NO CRESCITA PER 2012 – governo – DEF documento economico e finanziario

Crisi e politica. Il governo approva il Def: niente crescita nel 2012. Il Consiglio dei ministri approva il Def, documento economico e finanziario per il 2012 (vedi il testo allegato,  trenta cartelle). In quest'anno in Italia il Pil si contrarrà dell'1,2% e tornerà in attivo solo nel 2013, registrando un aumento dello 0,5%. E' quanto si apprende dalla nota diffusa oggi (18 aprile) da Palazzo Chigi. Lo dice a chiare lettere anche il presidente del Consiglio, Mario Monti: "Sul piano interno la crescita non tornerà fino al 2013". Approvato anche il Piano nazionale per le riforme (Pnr), definita "una piattaforma riformatrice e pluriennale", su cui Monti chiede l'appoggio dei partiti.

Secondo i numeri del Def, dal contenimento della spesa pubblica può arrivare un risparmio 26,6 miliardi nel periodo 2011-2014. Risparmi che verranno chiesti a ministeri, enti pubblici e razionalizzazione della pese sanitaria. Sempre nella versione del governo, le liberalizzazioni e semplificazioni porteranno una crescita del Pil del 2,4% nei prossimi nove anni (2012-2020) con impatto medio dello 0,3% annuo. Con "riforme intense", ovvero "ipotizzando un rafforzamento delle azioni attuate" la crescita sarebbe del 5% nel 2020.

"Il disagio occupazionale tocca direttamente o indirettamente quasi la metà delle famiglie italiane". Così Monti nella relazione che accompagna la presentazione del documento. "Da dicembre si è registrato un ulteriore deterioramento delle condizioni economiche". L'obiettivo dell'esecutivo, ha spiegato, è abbassare le tasse con la lotta all'evasione: "In futuro i proventi della lotta all'evasione dovranno essere utilizzati anche per ridurre le aliquote fiscali".

Di nuovo l'esecutivo vanta risultati positivi sul capitolo conti pubblici. "L'Italia ha messo in sicurezza i conti pubblici e avrà un avanzo primario del 3,9% nel 2013 – prosegue il testo -. E' uno sprint realizzato con lo sforzo collettivo di Parlamento, parti sociali, parte produttiva del paese oltreché del governo".

In conferenza stampa Monti parla delle "conseguenze drammatiche della crisi". In riferimento ai suicidi di lavoratori e imprenditori a causa della recessione, il premier sottolinea "il prezzo altissimo" che si impone "alle famiglie, giovani, lavoratori e imprese", ovvero "vite che si chiudono nella disperazione". E ancora: "In Grecia ci sono stati 1.725 suicidi. Questo è quello che in Italia, in condizioni molto difficili, stiamo cercando di invertire".

Mentre il governo presenta il Def, cattive notizie arrivano oggi anche dal Centro studi della Confindustria. Continuerà la "brusca impennata" della disoccupazione, perché "permarranno le condizioni che l'hanno causata": perdite di posti di lavoro che si coniugano alla maggiore ricerca di impiego per compensare la caduta del reddito reale. E' quanto afferma il Csc.

Il mercato del lavoro resta in deterioramento. A febbraio la disoccupazione è salita al 9,3% (+0,2 punti su gennaio), il livello più elevato dal marzo 2001. Era all'8,3% ad agosto. Il balzo si spiega con il calo degli occupati (-0,4% in sei mesi), ma soprattutto con l'aumento della forza lavoro (+0,8%): il minor reddito familiare spinge più persone a cercare un impiego.

E'  "un bollettino di guerra" secondo la Cgil. Il segretario confederale, Fulvio Fammoni, commenta i dati in una nota: "Un vero e proprio bollettino di guerra: gli effetti della recessione continuano a produrre danni gravissimi e determinano una situazione dai tratti drammatici". Per il sindacalista "di fronte a questo quadro, l'unica cosa che non si può fare è arrendersi alla recessione e dire che fino al 2013 non ci sarà crescita. Sarebbe un messaggio di impotenza da parte del governo assolutamente sbagliano e inadeguato. Certo – prosegue – non ci sono interventi miracolistici, ma mentre si programmano gli interventi futuri forse l'ideona è fare adesso, immediatamente, tutto il possibile. Ogni ritardo è imperdonabile". In questa situazione, inoltre, "ciò che pare davvero surreale è che ancora si discuta su come facilitare licenziamenti, che invece vanno arrestati, e di attenuare ancora le già basse norme sulla precarietà previste nella riforma del lavoro, sapendo che i precari sono i primi che hanno pagato e che continuano di più a pagare gli effetti della crisi. Per questo – conclude – la mobilitazione messa in campo dalla Cgil in questi giorni, con centinaia di iniziative in corso in tutta Italia, continuerà".

da www.rassegna.it   18-4-12

Allegato

  • il testo del Def 2012- Il programma di stabilità e il programma nazionale di riforma

Allegato:
il_dpef_2012.pdf

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