L’autoritarismo si fa sistema

L’appello di 257 giuristi contro il decreto sicurezza è stato reso pubblico il 28 Aprile, in poche ore ha raccolto oltre 6.000 adesioni. Qui con un clic trovate i testo dell’appello e i firmatari https://www.articolo21.org/2025/04/appello-per-una-sicurezza-democratica/. Il professor Roberto Zaccaria, promotore dell’iniziativa, ha rimarcato «Ci sono momenti nei quali accadono forzature istituzionali di particolare gravità, di fronte alle quali non è più possibile tacere ed è anzi doveroso assumere pubbliche posizioni. È il caso del ddl sicurezza, trasformato dal governo in un ennesimo decreto-legge, senza che vi fosse alcuna straordinarietà, né alcun reale presupposto di necessità e di urgenza, come la Costituzione impone». Su questo audio-video il suo intervento   https://youtu.be/MVVl_eZZY_g  

Il decreto-legge sulla sicurezza è stato approvato dal Consiglio dei ministri il 4 Aprile, è entrato in vigore il 12 Aprile. Crescono le critiche e le proteste, più articoli sono percepiti come un pericoloso e inaccettabile superamento della soglia che separa il diritto di manifestare il dissenso e la protesta e lo stato autoritario.

Nel metodo, denunciano i giuspubblicisti è l’utilizzo improprio della decretazione d’urgenza: “In quest’occasione la violazione è del tutto ingiustificata e senza precedenti, dato che l’iter legislativo, ai sensi dell’art. 72 della Costituzione era ormai prossimo alla conclusione, quando è intervenuto il plateale colpo di mano con cui il Governo si è appropriato del testo e di un compito, che, secondo l’art. 77 Costituzione può svolgere solo in casi straordinari di necessità e di urgenza”. Una volontà del governo di ridimensionare sempre più il ruolo del Parlamento per imporre una strategia esclusivamente securitaria anche verso la protesta e la contestazione.

Resistenza pacifica e passiva….diventa reato!

Quanto al merito, “si tratta di un disegno estremamente pericoloso di repressione di quelle forme di dissenso che è fondamentale riconoscere in una società democratica. In particolare, l’Appello denuncia l’equiparazione dei centri per stranieri alle carceri e la resistenza passiva agli atti violenti. Il cosiddetto “daspo urbano“, deciso dal questore, che limita la libertà personale trattando allo stesso modo chi è condannato e chi è solo denunciato. Preoccupa che la polizia possa portare armi non di ordinanza anche fuori servizio, e l’inasprimento delle pene per illeciti avvenuti “in occasione” di una manifestazione pubblica. Una disposizione tanto vaga che “contrasta con il principio di tipicità delle condotte penalmente rilevanti, violando per giunta la specifica protezione costituzionale accordata alla libertà di riunione in luogo pubblico o aperto al pubblico”. Altrettanto vaghe sarebbero infine le disposizioni che prevedono pene fino a sette anni per l’occupazione di luoghi che presentano un’estensione del tutto imprecisata e rimessa a valutazioni e preferenze del tutto soggettive dell’interprete. Scelte che mettono in discussione la nostra forma di Stato perché, dice conclude Zaccaria, “l’eterno equilibrio tra individuo e autorità è risolto solo a favore di quest’ultima, con una “ossessione securitaria” che non appartiene alla visione degli Stati democratici, ma che ricalca pericolosamente la logica degli Stati di polizia”.

Il decreto-legge non è particolarmente diverso dalla sua versione iniziale, anzi: l’impianto securitario di base è stato mantenuto, con l’introduzione di nuovi reati e l’aumento delle pene per alcuni di quelli già esistenti. C’è stata qualche lieve modifica sui punti più contestati del disegno di legge, anche a seguito dell’interlocuzione tra il governo e il Presidente Mattarella, che sul disegno di legge originario aveva espresso obiezioni sulla costituzionalità di alcuni articoli che sono stati parzialmente nel nuovo decreto composto da 34 articoli. Per più info un clic sui due link – https://www.diritto.it/decreto-sicurezza-approvato-cdm-novita-rilievi/  https://www.ilsole24ore.com/art/decreto-sicurezza-pubblicato-gazzetta-ecco-norme-che-entrano-vigore-oggi-AHkpMRG

Sintesi degli articoli del decreto-legge che hanno ricevuto più osservazioni o severe critiche

Più tutele per la polizia e i militari in servizio. Gli agenti di polizia in servizio saranno dotati di bodycam (un dispositivo di registrazione audio, video e fotografico). Gli agenti e militari indagati o imputati per abusi avvenuti durante il servizio non saranno sospesi, e lo stato sosterrà le loro spese legali, fino a diecimila euro per ogni fase del procedimento.

Sanzioni più dure per le proteste e i blocchi stradali. Nel decreto c’è un’aggravante (che fa aumentare la pena fino a un terzo) per il reato di danneggiamento di beni, se viene commesso con violenza o minaccia nei confronti di una persona. La punizione in questo caso può arrivare fino a cinque anni di carcere e 15mila euro di multa. In più, per il nuovo il reato di lesioni personali gravi o gravissime a un pubblico ufficiale in servizio potrà scattare l’arresto in flagranza, se avviene durante manifestazioni pubbliche. L’articolo 26 del ddl sicurezza, che prevedeva da uno a cinque anni per chi partecipa a una rivolta con atti di violenza o minaccia o resistenza all’esecuzione degli ordini impartiti anche se la resistenza è passiva, è stato lievemente ritoccato nel decreto-legge. Ma è stato mantenuto il principio della punibilità della resistenza passiva che le opposizioni hanno ribattezzato “norma anti-Gandhi”. Il blocco stradale, che ora è un illecito amministrativo, diventa un reato. Potrà essere punito con un mese di carcere e una multa fino a 300 euro. Ma se avviene nel corso di una manifestazione, e sono più persone a bloccare la strada, allora la pena può arrivare fino a sei anni.

