Quale mossa del cavallo?

“Ve la ricordate, la mossa del cavallo, che amava sollecitare Vittorio Foa? La sorpresa da riservare all’interlocutore…”

“Ve la ricordate, la mossa del cavallo, che amava sollecitare Vittorio Foa? La sorpresa da riservare all’interlocutore, lo strappo ai vestiti che il potenziale avversario vorrebbe cucirci addosso. Ursula von der Leyen ha presentato il 27 maggio  al Parlamento Europeo una proposta che, pur mediando con un mix di contributi creditizi e a fondo perduto, allarga i cordoni della borsa e, in quanto Commissione, conferma una svolta in senso comunitario. Sicuramente un passo in avanti ….”. Così inizia l’articolo di GianGiacomo Migone su Il Manifesto (v.allegato).

Quale può essere nella situazione italiana odierna la vera mossa del cavallo? Chi gioca a scacchi sa che il cavallo è la pedina più imprevedibile, si muove in tutte le direzioni con la logica dello “scartare”, saltare pedine (ostacoli), come ad esempio fa l’estroso e veloce attaccante per superare i difensori.

..scarta,..vola su ostacoli…
..tre caselle per mossa

Questa metafora è stata più volte citata nella politica nel secolo scorso, per sparigliare la strategia di avversari politici o per capovolgere l’esito di un conflitto diventato difficile. In quel tempo però esistevano strategie sia contrapposte sia convergenti. Oggi non esiste nulla di questo! Anzi, anche il campione del tatticismo e dell’improvvisazione, Matteo Renzi, si rilancia con un nuovo libro, guarda un pò, dal titolo “La mossa del cavallo”. (v.allegato). Se fosse possibile separare la valutazione su un politico per le idee proposte e la coerenza verso le stesse, probabilmente Renzi sarebbe in cima per la prima graduatoria e al fondo per la seconda, com’è appunto ora.   

Eppure qualcosa di nuovo si muove, (v. testo integrale allegato dell’intervento di Ursula von der Leyen) come sottolinea GianGiacomo Migone. In Italia si migliora politicamente o si peggiora? Prende piede o no il populismo che pensa di ridurre le imposte con i soldi di Bruxelles? Giuliano Ferrara e Lorenzo Borga mettono in guardia dal rivendicare sciocchezze del tipo di quell’Italia che frigna, sospinta da più versanti. (v.allegati) . Gli articoli di Thomas PikettyDiseguaglianze mai così violenti” e di Linda Sabbadini “Se a pagare sono i più poveri” evidenziano lil rischio di profonde rotture e conflitti acuti conflitti sociali. (v.allegati)

Cosa può essere, come concepire oggi la mossa del cavallo? Ad esempio:

