Potere d’acquisto

Potere d’acquisto. Spirale inflazione: rincorse salari-prezzi. Una Cisl smamorata con ricordi dimezzati sulla concertazione Ciampi del 1993 e sull’introduzione dell’euro del 2002. Lavoriamo più ore all’anno di altri paesi europei (abbiamo anni fa anche detassato gli straordinari!) eppure la produttività riamane pressoché inalterata. I dati finali sono medie di cui poco si conosce la composizione. Altri paesi europei avviano sperimentazioni, non da oggi, di riduzione d’orario con formule diverse e scoprono che la produttività aumenta.

I dati europei e quelli Istat certificano che tra il 1990 e il 2020 il salario medio (misurato a prezzi costanti e in parità di potere d’acquisto) è diminuito in Italia del 2,9 per cento. A fronte di aumenti, anche a tre cifre, di altre economie occidentali dell’area Ocse, tra queste – per l’area europea paesi nordici, la Germania, la Francia, la Spagna. (vedi immagine)

In trent’anni è andata così!

Luigi Sbarra nella relazione al XIX Congresso della Cisl, spende un elogio politico agli anni 90, ai tempi e al metodo della concertazione Ciampi con queste parole “…Autonomo, responsabile e, per questo attivo. La formula del Patto si regge su questi presupposti. Non può farne a meno. Ogni parte, nel momento in cui negozia, è libera ed esercita fino in fondo le proprie prerogative. Non c’è vincolo, se non quello di un impegno su obiettivi comuni.

È l’insegnamento, da ricordare di nuovo, della stagione della concertazione promossa dal Governo Ciampi e consacrata dall’accordo del 23 luglio 1993: si condividevano gli obiettivi generali, si individuavano percorsi comuni pur nella distinzione di ogni istituzione o forza sociale, e ognuno si poneva liberamente in coerenza con il traguardo, senza scambi impropri e senza conflitti inutili.

Perché la concertazione non è consociativismo. La concertazione non è corporativismo. Le mani restano libere da condizionamenti e imbrigliamenti. Resta invece l’impegno a realizzare quei passi avanti che sono necessari per rendere possibili le riforme. Concertare vuol dire allargare e dare stabilità ed equità alla funzione di governo estendendola alle articolazioni responsabili della società civile. Vuol dire consapevolezza che l’unilateralismo è il nemico numero uno del vero riformismo…”. Vedi link https://sindacalmente.org/content/la-realta-maggiorata/,

Tra l’estate del 1992 e l’estate del 1993, in piena emergenza economica e politica, il sindacato dette un contributo decisivo per l’uscita del paese dalla crisi, collaborando con i Governi Amato e Ciampi, con i quali firmò due accordi fondamentali (governo-sindacati-confindustria) . Il primo con il governo Amato, siglato il 31 luglio 1992, poneva fine al meccanismo della scala mobile e prevedeva misure urgenti in tema di occupazione; con il secondo con il governo Ciampi, firmato il 23 luglio 1993 dopo la ratifica dei lavoratori, si stabilivano per la prima volta nella storia italiana regole certe nel sistema di relazioni industriali: l’intesa prevedeva, infatti, l’introduzione della politica dei redditi e della concertazione, nonché la riforma del sistema contrattuale, articolato su due livelli (nazionale e decentrato), di cui si fissavano tempi e materie. Quel Patto del 1993 delegò totalmente alla contrattazione nazionale e a quella articolata di secondo livello il compito della tutela e della salvaguardia del potere d’acquisto dei salari. In allegato il testo del Protocollo Ciampi 1993 e un articolo di Giuliano Cazzola del 2015.

La nostra personale memoria può avere “buchi”, ancor più in età avanzata, ma così non può essere ad esempio per il sindacato, per la Cisl che trae forza dal passato per meglio comprendere il futuro, e soprattutto i passi da compiere.  Sorprende allora che la Cisl si presenti al suo recente Congresso un po’ “smemorata”, con ricordi dimezzati, sia dei suoi dirigenti apicali sia dei tanti delegati che in gran parte sono segretari generali territoriale di categoria e di strutture unionali e regionali, ovvero dirigenti sindacali a pieno tempo con un’età non proprio “verde”, che hanno vissuto le vicende di venti-trent’anni fa. Quel protocollo Ciampi è certamente un perfetto testo da tastiera della politica dei redditi, che nella attuazione è stata attuata sostanzialmente a carico del reddito da lavoro e pensioni. Non pochi nei decenni seguenti hanno rimarcato nelle loro analisi (tra questi ricordiamo Certamente Pierre Carniti e Nicola Cacace dei quali abbiamo ospitato articoli s questo sito) che quella concertazione, quell’affidamento totale alla contrattazione (e non a recuperi automatici) del potere d’acquisto dei salari, aveva determinato un consistente trasferimento ricchezza, di punti di Pil (una quindicina, se non andiamo errati) dai redditi da lavoro al profitto, alla rendita finanziaria con scarse ricadute negli investimenti a sostegno

Ora la Cisl che pensa di recuperare quel “metodo Ciampi” come può dimenticare cosa in realtà è avvenuto con quel Protocollo che rimase in vigore molti anni, inoperoso e purtroppo colpevole degli inganni su come è stato introdotto l’euro nel nostro  paese (nel 2002, i cartellini dei prezzi, in particolare degli alimentari e altri prodotti di consumo popolare, sono stati cambiati dalla sera alla mattina – senza doppia etichetta – con l’equazione 1.000 lire = 1 Euro, ovvero sono stati raddoppiati essendo il valore di scambio dell’euro pari a 1,9326 lire

Luigi Sbarra, nella sua relazione come nei suoi interventi, assume come riferimento quel Protocollo 93, quell’esperienza (ingresso nell’euro a totale carico dei lavoratori)  anche per l’oggi, e le centinaia, di delegati riuniti a Roma, non battono ciglio!

Se sono vere, e lo sono, le cose qui richiamate com’è possibile per la Cisl teorizzare ancora il primato della contrattazione, come fossimo ancora negli anni 60-70 quando il contesto italiano lo consentiva, se ora constatiamo che la contrattazione “consociativa e moderata” è certamente corresponsabile della perdita di quel 2’9% del potere d’acquisto dei salari nell’arco di trent’anni. Perchè il Congresso Cisl non ha saputo analizzare questa discrasia e imboccare una strada innovativa anzichè richiamare il lontano 1993?

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  1. […] compito della salvaguardia del potere d’acquisto. Non è andata bene per più motivi. Vedi link https://sindacalmente.org/content/potere-dacquisto/https://sindacalmente.org/content/potere-dacquist… – L’inflazione attuale con la quale dobbiamo fare i conti NON E’ sospinta (come negli […]

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