Reato di resistenza in carcere, nei Cpr e negli hotspot. È introdotto il reato di rivolta all’interno di un carcere, che colpirà tutti coloro che promuovono, organizzano, dirigono o partecipano a una rivolta che coinvolge tre o più persone. Sarà punito chi commette atti violenti o minacce, ma anche chi resiste passivamente e si limita a non seguire gli ordini impartiti “per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza”. Le stesse regole si applicheranno anche nei Cpr, ma non nei centri di accoglienza per migranti.

Sim per i migranti. Per acquistare una sim telefonica, un migrante dovrà presentare un documento d’identità, non più il permesso di soggiorno come previsto dal ddl in precedenza.

Sanzioni più dure per chi protesta contro le grandi opere. Il decreto modifica alcuni articoli del Codice penale in materia di violenza minaccia o resistenza a un pubblico ufficiale e interviene nel caso in cui la violenza o la minaccia sia commessa per impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica. Il decreto fa saltare la “neutralizzazione” delle attenuanti rispetto alle aggravanti, ma allo stesso tempo, mentre il disegno di legge aumentava la pena di un terzo, il decreto è più severo perché l’aumenta della metà. La dicitura “opera pubblica” e “infrastruttura strategica” è sostituita da “infrastrutture destinate all’erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni o di altri servizi pubblici”.

◆ Maggiori tutele per i servizi segreti. Dal decreto è saltato l’obbligo della pubblica amministrazione a collaborare con i servizi segreti, norma che era stata denunciata sia dalle università sia dall’ordine dei giornalisti, ma sono previste maggiori tutele per gli agenti dell’intelligence.

Revoca della cittadinanza. È già possibile revocare la cittadinanza italiana a una persona che l’ha acquisita, se è condannata in via definitiva per specifici reati. La revoca prima poteva essere disposta entro tre anni dalla condanna definitiva, ora il periodo è esteso a dieci anni.

Criminalizzazione della cannabis light. È vietato importare, cedere, lavorare, distribuire, commerciare, trasportare, inviare, spedire e consegnare le infiorescenze della canapa coltivata, la cosiddetta cannabis light. Ma rispetto alla prima versione della norma il divieto non si applica alla produzione agricola di semi per gli usi consentiti dalla legge.

◆ Aggravante se un reato è commesso in una stazione. Per i reati non colposi contro la vita e l’incolumità, contro il patrimonio o contro la libertà personale, sarà un’aggravante il fatto che il reato sia stato commesso dentro (o nelle vicinanze di) una stazione ferroviaria, una metropolitana o dentro un vagone.

Reato di occupazione abusiva di immobili. Nasce un reato per chi occupa abusivamente un immobile abitato da altri o se ne appropria con un raggiro. Si rischiano fino a sette anni di carcere, se il reato è commesso contro persone anziane o inferme, oppure su edifici pubblici, si può procedere d’ufficio.

Aumentano i reati penali per azioni di contestazione, di protesta e di dissenso. Significa criminalizzazione del dissenso. L’approvazione del decreto-legge ha provocato proteste a Roma e altre città, con cortei e taluni scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Numerose le critiche da di giuristi, parlamentari dell’opposizione, sindacati. Tacita la Cisl.

“È una notte buia per lo stato di diritto in Italia”, ha commentato l’associazione Antigone. “Il decreto, approvato per cancellare la discussione parlamentare, ricalca perfettamente il disegno di legge con un impianto repressivo, illiberale che produrrà un sovraffollamento carcerario ingestibile”.  Nello Rossi, magistrato e direttore del periodico Questione Giustizia, ha commentato: “Si materializza l’ennesimo decreto legge contenente nuove norme incriminatrici, nuove aggravanti, nuove sanzioni e nuovi aumenti di pena. Il ricorso ai decreti-legge, usati anche quando non ricorrono i requisiti di necessità e di urgenza voluti dalla Costituzione, è sempre un fatto negativo. E non è un bene che vi sia ormai assuefazione e rassegnazione per un metodo di legiferare adottato da tutti i governi, quale ne sia il colore e la composizione”. Aggiunge il magistrato “in materia penale l’abuso della decretazione d’urgenza è particolarmente grave. La scelta di stigmatizzare e sanzionare penalmente determinate condotte dovrebbe essere una decisione estrema, attentamente meditata e ampiamente discussa in parlamento. Ma questa indispensabile ponderazione è quasi sempre impedita dal ricorso ai decreti-legge, normalmente convertiti in tempi ridotti e a scatola chiusa, senza spazio per modifiche e miglioramenti in sede parlamentare”.

All’origine della trasformazione del disegno di legge sicurezza in un decreto-legge non c’è alcuna necessità e urgenza, secondo il giurista,l’unica vera urgenza è quella di impedire una discussione approfondita in Parlamento e l’unica vera necessità sta nel porre rapidamente fine al pericoloso dibattito che si stava sviluppando, tra i giuristi e nella più ampia opinione pubblica, sugli errori, sulle sgrammaticature, sulle incongruenze, sulle contraddizioni, sulle magagne del testo presentato dal governo”.

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