Le 35 ore o meno
In Europa camminano esperienze per la settimana di 35 ore o meno, collegate alla salvaguardia dell’occupazione e al lavorare meglio e alla produttività. In Italia il tema rimane sottotraccia prevaricato dalla scelta dei sindacati, da molti anni, di privilegiare la strategia degli scivolamenti anticipati della pensione e dei prolungamenti degli ammortizzatori sociali. Sarebbe di grande utilità aprire un dibattito sulle convenienze nel medio e lungo tempo tra la scelta della riduzione dell’orario settimanale e la scelta della riduzione dell’orario di lavoro di vita. E’ tempo di farlo.
Volker Telljohann, IRES Emilia-Romagna, in “Metalmeccanici, un contratto per salvare l’occupazione”, racconta quanto avviene in Germania, dove i metalmeccanici dell’Ig Metall, a marzo, hanno firmato un nuovo contratto collettivo per 700.000 lavoratori nella Regione Renania Settentrionale-Vestfalia. E’ stata aperta una prospettiva per l’ introduzione della settimana di quattro giorni. Il sindacato è convinto che la riduzione dell’orario di lavoro possa rappresentare uno strumento importante per gestire il cambiamento strutturale dovuto sia ai processi di digitalizzazione, sia ai processi di trasformazione in seguito al cambiamento climatico.
La settimana lavorativa di quattro giorni potrebbe salvare i posti di lavoro minacciati dalla crisi e dai processi di trasformazione. Lavorando di meno si possono condividere quei lavori che tendono a ridursi. Di conseguenza, la salvaguardia dei posti attraverso la riduzione dell’orario di lavoro è stato uno dei principali obiettivi nell’ambito del rinnovo del contratto. L’altra richiesta del sindacato riguardava la possibilità di poter intervenire preventivamente in relazione alla progettazione dei processi di innovazione delle aziende. (…)
L’IG Metall aveva già creato una tale possibilità di scelta tra aumento retributivo e tempo libero a partire dal 2019 con il cosiddetto aumento contrattuale aggiuntivo. In questo caso le lavoratrici e i lavoratori possono scegliere individualmente fra l’aumento salariale e otto giornate libere. Finora, molti dipendenti hanno scelto più tempo libero per sé stessi e le loro famiglie. Durante la pandemia, molte aziende hanno anche utilizzato queste otto giornate collettivamente per salvaguardare i posti di lavoro. Il nuovo pagamento di trasformazione aggiunge a livello aziendale un’altra opzione collettiva fra aumento salariale e tempo libero. In combinazione con altri elementi del contratto collettivo, come la possibilità introdotta nel 2019 di trasformare l’aumento contrattuale aggiuntivo in otto giornate libere, ora è possibile ridurre il lavoro settimanale di tre ore per arrivare così a 32 ore e, quindi, ad una settimana lavorativa di quattro giorni. Contribuisce comunque anche il datore di lavoro alla compensazione retributiva parziale. (…)
Dopo la firma in Renania Settentrionale-Vestfalia, anche le altre regioni hanno adottato il contratto collettivo, in alcuni casi con lievi variazioni. Il nuovo contratto collettivo scade il 30 settembre 2022. Per i 290mila dipendenti nella circoscrizione contrattuale orientale di Berlino-Brandeburgo-Sassonia c’è stato un giro supplementare di contrattazione dedicato all’allineamento dell’orario di lavoro allo standard delle 35 ore settimanali nelle regioni occidentali. Ancora oggi, più di trent’anni dopo la riunificazione, nelle aziende metalmeccaniche delle regioni orientali si lavorano tre ore di più per la stessa retribuzione. Questo significa che la retribuzione oraria è inferiore del 8,5 per cento. Nel 2003 l’IG Metall aveva già scioperato per superare questo divario fra est e ovest, ma in quel caso il sindacato non era riuscito a rompere la resistenza della controparte. Questa volta invece l’associazione datoriale ha ceduto alla pressione dei più di 120mila dipendenti in Brandeburgo e Sassonia che hanno partecipato agli scioperi di avvertimento e si è impegnata a negoziare con l’IG Metall entro il 30 giugno 2021 un accordo quadro per un graduale allineamento a livello aziendale a un orario di lavoro settimanale di 35 ore.(…) per più informazione attivare questo link https://www.collettiva.it/copertine/internazionale/2021/07/09/news/il_contratto_collettivo_dei_metalmeccanici_tedeschi_nel_segno_della_salvaguardia_dell_occupazione-1296437/
Lavoro, la ricetta islandese Un’ora in meno al giorno e la produzione aumenta
L’esperimento a stipendio invariato è durato quattro anni ed è stato un successo. 2.500 sono i dipendenti coinvolti – Tra i lavoratori che hanno aderito all’esperimento i dipendenti del Comune di Reykjavik, i medici dell’ospedale di Akranes e i poliziotti di Westfjord.