  • Definire una strategia anziché una sommatoria di richieste spiegandone le differenze? Rifondare un cultura (utilizzando i tanti media e social) che non rivendichi come un dovuto all’Europa ciò che spetta fare ai governi e ai cittadini italiani; rivendicare finanziamenti avendo definiti i piani operativi per un nuovo e diverso sviluppo in cui impiegarli, e non già per tagliare le tasse ( qui si deve operare con nostre risorse finanziarie).    
  • Creare finalità e incentivi perché il risparmio privato, il più consistente in Europa, s’indirizzi su programmi pubblici di visibile impatto sociale. Come è avvenuto recentemente con la raccolta di 20 miliardi in breve tempo per i Bond-Covid 19, anziché pretendere di tagliarci le tasse con i soldi del bilancio europeo.
  • Non colpevolizzare sempre la burocrazia come causa primaria di ogni ritardo quando è nota, da molti anni, la prassi parlamentare e governativa, a prescindere dalle coalizioni di maggioranza, di legiferare offendendo i principi della Costituzione, come certificano i ripetuti articoli unici omnibus (con fiducia), che includono centinaia di commi disparati come materie, come il  “mille deroghe” che è diventato l’A B C dei parlamentari. Un compendio di mediazioni linguistiche di non facile decodificazione demandate agli innumerevoli decreti attuativi, a volte senza adeguata copertura di liquidità di cassa.
  • Saper definire i progetti: non solo elencando gli obiettivi ma definendo le capacità e percorsi per realizzarli. Nonché le risorse. In chiusura della relazione, 29 maggio, del Governatore della Banca d’Italia c’è un passaggio che merita attenzione. «Da più parti – ha ricordato Ignazio Visco – si dice: insieme ce la faremo». Lo diciamo anche noi purché non sia detto solo con ottimismo retorico, bensì per assumere collettivamente un impegno concreto. Per farcela – ha aggiunto – servono altre due condizioni: «saper guardare lontano e affrontare finalmente le debolezze che qualche volta non vogliamo vedere» .
  • E per iniziare con il piede giusto….in poche settimane – se i sindacati sapessero anchessi “esistere” meno all’ombra del governo – si potrebbe avviare con i giovani una mobilitazione per quanto propone Mario Dellacqua in “Servizio Civile Universale”. (v.allegato)
  • Infine, la principale mossa, in particolare per i sindacati e le forze progressiste,  che richiede solamente tanta volontà politica (quindi a costo zero!). Attingere unitariamente per una programmazione strategica, parola da tempo bandita dal lessico italiano, da quanto di meglio è già stato elaborato, coinvolgendo centinaia di Associazioni e ricercatori, da due grandi  centri di ricerca e di studio italiani, come lo sono:
  • l’Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile secondo l’Agenda 2030 , per dare “un futuro alla vita e valore al futuro”, promosso nel 2013 da Enrico Giovannini. Analisi e proposte per fronteggiare la crisi economica e sociale trasformando il sistema socioeconomico coerentemente con il paradigma dello sviluppo sostenibile”   (v.allegatohttps://asvis.it/
  • Il Forum Disugaglianze Diversità promosso nel 2016 da Fabrizio Barca, che propone  risposte per un patto tra generazioni, per recuperare quanto si è smarrito dei solidi principi sui diritti delle tradizioni liberali, socialiste e cristiane.  (v. in allegato Diseguaglianze la ferita ereditaria”  l’intervista di Simonetta Fiori a Fabrizio Barca su La Repubblica) https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/

per più conoscenza aprire gli allegati e link

3 commenti
  1. mario dellacqua
    mario dellacqua dice:

    UNA VISIONE
    Per non entrare in una lunga recessione, sono richiesti massicci interventi pubblici a sostegno delle persone e dell’economia.
    Il futuro che possiamo costruire deve saper scegliere fra il ritorno alla precedente normalità malata e uno sviluppo rispettoso dell’ambiente, capace di ridurre le distanze diventate sfacciate tra ricchi troppo ricchi e poveri sempre più poveri.
    Se vogliamo impedire che tutte le spese si trasformino in altro debito pubblico da caricare sulle spalle delle nuove generazioni, bisogna passare attraverso una severa riforma fiscale.
    Lavoro di cittadinanza, fiscalità progressiva, transizione ecologica, modernizzazione e estensione della sanità pubblica, formazione continua e ricerca scientifica, assistenza innovativa per gli anziani (possibilmente in cohousing e non ghettizzati in grandi strutture).
    Faremo tutti gli esperimenti e tutti gli errori necessari per portare al governo e realizzare questo programma.
    Vedi anche ALESSANDRA SMERILLI, Facciamo tesoro della crisi, “Famiglia cristiana”, 31 maggio 2020, p. 3.

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  2. Graziano
    Graziano dice:

    Cari compagni, ricordo che negli anni sessanta dicevano: Il cavallo non beve, per indicare che l’economia era debole e non aveva la forza di reagire, di crescere, nonostante iniezioni di liquidità. Oggi mi trovo a commentare: La mossa del cavallo, che studiata bene dovrebbe permetterci, forse, di uscire da una situazione critica?Una sola mossa scacco matto. Sarebbe un miracolo che, forse, neanche papa Francesco é in grado di fare. Credo invece che saranno necessarie parecchie mosse, a partire da noi stessi, per cominciare a fermare la distruzione in corso del nostro pianeta e costruire un percorso che affronti in maniera adeguata le grandi sfide economiche e sociali che abbiamo di fronte. Non credo basteranno gli Stati Generali, già programmati da Conte. Saluti Graz.

