaria, se si considera che manca appena un mese e mezzo al voto, e che la piattaforma programmatica del Centro Montiano, per quanto salvifica in questi ultimi tredici mesi, sconta l'altissimo tasso di impopolarità della stangata sull'Imu in queste ultime settimane.“

Michele Ainis su il Corriere della Sera in "Le cinque democrazie" scrive  “Le prossime elezioni? Una competizione fra programmi, interessi sociali, leader. Come sempre, del resto. Ma stavolta c'è una novità, anche se fin qui non ci abbiamo fatto caso. Perché nell'urna si misureranno non soltanto linee politiche, bensì modelli di democrazia. E i modelli in gara sono almeno cinque, quanti le dita d'una mano. Certo, la democrazia risponde pur sempre a un unico criterio: è un sistema dove si contano le teste, invece di tagliarle. Però se il voto rappresenta lo strumento di legittimazione del potere, le tonalità di quest'appello al voto esprimono altrettante concezioni del potere legittimo. E adesso tali concezioni s'elidono a vicenda, come i cinque protagonisti sulla scena. Primo: Bersani. Vanta un'investitura iperdemocratica, perché è l'unico leader scelto attraverso le primarie. Anche le primarie, tuttavia, possono declinarsi in varia guisa. Se sono troppo chiuse s'espongono alla critica formulata nel 1953 da Duverger, dato che il loro esito verrà orientato giocoforza dalla burocrazia interna del partito. Nel caso di specie il Pd ha alzato gli steccati per evitare inquinamenti, e il timore non era campato per aria. Però al secondo turno è stato respinto il 92% delle richieste d'iscrizione. Dunque Bersani è portavoce d'un modello di democrazia innervata dai partiti, che in qualche modo fa coincidere i partiti con le stesse istituzioni”.

Luigi La Spina su La Stampa in "La radiografia del candidato ideale" richiama “ Il mancato cambiamento della legge elettorale non è solo uno dei tanti fallimenti di una legislatura da dimenticare. E’ anche il simbolico segnale della sordità dei partiti rispetto alle richieste dei cittadini su tutto il fronte della riforma della politica, dalla riduzione del numero dei parlamentari, al finanziamento pubblico, dall’abolizione delle province alle regole di garanzia per le candidature alle Camere. Il risultato di questo deludente bilancio è, in questi giorni, sotto gli occhi di tutti. C’è chi, come il partito di Bersani, cerca, con le cosiddette «parlamentarie» in programma nel week-end, di attuare, perlomeno, un parziale tentativo di restituzione agli italiani del diritto a scegliere i loro rappresentanti. Chi, come Berlusconi, vuole evitare che la sua prossima compagine parlamentare non sia composta solo di fedelissimi. Chi, come Monti, salendo in politica spera di alleggerire il più possibile il carico di imbarazzanti compagni di cordata. A proposito dell’attuale presidente del Consiglio in carica per gli affari correnti, è evidente il tentativo di sorvegliare la selezione di questi adepti alla sua «agenda». Lo conferma sia l’incarico a Bondi di un esame preliminare dei candidati, sia la distinzione, dove è consentito dal quorum necessario all’elezione, cioè alla Camera, tra una lista di uomini e donne provenienti dalla «società civile» e una lista di personale politico collaudato, come quello che si raggruppa nel partito di Casini”.

In allegato i tre editoriali

Allegato:
le_divergenze_parallele_massimo_giannini.doc
le_cinque_democrazie_ainis_corsera.doc
la_radiografia_del_candidato_ideale_la_spina.doc

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