L’esperienza è raccontata da Ettore Livini, su La Repubblica. Così inizia. Lavorare un’ora al giorno in meno, guadagnare uguale e produrre di più. Un sogno? Mica tanto. Anzi. I dipendenti del Comune di Reykjavik, gli infermieri delle Rsa nella capitale islandese, i medici dell’ospedale di Akranes e i poliziotti del commissariato del Westfjord – le cavie di un esperimento durato quattro anni e che ha coinvolto oltre 2.500 persone – hanno scientificamente provato che è possibile. (…) per proseguire aprire l’allegato
In Italia è il sociologo Domenico De Masi che più argomenta sulla necessità di ridurre e redistribuire il lavoro. Prima del diffondersi del Covid, all’inizio del 2020, ha rilasciato un’intervista alla rivista Left nella quale ribadisce l’importanza di “Rendere il lavoro più bello e più creativo; lo sviluppo tecnologico permette di delegare alle macchine la parte più meccanica e ripetitiva del lavoro, lavorare meno ore al giorno e lavorare tutti, è prioritario. Ma anche redistribuire ricchezza, potere e sapere” ricordando che “Un italiano in media lavora 1.723 ore all’anno, un tedesco in media lavora 1.356 ore, c’è una bella differenza. Questo è anche uno dei motivi per cui i tedeschi hanno il 79 per cento di occupazione e noi invece abbiamo il 58 per cento. Ma abbiamo un’altra anomalia rispetto alla Germania e ad altri Paesi, che viene messa poco in luce. Manager e quadri del pubblico e del privato lavorano più ore rispetto a quanto ne comporti il contratto, ma questo vale per i giornalisti, per i consulenti ecc. I dirigenti sono 260mila e facendo in media 2 ore di overtime al giorno, 5 giorni alla settimana, sono 114 milioni di ore, praticamente tolgono lavoro a 66 milioni di disoccupati. E non si è mai capito perché un manager tedesco esca alle 17, mentre un manager italiano, se è donna torna a casa perché deve accudire i figli, se è maschio resta una, due, tre ore in più e se ne vanta mentre è un killer seriale di lavoro. In Germania lavorano il 20 per cento in meno ma producono il 20 per cento in più. Questo è uno scandalo di cui non si parla mai, perché la produttività non dipende dai lavoratori ma dipende dai datori di lavoro e dai manager. Qui non si parla del fatto che se in Italia c’è il 20 per cento in meno di produttività è per colpa della incapacità dei dirigenti (…) per leggere l’intera intervista un clic su questo link https://left.it/2020/05/06/domenico-de-masi-rendiamo-il-lavoro-piu-bello-e-piu-creativo/
Pietro Terna in “Da Schumpeter a Keynes, prospettive e problemi immediati, soprattutto per il lavoro” così inizia. Per Schumpeter, un economista conservatore che preconizzava l’avvento del socialismo senza rivoluzioni, la figura centrale è quella dell’imprenditore, che rischia la propria ricchezza e si indebita, per investire in innovazione. Quanto più quell’imprenditore avrà successo, con nuovi prodotti e processi produttivi che spazzano via i precedenti, e inseguendo o provocando nuovi bisogni e mercati, tanto più crescerà l’ostilità contro il capitalismo e si creeranno le basi per una società socialista. (…) per proseguire la lettura un clic qui https://www.laportadivetro.org/da-schumpeter-a-keynes-prospettive-e-problemi-immediati-soprattutto-per-il-lavoro/
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