Volare sulla Piazza Rossa

Quante azioni illecite, se non criminose, vengono compiuti in doppio petto e con le sembianze della legalità? Tante e lungo è l’elenco. Ci fermiamo all’attualità e citiamo per tutte la grande truffa in atto sull’aumento delle tariffe dell’energia, denunciata anche dal ministro Cingolani. Ci sono altre azioni  formalmente illegali, esempio volare senza autorizzazione in uno spazio aereo, che perseguono fini nobili e leciti, come ad esempio la distensione e la pace tra i popoli. Qui ricordiamo un clamoroso atto di coraggio, di un giovane tedesco 19nne, che nel pieno della guerra fredda e dell’empasse degli incontri tra Ronald Reagan e Michail Corbaciov, noleggiò un velivolo leggero e beffando tanti radar, volando a bassa quota, atterrò sulla Piazza Rossa a Mosca, portando a termine un incredibile “gesto di pace”.

25 anni fa – Atterraggio sulla Piaza Rossa 28-5-1987

Si legge sul web (…) Come se non fosse un’azione già abbastanza pericolosa, il volo di Mathias Rust, inesperto pilota, si è realizzato in un momento di rapporti particolarmente complicati tra Stati Uniti e Russia: Ronald Reagan e Michail Gorbačëv si erano incontrati a Reykjavik, in Islanda, senza fare passi avanti e anzi con un inasprimento delle relazioni tra i due paesi. Rust, inoltre, era un pilota molto inesperto e non possedeva un aereo. Il 13 maggio 1987 noleggiò un piccolo aereo Cessna a Uetersen, in Germania. (…) per proseguire e ricordare quello spettacolare e coraggioso gesto attivare questo link http://www.ilpost.it/2012/05/28/il-volo-di-mathias-rust-25-anni-fa/

In Europa, ai nostri giorni si rischia di assistere alla repressione nel sangue, alla sconfitta della  resistenza del popolo ucraino e del suo legittimo governo, sia per l’insufficiente sostegno (anche di efficienti armi di difesa anti aerea e anticarro) all’aggredito che pubblicamente lo invoca, e soprattutto per la lenta marcia della diplomazia occidentale. Si corre il rischio reale di oltrepassare il limite di tempo consentito per un compromesso con la resistenza ancora viva e le città non conquistate dall’aggressore Putin.

Nel frattempo il popolo russo è sottoposto ad un inasprimento delle norme che lo privano della libertà d’informazione e di manifestazione. La censura di stato racconta e trasforma l’invasione-aggressione in un intervento armato necessario per salvaguardare il popolo russo, i valori russi nell’Ucraina popolata di neonazisti. Sono migliaia gli arresti fatti di persone che si sono trovate in piazza per dire  “No alla guerra”, “vogliamo la pace”.

Il movimento per la pace italiano, composto di un vero pluralismo, manifesta orientamenti diversi sull’invio di armi alla resistenza ucraina. I sì e i no mettono in campo i propri convincimenti etici e sul cosa fare nell’immediato: c’è anche chi consiglia agli ucraini la resa per evitare il peggio. Il sindacato italiano non è stato in grado di mantenere l’unità di partecipazione alla manifestazione promossa da “Eurpean for peace” i 5 marzo a Roma che ha registrato “lo sfilamento” della Cisl per alcune frasi contenute nel manifesto di convocazione. Un gruppo di 53 iscritti (e ex iscritti) della Cisl ha inviato una lettera-appello al Segretario Generale Cisl Luigi Sbarra esprimento e motivando il disappunto per tale scelta (il testo è in allegato). Tra i simpatizzanti dell’Associazione E’ mai tardi – che sostiene www.sindacalmente.org – si è sviluppato un confronto di opinioni sull’invio o meno di armi alla resistenza ucraina che pensiamo utile renderlo pubblico (vedi allegato).

questo sito – in merito al punto dell’invio o meno di armi alla resistenza ucraina tra annota registra protesta per l’assenza della Cisl a quella manifestazione I