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  3. Pierluigi Ossola
    Pierluigi Ossola dice:

    Il documentato contributo di Mario Dellacqua sul Servizio Civile Universale merita di essere ripreso, discusso e tradotto in una proposta operativa, perché, più ci penso, più mi convinco che la “mossa del cavallo” da fare urgentemente in questo momento è l’istituzione di un vero Servizio Civile Universale aperto a tutti e non solo ai giovani.
    Si potrebbe farne l’oggetto di una lettera aperta da inviare al Governo dopo aver raccolto quante più possibile firme di adesione.

    Due precisazioni sono però necessarie per fare del Servizio Civile una mossa oggi strategica:
    • La prima riguarda il fatto che il Servizio Civile non deve essere visto come una politica per i giovani, ma come uno strumento di sviluppo finalizzato a impiegare con finalità di interesse collettivo (ambientali, sociali, ecc.) intelligenze e capacità lavorative oggi ampiamente sottoutilizzate nel nostro Paese. Non ha alcun senso parlare in questo contesto di “obbligatorietà” del Servizio Civile Universale. Sono fermamente convinto che l’obbligatorietà è comunque fortemente controproducente e diseducativa anche quando ci si riferisce ad attività di Servizio Civile rivolte ai giovani.
    Il Servizio Civile Universale dovrebbe funzionare come un polmone in grado di assorbire i disoccupati ed anche i cassaintegrati che si rendono disponibili, dando loro la possibilità di applicare e sviluppare le proprie capacità e di agevolarne poi il rientro in attività tradizionali di lavoro dipendente, autonomo o imprenditoriale, quando se ne presenta la possibilità. Si tratta certo di una sfida non facile, ma necessaria, poiché anche i modelli più avanzati ed efficienti di flexicurity, come quello danese, non sono in grado di far fronte a situazioni di squilibrio strutturale tra domanda ed offerta di lavoro dipendente, come quella che stiamo vivendo
    • La seconda precisazione riguarda le attività lavorative oggetto del Servizio Civile Universale. Si deve trattare di lavori qualificati , che non hanno quindi nulla a che fare con i “lavoretti” purtroppo proposti a una parte dei giovani che hanno sin qui svolto il Servizio Civile Volontario e tanto meno con i cosiddetti “lavori socialmente utili” sperimentati in passato.

    Quanto precede non è nuovo, corrisponde a ragionamenti oggetto di miei precedenti interventi pubblicati su Sindacalmente ( 8/4/2019 e 19/10/2019) ed a una proposta presente nel documento conclusivo della Tavola Rotonda on line sul lavoro (novembre 2019) organizzata da Sindacalmente.
    Eccola:
    “Affrontare il problema strutturale del disequilibrio tra domanda ed offerta di lavoro progettando e sperimentando nuove modalità per dare a chi è disoccupato o perde il proprio lavoro l’opportunità di mettere ugualmente al servizio della collettività le proprie capacità lavorative e trarne la giusta retribuzione. Il punto di partenza potrebbe essere la sperimentazione di una innovazione radicale del Servizio Civile Volontario già esistente, per farne un Servizio Civile Universale:
    ◦ accessibile, anche con eventuali forme di part-time volontario, a tutte le persone in possesso delle caratteristiche che dovranno essere previste per farne richiesta;
    ◦ capace di proporre attività lavorative idonee a consentire a chi le svolge di mettere realmente in pratica/sviluppare le proprie capacità, con retribuzioni sufficienti a vivere autonomamente, rapportate alle diverse professionalità richieste;
    ◦ di durata variabile rapportata a decisioni individuali ed alla proposta dei Servizi per l’Impiego di altri lavori nel mercato tradizionale.”

    Il Servizio Civile Universale può essere finanziato trasformando le risorse oggi impegnate in forme assistenziali (compreso il reddito di cittadinanza) ed anche parte della Cassa Integrazione in remunerazioni volte a offrire opportunità lavorative utili alla collettività a chi perde (anche solo provvisoriamente) il proprio lavoro ed accessibili ai soggetti che oggi sono ridotti a vivere una vita da assistiti. .
    La cooperazione sociale di tipo B ha ampiamente dimostrato i grandi vantaggi che si possono ottenere sia sul piano individuale che su quelli sociale ed economico dando lavoro (non lavoretti fine a se stessi), invece che sussidi assistenziali, anche a soggetti afflitti da inabilità fisiche e psichiche.

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