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SU UNA CORRIERA DEL MONFERRATO – D.Quirico – il Grosso, il Triste, il Rasta, il Filosofo –

Per il suo ultimo reportage Domenico Quirico non è andato né lontano né in luoghi a rischio. E’ salito su una delle tante corriere che fanno servizio pubblico nel Monferrato. Così su La Stampa di domenica 9 luglio possiamo leggere due pagine dal titolo “ In viaggio con quattro profughi su una corriera del Monferrato”.  Una cosa che potrebbero fare molti sindacalisti per capire quel mondo degli immigrati, dei profughi, per rendere meno lontano ad esso il sindacato. Come ha ricordato recentemente papa Francesco.

Così inizia Quirico. Lo so che è una sciocchezza. Anzi: peggio, è inutile. Capovolgere il discorso, non quello che noi pensiamo dei migranti, ma tentare di definire il contrario. Cioè quello che loro pensano di noi, italiani, ospiti renitenti, samaritani ringhiosi o turbati dal dubbio di commettere, accogliendo, un errore. Che strana domanda: a chi mai potrebbe interessare il giudizio di un migrante? Diamine: non è un turista o uno scrittore o un uomo d’affari. Un migrante.

È vero. Non bisognerebbe chiederlo: lui, il migrante, è un uomo che ha solo un minuto di speranza, di farcela di essere accettato di avere il pezzo di carta, un minuto contro, due, tre, cinque anni di disperazione. Che è il tempo del suo viaggio. Lui vive di questo: del minuto di speranza. Come puoi chiedergli di buttarlo via con una risposta incauta? Non è molto, è una realtà quasi impalpabile. Non sa se la mia compassione sia finta. Forse lo è. Ma come rischiare? La sua inquietudine, sì, quella è sincera e ha ben motivo di essere inquieto.

Questa volta non vado a cercarli in mare o nel deserto, non è il suo viaggio, ora, che mi interessa; è il suo specchiarsi in ciò che gli sta intorno, il Nuovo Mondo che si è conquistato con la paura, il sudore, il dolore. Il suo Dopo nell’abnegazione di ogni istante.

Non devo andare lontano: basta salire un mattino su una corriera qualsiasi di una linea locale nella zona in cui vivo, il Monferrato.

«Lì li trovi di sicuro, si spostano in bicicletta, ma qualche volta usano l’autobus se hanno un lavoro o solo per vagare in giro, qualcuno per fuggire verso qualche confine». Ci affanniamo a discutere se siano un bene o un male, e loro sono già normalità, paesaggio.

Ci sono infatti: quattro. Li ho subito ribattezzati il Grosso, il Triste, il Rasta e il Filosofo, tre gambiani e un maliano. Si tengono insieme, muti, nell’autobus semivuoto, qualche anziano che si sposta da paese a paese e ragazzi con lo zaino che chiacchierano e ridono fitto. Nessuno, salvo me, sembra badare a loro. (…)  per continuare aprire l’allegato

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  • A proposito della tanto discussa frase "aiutiamoli a casa loro" – un lessico in sè ragionevole – leggete (v. allegato) quanto racconta Pietro Del Re nel suo reportage " Un viaggio nell'inferno del Sud Sudan",  sul web La Repubblica.

  • In allegato l'intervista di Emma Bonino rilasciata a La Stampa del 10 luglio per il rilancio dell'applicabilità della direttica europea che in casi eccezionali consente il rilascio di permessi provvissori per l'Europa.

  • Vedere anche articolo "Permesso di soggiorno speciale ai migranti che lavorano"_Prefettura di Torino_ Martini_La Stampa 8-7-17

  • Infine, l'articolo "il 2016 è l'anno record di richiedenti (e dinieghi) di asilo"_dati Ismu_Vita.it

 

 

 

Allegato:
in_viaggio_con_quattro_profughi_su_una_corriera_del_monferrato_quirico.doc
il_viaggio_di_pietro_del_re_nel_sud_sudan_repubblica.doc
visti_temporanei_ai_migranti_per_smistarli_in_ue_bonino_stampa.doc
permesso_di_soggiorno_speciale_a_chi_lavora_torino_martini_stampa.doc
richiedenti_asilio_2016_anno_record_ismu.doc

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