In un altro articolo, come redazione, abbiamo espresso la nostra valutazione su come sostenere la resistenza ucraina con ogni mezzo, quindi anche rispondendo sì alla loro richiesta dell’invio di armi per proteggersi da attacchi aerei e dei carri armati, e contemporaneamente  con iniziative politiche per realizzare la condizione di Kiev città aperta con il ritorno delle principali ambasciate, protette militarmente da selezionati contingenti dei rispetti paesi, con incontri di capi di governo europei con il governo di Zelesky a Kiev. Queste azione sono finalizzate per un verso ad allungare il tempo di di valido contrasto all’aggressore della resistenza ucraina, per l’altro sono utili per accelerare le iniziative per un armistizio per realizzare un compromesso con al centro la neutralità del’Ucraina e il non ingresso nella Nato. Vedi articolo correlato http://sindacalmente.org/content/resistere-per-la-liberta/ e vedi articolo di Mario Giro “Per fermare la guerra serve l’arte del compromesso”, su Domani, che a conclusione della sua sua analisi e delle sue considerazioni (ampiamente condivisibili) conclude così: “La guerra è una trappola che dobbiamo disinnescare subito, non fomentare. Ora è il tempo del compromesso; verrà poi quello della giustizia. (v.allegato) – Quali le azioni per accelerarlo? E con il governo ucraino legittimo ancora a piede libero!

Vedi anche due articoli che esprimono considerzioni e proposte diverse. Il primo di Carlo Rovelli che in «Ecco perché penso che mandare armi a Kiev si rivelerà un errore», su Il Corriere della Sera, esprime la sua contrarietà ad inviare armi a Kiev anche se sollecitate da chi ha deciso per la resistenza armata di fronte all’aggressore. Aprire l’allegato

Il secondo articolo è di Piero Sansonetti che in «Il coraggio di arrendersi» su Il Riformista espone la proposta pro-resa del governo ucraino citando alcuni casi della storia in cui valorosi condottieri lo fecero:Toro Seduto, Vercingetorice. In conclusione ricorda “… Le ragioni di questa mia posizione risiedono, più o meno, nel vecchio e glorioso pensiero pacifista. Del quale l’Italia è stata una delle culle. Il pensiero di San Francesco, di Teodoro Moneta, di Primo Mazzolari, di Aldo Capitini, di Alex Langher. È il pensiero di vecchi utopisti? Può darsi. O forse invece è il cemento della civiltà moderna. Io sono più per la seconda ipotesi….” per proseguire https://www.ilriformista.it/il-coraggio-di-arrendersi-285931/?refresh_ce

Ma con le idealità del pacifismo e della non violenza si posso fare gesti clamorosi, anche utilizzando tecnologie e mezzi attualmente impiegati militarmente per distruggere, come i micidiali droni utilizzati sia dall’esercito russo sia da quello ucraino.   Se si ha coraggio politico, se si ha lungimiranza, si può emulare – con le modalità aggiornate ai nostri tempi – il clamoroso gesto di Mathias Rut di 25 anni fa: far volare piccoli e veloci “stornelli” di droni sul territorio russo, sulla Piazza Rossa, per far conoscere  con messaggi registrati e volantini l’aggressione di Putin e diffondere messaggi di compromesso e di pace. Un’impresa oggi certamente più realizzabile di quanto poteva pensare Mathias Rut per la sua temeraria azione. Serve eccome, come riaprire subito le ambasciate proteggendole in armi. Azioni utili per raggiungere al più presto al compromesso.

Controinformazione a Mosca, sulla Piazza Rossa e altrove. Adriano Sofri in Piccola Posta, su Il Foglio, così inizia “Marina Ovsyannikova. Di qualunque cosa parlia­mo o scriviamo. Penso che non dobbiamo più scrive­re una sola riga sui giorna­li, sui social media, sui muri, sugli schermi, senza scrivere prima il nome di Marina Ovsyannikova. Per noi, per continuare a figurarci che cosa abbia pensato, per giorni e notti, prima di prendere la sua decisione, e poi nei mo­menti in cui è apparsa nel telegiornale col suo cartello, e che cosa abbia pensato dopo esserne sparita e che cosa stia pensando ora, dovunque si trovi. Per provare a proteggerla. E perché sia un incubo per Putin. Un incubo (…) per proseguire aprire l’allegato

Azioni di segno opposto sul piano politico e culturale sono quelle messe in atto da governi occidentali, compresa l’Italia, di bloccare iniziative di ricerca con ricercatori e scienziati russi, come pure impedire la partecipazione alle gare di atleti russi in varie discipline, o condizionarla ad una loro dichiarazione anti Putin. Ricerca e sport devono rimanere “ponti” anche nelle situazioni più drammatiche. “Ponti” che in passato sono serviti a Henry Kissinger – con le gare di ping-pong tra giocatori americani e cinesi – per allacciare rapporti con il “diavolo” di allora, Mao Tze Tung. In quei tempi la Cina comunista era addirittura esclusa dall’ONU! C’è chi pensa oggi di ripeterlo per la Russia?

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