Resistere per la libertà

Resistere o arrendersi? Prima la libertà o la vita? Sostenere la resistenza armata degli ucraini con quali iniziative? La guerra cambia le persone e le necessità primarie di vita. La guerra di aggressione di Putin all’Ucraina, un popolo sovrano, ha obbligato a decisioni sul che fare “hic et nunc”, se subire o resistere con ogni mezzo, in primo luogo con la resistenza armata per “creare tempo, allungare il tempo” necessario per dare vita ad un negoziato con l’aggressore, per dar modo alla diplomazia europea, che deve portare ad unità ben 27 stati, di accelerare il passo per ottenere al più presto un armistizio (cessate il fuoco) al fine di conseguire con il negoziato un compromesso che ristabilisca la convivenza. Senza il coraggio del presidente ucraino Zelesky e senza la  resistenza armata degli ucraini, l’Ucraina sarebbe già stata trasformata in uno stato subalterno alla Russia con l’Occidente a dividersi su quali e quante sanzioni imporre all’aggressore vincitore.

Stop alle bombe – stop alla guerra!

Su come dare un aiuto alla popolazione che fugge dalle bombe c’è stata solidarietà e convergenza unitaria crescente nei paesi europei e nel nostro; più difficile è costruire unità sul modo di sostenere la resistenza armata di chi rimane a difendere il territorio del proprio paese. I 27 paesi dell’Unione europei e quelli dell’alleanza atlantica (Nato) sono concordi su un solo punto: non farsi coinvolgere direttemante nel conflitto armato, mantenendolo all’interno dei confini dell’Ucraina, inviando armi al legittimo governo di Zelesky che invoca la no fly zone che viene invece negata.

L’invio delle armi ha indotto una grande discussione e anche divisioni nel campo pluralista pacifista, unito contro le guerre e gli armamenti, dove prevale l’opzione del se vuoi la pace costruisci la pace alternativo al “se vuoi la pace prepara la guerra”. L’invio di armi ai combattenti ucraini fedeli al coraggioso presidente Zelesky divide oggi quel variegato mondo pacifista intergenerazionale soprattutto a causa dei lenti passi della diplomazia (europea e atlantica) e l’indefinitezza dei punti chiave per favorire uno stop immediato alla voce delle armi, una tregua, un armistizio per consentire la definizione di un compromesso, di un trattato.

Alleghiamo i due recenti articoli di Vito Mancuso e di Flores D’Arcais ricordano l’illegittimità di chi impugna le armi per aggredire (putin) e la legittimità di chi ne fa uso (ucraini) per legittima difesa, per difendere se stessi e il proprio paese; condannano “senza se e senza ma” la feroce invasione russa che deliberatamente colpisce i civili, rivolgendo questo richiamo:“Cari compagni, cari amici pacifisti, per resistere agli ucraini servono le armi e vanno inviate…”. Anche Erri De Luca dichiara:“Io pacifista storico dico che armare l’Ucraina è l’unica soluzione..”  proseguire con questo link https://www.dayitalianews.com/erri-de-luca-pacifista-ucraina/

Torna la guerra in Europa e con essa le riflessioni sui modi attraverso i quali questa sciagura possa essere contrastata, fermata e, anzi, il più possibile evitata. Oltre alle bombe scagliate da aerei e cannoni che distruggono città e migliaia di vite in Ucraina, l’aggressione di Putin mira – e ci sta riuscendo – a costruire “una bomba sociale” con milioni di profughi (sono già 2,8 milioni) che produrrà fatalmente, in poco tempo, elevate tensioni sociali in più città europee.

Come opporre una resistenza fattibile (e non solo di pensiero) alla guerra d’invasione di Putin finalizzata al conseguimento prima di un armistizio che faccia tacere la voce delle armi e poi di un compromesso per un nuovo e definitivo assetto istituzionale dell’Ucraina?  Nel pensiero e nella pratica del pacifismo (area a cui si rivolgono Mancuso e Flores D’Arcais e altri) convivono più prospettive: ad esempio, tra quelle realistiche, basate sugli equilibri delle forze militari e delle potenze, quelle etico-finalistiche, fondate sulla capacità umana di rinnovare i propri valori morali, quelle istituzionali, centrate sul ruolo del diritto e delle istituzioni. Ognuna di ese ha pregi e limiti, come ha spiegato Norberto Bobbio in quel testo fondamentale che è Il problema della guerra e le vie della pace (Il Mulino, I ed. 1979) che è certamente utile in  questi drammatici giorni per riprendere e ragionare su alcuni punti cruciali della riflessione teorica del filosofo.

Sono riflessioni profonde per sostenere nel modo più efficace e utile la scelta drammatica fatta dagli ucraini tra resistere o arrendersi alla feroce invasione di Putin. Affermare che la scelta della resistenza armata degli ucraini è sacrosanta implica la conseguenza di sostenerla con una pluralità di iniziative da parte dei governi e dei cittadini che hanno dichiarato la loro solidarietà.

Diciamo un Sì incondizionato all’invio di armi? Anche per “tranquillizzare” la nostra inquieta coscienza, per poi assistere impotenti ad un comportamento – da parte dei governi che inviano armi – simile nella sostanza a quello messo vergognosamente in atto verso i combattenti Curdi, armati per contrastare e sconfiggere sul campo l’Isis, e poi abbandonati al loro destino di rimanere un popolo senza territorio e senza patria?

Oppure agire affinché non si ripeta qualcosa di analogo, tipico delle cosiddette criminali “guerre per procura”, tanto da far dire a Papa Francesco che “è già in atto una treza guerra mondiale strisciante“. Questo diverso agire significa sostenere, con tutti i mezzi,  la resistenza degli ucraini e CONGIUNTAMENTE produrre ATTI che richiedono lungimiranza e coraggio politico da parte dei principali governi europei per trasformare la capitale dell’Ucraina Kevin da città assediata e vicina alla capitolazione,  in una “città aperta”, deliberando da subito il ritorno a Kiev delle ambasciate dei principali stati europei, salvaguardando e proteggendo la loro extraterritorialità, la loro area franca, con reparti militari specializzati di dissuasione e per l’Italia con un battaglione della San Marco. Armi per resistere e non fuggire di fronte ai carri armati, soldati italiani armati per proteggere le ambasciate.

Riaprire le ambasciate, che sono state evacuate e spostate con tanta fretta da configurarsi come una fuga, serve per proteggere chi deve essere protetto, per iniziative di contatti informali utili a costruire il compromesso, per definire tregue, per rifornire di alimenti e medicinali, per frenare l’aggressione militare russa, per dare spinta propulsiva al negoziato-compromesso. Solo in tale cornice l’invio di armi agli ucraini per reggere alla violenza dell’aggressore, per difendere la libertà del popolo, per vivere in un paese sovrano, sfuggendo così ad altre strategie e utilizzo delle armi (caldeggiate da stateghi d’oltre oceano) che pensano d’infilare la resistenza armata nell’imbuto che porta ad una lunga guerriglia, anche di anni, nel cuore dell’Europa.

Kiev città  aperta può diventare un segnale diverso per imboccare una strada alternativa al pericoloso percorso, già avviato, di quell’ambiguo e diabolico “armatevi e partite” che quasi sempre con un “onore ai caduti” e immense macerie, che poi i principali attori delle “guerre per procura” sanno ben utilizzare per cambiare le dinamiche commerciali e finanziarie, le mappe di una nuova e diversa globalizzazione.

Alex Zanotelli (il 5 marzo a Firenze) e la Comunità Giovanni XIII hanno proposto iniziative con la stessa valenza: organizzare una una carovana che entri a Kiev per perorare la pace, come nel 1991 a Sarajevo. È in gioco la vita stessa, per questo diventa oggi imperativo impegnarsi per spegnere il fuoco «in piedi, costruttori di pace» aveva gridato quel grande vescovo non violento, don Tonino Bello, all’arena di Verona nel 1991, che si era tanto battuto contro l’entrata dell’Italia nel conflitto in Jugoslavia, scontrandosi con il Parlamento e soprattutto con il Presidente Cossiga. Straordinario il suo coraggio di osare con quel gesto clamoroso di andare a Sarajevo, in piena guerra, con monsignor Bettazzi e i Beati i costruttori di pace. Perché oggi non mettiamo in campo lo stesso coraggio di far partire una carovana che entri a Kiev per perorare la pace? (…) proseguite con questo link http://www.apg23.org/it/post/ucraina-missione-con-rappresentanti-politici-europei.html per leggere della Comunità Papa Giovanni XXIII che ha avviato l’organizzazione di “una carovana”, anche di politici e parlamentari (hanno risposto in poco tempo 30!), per recarsi ai confini della Polonia e oltre. E‘ stata bloccata dal ministro Di Maio per problemi di sicurezza, di rischio, di possibili strumentalizzazioni (vedi allegato).

Kiev città aperta è anche una speranza concreta per ostacolare chi vuole un mondo nuovamente diviso rigidamente, con tanti miliardi di persone da una parte e altrettanti dall’altra, bianco e nero, tutto campo o tutto prato; per fare riflettere chi vuole la rincorsa degli armamenti, forse anche con il ripristino di leve militari obbligatorie. Con un arrivederci – chissà a quando – per metetre in pratica i programmi ( che richiedono convergenza mondiale) per la transizione energetica e climatica. Prima dell’avverarsi del pericolo di una guerra nucleare è ben più vicino il disastro che può produrre nel mondo la “rivalsa del clima” maltrattato pesantemente nell’ultimo secolo.

Per più riflessione e per più confronto aprite il link e gli allegati con articoli correlati

La pace si difende difendendo la libertà degli ucraini – Il direttore di MicroMega risponde agli interventi di Tomaso Montanari, Moni Ovadia e Giorgio Cesarale e all’intervista di Emiliano Brancaccio sull’invasione della Russia e il conflitto in Ucraina. Paolo Flores d’Arcais 2 Marzo 2022    https://www.micromega.net/difendere-ucraini/ 

Vale di più la vita o la libertà? La guerra costringe a scegliere  Vito Mancuso, La Stampa 11 marzo 2022 – Apocalisse letteralmente significa “rivelazione”. Ci sono momenti nei quali la Storia bussa alla porta della coscienza e impone domande decisive rispondendo alle quali si ha una rivelazione. Sono i momenti “apocalittici”. Io penso che noi ne stiamo vivendo uno e la domanda apocalittica o rivelativa che sento premere dentro di me è la seguente: vale di più la vita o la libertà?

Sulla rivista Il Mulino articoli sulla guerra in Ucraina con questo link https://www.rivistailmulino.it/speciale/la-guerra-in-ucraina-1-1-1-1-1-1

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